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xciii congresso nazionale - S.I.O.e.Ch.CF.

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E. Cunsolo<br />

sione di come una stessa struttura, lo STO, possa svolgere compiti differenti semplicemente<br />

variando il pattern di oscillazione. Tale modello fornisce, come si è<br />

già avuto modo di notare, validi spunti interpretativi in numerose realtà cliniche<br />

e chirurgiche. E’, ad esempio, una buona chiave di lettura nella comprensione del<br />

ruolo che l’orecchio medio svolge per la protezione dell’orecchio interno nella<br />

patologia barotraumatica. In quest’ambito propone una spiegazione patogenetica<br />

della patologia ossiculare, contrassegnata, più che dalle fratture, dalle dislocazioni<br />

ossiculari, a livello articolare. Sono queste, infatti, le sede di massimo stress<br />

meccanico nelle “maxi”oscillazioni extrauditive, che caratterizzano i casi più<br />

gravi di barotrauma dell’orecchio medio 18 . L’evento distorsivo articolare dissipa<br />

l’energia derivante dal barotrauma, disaccoppia lo STO, proteggendo così l’orecchio<br />

interno, e riduce l’evenienza di linee di forza che causino fratture ossiculari.<br />

In conclusione, si può affermare che il modello del doppio pattern vibratorio<br />

dello STO sia valido nell’interpretazione fisiopatologica di molteplici realtà cliniche.<br />

Debbono essere concettualmente evitate le deduzioni estreme, quali: “la<br />

catena è assolutamente rigida nella trasmissione dei suoni” oppure: “il sistema a<br />

tre ossicini serve solo a non sentire”.<br />

Gli studi di biomeccanica più recenti, condotti con le tecnologie più sofisticate<br />

e con una rigorosa elaborazione bio-ingegneristica dei dati raccolti, hanno,<br />

infatti, documentato un certo grado di mobilità articolare e di flessibilità della<br />

catena ossiculare anche nelle micro-oscillazioni uditive. Nel 2002 un gruppo di<br />

studiosi svizzeri 19 ha dimostrato, con tecniche di rilevamento ed elaborazione dei<br />

dati estremamente sofisticate, un certo grado di motilità articolare a livello incudomalleolare<br />

soprattutto di tipo rotatorio, già ad intensità di 70-90dB.<br />

Più recentemente, il gruppo di Boston di Saumil Merchant, John Rosowski e<br />

collaboratori ha pubblicato i risultati di studi sperimentali 20 e clinici 21 che dimostrano<br />

come la catena ossiculare possieda un certo grado di flessibilità a livello<br />

incudomalleolare, anche a valori di pressione sonora compresi nel range fisiologico.<br />

Il dato fondamentale è rappresentato dal riscontro di una riduzione della<br />

velocità sia dell’umbus sia della staffa quando la fissazione interessa la testa del<br />

martello, mentre con la fissazione della staffa non si registra alcun decremento<br />

della velocità dell’umbus. Questi risultati ripropongono interrogativi, tuttora non<br />

risolti, sul significato funzionale uditivo della catena a tre ossicini, tanto che gli<br />

stessi autori non sconfessano le ipotesi di Hüttenbrink. Da questi studi emergono,<br />

inoltre, le potenziali applicazioni cliniche di quei presidi tecnologici sinora<br />

riservati ai laboratori di ricerca. La valutazione della motilità timpanica con<br />

laser-doppler-vibrometria (LDV) consente infatti una precisa diagnosi differenziale<br />

preoperatoria tra fissazione della staffa e fissazione del martello in caso di<br />

ipoacusia trasmissiva a timpano integro 22 .<br />

La citazione degli studi del gruppo multidisciplinare di Boston ci introduce<br />

alla presentazione del secondo modello biomeccanico dell’orecchio medio.<br />

Questo, concepito da Merchant, Rosowski e coll., è realizzato espressamente per<br />

i clinici e, soprattutto, per i chirurghi otologi. Si propone, attraverso una model-<br />

18

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