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xciii congresso nazionale - S.I.O.e.Ch.CF.

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L. Amorosa et al.<br />

Estrema cura e delicatezza nelle manovre chirurgiche e l’utilizzo di strumenti<br />

opportuni (da stapedectomia) sono fattori fondamentali nell’asportazione della<br />

matrice da aree così delicate. Può essere impiegato anche il laser ad Erbio per<br />

vaporizzare una matrice colesteatomatosa che riveste la platina della staffa e/o la<br />

finestra rotonda.<br />

Lesioni di tali strutture nelle manovre chirurgiche espongono al rischio di<br />

gravi lesioni neurosensoriali postoperatorie, soprattutto se non ci si rende immediatamente<br />

conto di quanto accaduto.<br />

E’ indispensabile, in questa fase dell’intervento, il possesso di un’ottima<br />

manualità chirurgica e di un’ampia esperienza di microchirurgia soprattutto sulla<br />

staffa (otosclerosi).<br />

Nei casi in cui la staffa sia integra, in particolare, può essere impossibile<br />

asportare la matrice senza fratturare le crura. In tali situazioni, analogamente alla<br />

fistola labirintica, si può anche lasciare in situ la matrice e rivalutare la possibilità<br />

di reintervenire in occasione del secondo tempo programmato.<br />

In conclusione, secondo la nostra esperienza la scelta della tecnica, chiusa o<br />

aperta che sia, non modifica né il rischio delle complicanze, né il rischio delle<br />

recidive su tali aree.<br />

Sinus timpani e sinus faciale<br />

Sono aree difficilmente esplorabili, delle quali non si può avere una visione<br />

diretta sicuramente nella tecnica “canal wall up” e spesso anche nella tecnica<br />

“canal wall down”. Per una migliore visualizzazione di queste zone, in alternativa<br />

ai microspecchietti di Zini 38 , risulta di grande ausilio l’impiego di ottiche rigide<br />

5 , generalmente a 30° e 70°, di diametro 2,7 o 4 mm. 17 ; esse consentono il<br />

dominio visivo di tali aree, favorendo la radicalità nel trattamento della matrice<br />

colesteatomatosa; il loro utilizzo routinario sembra diminuire la percentuale di<br />

colesteatomi ricorrenti 10,35 . Alcuni AA ne propongono l’impiego come approccio<br />

transcanalare esclusivo nei piccoli colesteatomi atticali 34 .<br />

<strong>Ch</strong>irurgia a stadi e chirurgia in tempo unico<br />

Uno dei classici accorgimenti per minimizzare il rischio di colesteatoma<br />

ricorrente consiste nella stadiazione della procedura chirurgica, cioè nella distribuzione<br />

del programma chirurgico in due distinti interventi: il primo tempo, che<br />

si propone l’obiettivo curativo della asportazione radicale di tutto il colesteatoma<br />

e della sua matrice, ed il secondo tempo, a distanza di alcuni mesi dal primo,<br />

in cui si procede alla verifica dell’effettiva guarigione dal colesteatoma, all’eventuale<br />

trattamento della patologia residua ed alla ricostruzione di un apparato<br />

di trasmissione funzionalmente valido 14,27 . Infatti piccoli colesteatomi ricorrenti<br />

possono non risultare evidenti anche ad un’indagine scrupolosa (TC, otoendoscopia)<br />

11 , sebbene nuove applicazioni della RM sembrano promettere interessanti<br />

sviluppi in tale ambito 1,30,31 .<br />

La stadiazione programmata, a fronte dell’ indubbio vantaggio di consentire<br />

il controllo e il trattamento dell’eventuale colesteatoma residuo, dello stato della<br />

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