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xciii congresso nazionale - S.I.O.e.Ch.CF.

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L. Amorosa et al.<br />

• necessità di periodiche toilette della cavità, che spesso si infetta e diviene<br />

secernente e talvolta maleodorante, con possibilità di un certo handicap sociale;<br />

• se i canali semicircolari sono esposti, la penetrazione di acqua fredda durante<br />

il nuoto o anche di aria fredda in inverno può provocare una stimolazione<br />

labirintica, con conseguente instabilità;<br />

• altro rilevante inconveniente della tecnica aperta con ricostruzione di microcavo<br />

timpanico è che la cassa timpanica risulta di ampiezza per lo più molto<br />

ridotta, con conseguente difficoltà alla ricostruzione della catena: i risultati<br />

funzionali uditivi sono pertanto generalmente meno soddisfacenti rispetto alla<br />

tecnica chiusa 3 ;<br />

• infine spesso l’ampia cavità timpanomastoidea e l’ampia meatoplastica, che<br />

necessariamente occorre confezionare, non consentono un adeguato fitting protesico,<br />

così limitando anche le possibilità di recupero uditivo postoperatorio.<br />

Riteniamo che tutti questi siano inconvenienti non trascurabili; pertanto a<br />

nostro avviso, solo in pochi i casi conviene optare per una tecnica aperta come<br />

prima scelta, e più precisamente:<br />

• in presenza di ampie erosioni del muro della loggetta e della parete posterosuperiore<br />

del CUE, quando la ricostruzione risulta difficoltosa e per lo più<br />

gravata da insuccessi;<br />

• quando il tegmen è particolarmente basso ed il seno sigmoide procidente,<br />

ovvero in presenza di mastoidi piccole ed eburnee.<br />

• Concordiamo invece con la maggioranza degli AA sulla opportunità di optare<br />

per una tecnica aperta nel caso di colesteatomi ricorrenti dopo timpanoplastica<br />

chiusa.<br />

In tutti gli altri casi, la nostra opzione chirurgica è sempre stata indirizzata,<br />

con ogni sforzo, al rispetto della normale anatomia; anche perché, se è vero che<br />

la tecnica chiusa è gravata da una più alta percentuale di colesteatomi ricorrenti,<br />

è anche vero che l’eventuale colesteatoma ricorrente, se si è assottigliata molto<br />

la parete posterosuperiore del CUE, troverà in questa un locus minoris resistentiae<br />

per esteriorizzarsi verso l’esterno, con l’indubbio vantaggio che l’eventuale<br />

recidiva si manifesterà precocemente ai controlli otoscopici postoperatori ed<br />

inoltre difficilmente sarà gravata da importanti complicanze.<br />

Oltre a queste considerazioni di carattere generale, nella programmazione di<br />

una timpanoplastica vanno considerati altri elementi.<br />

Età. La maggior parte degli AA concorda nel ritenere che il colesteatoma della<br />

prima infanzia sia più aggressivo 12 , a causa dell’ampia pneumatizzazione della<br />

mastoide, del ridotto calibro del condotto uditivo esterno, della frequenza delle<br />

infezioni delle VAS, della frequente disfunzione tubarica. In questi pazienti è<br />

dunque prevedibile un maggior rischio di ricorrenza postoperatoria del colesteatoma<br />

8 . D’altra parte in età infantile è di massima importanza il rispetto delle condizioni<br />

anatomofisiologiche (sports, vita all’aria aperta, relazioni sociali etc.);<br />

inoltre si tratta di pazienti solitamente meno complianti alle medicazioni posto-<br />

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