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Dimensiuni ale limbajului n context carceral

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linguistici appartengono solo al ms. fr. 1116 della BnF, considerato il manoscritto più autorevole, e<br />

presumibilmente più vicino allo spoglio linguistico dell’origin<strong>ale</strong> perduto 1 , che è scelto come testo base alle<br />

edizioni moderne del Milione.<br />

L’epoca della letteratura franco-italiana è però destinata a scomparire: con la sua estinzione, sparisce<br />

anche il grande testo origin<strong>ale</strong>. Il libro di Marco Polo e Rustichello da Pisa si produce in un’epoca in cui la<br />

letteratura franco-italiana o franco-veneta comincia già a concludersi, e si conclude definitivamente verso il<br />

terzo decennio del secolo successivo. La diffusione del testo si colloca quindi alle prime decadi del ‘300,<br />

quando questa grande letteratura nord-italiana era ormai all’occaso. Il Milione muore nella sua forma in cui<br />

era nato e si riproduce in altre lingue.<br />

1. L’opera poliana è uno dei testi più diffusi nel Medioevo, che nel corso dei secoli genera una quantità<br />

di traduzioni e rimaneggiamenti in diverse lingue, per cui la tradizione manoscritta risulta molto intricata.<br />

Presento qui brevemente le principali redazioni: 2<br />

Il ms. fr. 1116 della Bibliothèque nation<strong>ale</strong> de France, conosciuto con la sigla F, pubblicata per la<br />

prima volta dalla Société de Géographie nel 1824, anche se presenta delle caratteristiche linguistiche che<br />

permettono di considerarlo vicino alla stesura originaria, primitiva, non è completo, quindi non coincide con<br />

la redazione genovese nata dalla collaborazione tra Marco Polo e Rustichello da Pisa.<br />

Nel 1559 esce a Venezia un’edizione del Milione fatta da Giovanni Battista Ramusio, in un volume<br />

intitolato Navigationi et viaggi, un’edizione fondata in sostanza sulla versione latina di Pipino, ma contiene<br />

alcune parti mancanti in F. Si suppone che Ramusio si sia servito di un altro manoscritto, più completo di F,<br />

più vicino dunque alla stesura originaria.<br />

Nel 1928 Luigi Foscolo Benedetto realizza una grande edizione del Milione, presentando<br />

nell’Introduzione la tradizione del testo poliano. Lo studioso divise i manoscritti in due raggruppamenti (A e<br />

B): la maggior parte delle redazioni deriva da codici franco-italiani perduti, vicini a F, ma da esso<br />

indipendenti (F 1 , F 2 , F 3 ). Da F 1 deriva la versione in buon francese (FG) 3 , da F 2 il compendio toscano (TA,<br />

rappresentato da cinque manoscritti), e da F 3 la redazione veneto-emiliana (VA), dalla qu<strong>ale</strong> dipendono altre<br />

importanti redazioni: una latina eseguita da Pipino, frate domenicano (P), un’altra versione toscana (TB), una<br />

tedesca, e un’altra latina (LB). Esiste un altro raggruppamento (B), rappresentato da una versione latina 4 (Z),<br />

da un’altra redazione veneta (V), da un compendio latino (L), da un rimaneggiamento in veneziano (VB), e<br />

dalle loro filiazioni successive. Quindi Ramusio ha utilizzato un codice collocabile all’interno del<br />

raggruppamento B, simile a Z, ma probabilmente più antico, Z 1 nella classificazione di Benedetto. Neanche il<br />

1 Questo manoscritto mostra delle caratteristiche linguistiche ritrovabili anche nel testo del Meliadus.<br />

2 Sulla storia della tradizione manoscritta e sulle varie edizioni del Milione cfr. BARBIERI 2004, pp. 47-91.<br />

3 Le sigle non designano singole redazioni, ma si riferiscono a un gruppo di manoscritti.<br />

4 Il testo è tramandato dal ms. Toledo, Archivo y Biblioteca Capitulares, Zelada 49.20 da cui la sigla.

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