sommario - Ordine degli Avvocati di ROMA
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IL NOSTRO MONDO<br />
il suo ruolo <strong>di</strong> avvocato, ricoprendo peraltro incarichi <strong>di</strong> assoluto rilievo, tra i quali in particolare<br />
quello <strong>di</strong> Consigliere tesoriere dell’<strong>Or<strong>di</strong>ne</strong> <strong>degli</strong> <strong>Avvocati</strong> <strong>di</strong> Roma, dal 1962 al 1971; quello <strong>di</strong><br />
Tesoriere della Camera Penale <strong>di</strong> Roma (nel 1966, sotto la Presidenza dell’Avv. Nicola Ma<strong>di</strong>a,<br />
con il Segretariato dell’Avv. Pietro d’Ovi<strong>di</strong>o), facendo peraltro parte del Consiglio Direttivo<br />
della medesima Camera Penale per molti anni e contribuendo in maniera determinante alla<br />
nascita <strong>di</strong> quell’ente <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>namento <strong>di</strong> estrema rilevanza che è l’Unione delle Camere Penali.<br />
L’assoluta rilevanza <strong>degli</strong> incarichi svolti da mia madre appare del resto <strong>di</strong> spessore ancora<br />
maggiore ove si consideri come, nei primi anni sessanta, l’accesso alle donne alle professioni<br />
forensi fosse notevolmente limitato e tendenzialmente ostacolato da pregiu<strong>di</strong>zi sessisti e<br />
culturali.<br />
Mia madre fu infatti tra le prime donne in Italia ad occuparsi della giustizia penale, favorendo<br />
ed impegnandosi a fondo per il riconoscimento alle donne dei <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> accesso alla magistratura.<br />
E’ stata peraltro attiva partecipante all’Unione delle Donne Giuriste, sostenendo come la<br />
lotta per l’eguaglianza delle persone non possa prescindere dal riconoscimento della parità dei<br />
<strong>di</strong>ritti e delle libertà ad ambo i sessi, ed evidenziando come il <strong>di</strong>ritto rappresenti il terreno<br />
essenziale per l’affermazione <strong>di</strong> questi principi.<br />
Nel 1986 ha svolto un ruolo <strong>di</strong> notevole rilevanza quale socio fondatore e componente del<br />
Collegio dei Probiviri (dal 1986 al 1992) dell’Associazione ‘Consulta per la Giustizia Europea dei<br />
Diritti dell’uomo’, Associazione avente per scopo principale quello <strong>di</strong> “<strong>di</strong>ffondere negli enti<br />
associati la conoscenza dei <strong>di</strong>ritti umani e dei relativi strumenti <strong>di</strong> tutela giuris<strong>di</strong>zionale davanti<br />
alla magistratura italiana ed altri organi internazionali competenti ed in particolare davanti agli<br />
organi giuris<strong>di</strong>zionali <strong>di</strong> Strasburgo (Commissione europea e Corte europea dei Diritti dell’Uomo),<br />
in forza della legge italiana del 4 agosto 1955, n. 848, che ha recepito nel nostro<br />
or<strong>di</strong>namento nazionale la Convenzione europea dei Diritti dell’Uomo ed in particolare dell’art.<br />
25 della stessa Convenzione che, dall’1 agosto 1973 anche in Italia, consente il ricorso <strong>di</strong> ogni<br />
persona fisica, ogni organizzazione non governativa o gruppo <strong>di</strong> privati che pretenda <strong>di</strong> essere<br />
vittima <strong>di</strong> una violazione da parte dello Stato italiano dei <strong>di</strong>ritti riconosciuti dalla citata<br />
Convenzione”.<br />
L’avv. Gabriella Niccolaj è stata inoltre socia fondatrice e Presidente del Lions Club Roma<br />
‘Augustus’, partecipando attivamente alla vita dell’Associazione.<br />
Dei suoi oltre cinquant’anni <strong>di</strong> professione io ricordo, per delicatezza della materia trattata,<br />
nonché per il ruolo <strong>di</strong> assoluto rilievo che ivi ebbe mia madre, uno <strong>degli</strong> ultimi processi che<br />
abbiamo svolto insieme, il processo Fronteddu, vertente su un caso <strong>di</strong> maltrattamenti in famiglia,<br />
commessi dalla madre della vittima in concorso con suo cognato (padre della bambina).<br />
Questo processo ha rappresentato un’occasione <strong>di</strong> strenuo scontro non soltanto tra due<br />
donne dalla personalità estremamente forte e determinata (mia madre da un lato ed il Pubblico<br />
Ministero dall’altro, la Dr.ssa Lina Cusano), ma anche e soprattutto tra due interpretazioni del<br />
ruolo della donna e della finalità stessa del <strong>di</strong>ritto penale, nella sua perenne tensione tra istanze<br />
in<strong>di</strong>vidualgarantiste da un lato ed esigenze social<strong>di</strong>fensive e generalpreventive dall’altro.<br />
Concluderei questo mio breve intervento parafrasando le parole che il Prof. Giorgio<br />
Marinucci utilizzò per uno dei miei due Maestri (l’altro è il Prof. Giuliano Vassalli), Prof. Franco<br />
Bricola, in occasione della sua commemorazione.<br />
Non potrei infatti descrivere mia madre con parole <strong>di</strong>verse da queste: una donna piccola,<br />
fisicamente minuta; modesta perché mai ha <strong>di</strong>mostrato la consapevolezza della sua levatura,<br />
morale, professionale, giuri<strong>di</strong>ca; grande, come spero <strong>di</strong> avere illustrato con le mie parole.<br />
FORO <strong>ROMA</strong>NO 2/2007