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Dimensiuni ale limbajului n context carceral

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grandissimo segnore di tutti lli tartari..”., oppure “Or noç laison de ceste provence et voç conteron des autre<br />

provence entre grec et levant” (LX:15), che nella redazione toscana è: “Or lasciamo di questa provincia e<br />

anderemo a altre province tra greco e levante.”<br />

La percezione dell’esotico orient<strong>ale</strong> è dovuta agli occhi di un europeo, un giovane mercante,<br />

interessato ad ogni particolare. La rappresentazione della mirabilia orientis deve adattarsi alle esigenze<br />

dell’uomo occident<strong>ale</strong>, a cui l’esotico è ignoto. Bisogna rendere credibile, accettabile l’imago mundi all’uomo<br />

mediev<strong>ale</strong>, il redattore deve prendere in considerazione le esigenze del pubblico. Nell’esordio gli autori<br />

avvertono che “qui trovererés toutes les grandismes mervoilles et les grant diversités...” 2 , e che si tratta di<br />

meraviglie vere: “Et chascuns que cest livre liroie ou oiront le doient croire, por ce que toutes sunt chouses<br />

vertables; [...]” Gli autori annunciano le fonti plurime: accanto alle informazioni raccolte de visu, ci sono<br />

anche quelle raccolte che “il l’entendi da homes citables et de verité”. Quindi tutto ciò che viene descritto è<br />

vero, “sanç nulle ma(n)songe”.<br />

L’instabilità del testo si mostra anche nell’alternanza delle voci narrative 3 : analizzandole ci si accorge<br />

che non è sempre evidente chi è il narratore, cioè a chi si riferisce la prima rispettivamente la terza persona.<br />

Nell’esordio lo schema è il seguente: è chiaro che il “notre livre” si riferisce alla collaborazione di Marco e<br />

Rustichello, in cui è Marco che racconta, in terza persona però: “sicome meisser Marc Pol, sajes et noble<br />

citaiens de Venece, raconte por ce que a seç iaus meisme il le voit.” Rustichello sembra essere il narratore:<br />

appare la formula, “Et si voç di...” che si ripete ancora in molte parti del Devisement, che è invece in prima<br />

persona, ma, concludendo l’esordio, non parla in prima persona: “Le quel (cioè Marco) [...] fist retraire toutes<br />

cestes chouses a messire Rusticiaus de Pise, que en celle meisme chartre estout [...]”. Per ciò che riguarda il<br />

testo toscano manca l’aggettivo possessivo di “libro”: “E questo vi conterà il libro...”. Nel resto è evidente<br />

che la prima persona è il narratore: “Ma io voglio che·vvoi sappiate...”, E·ssì·vvi dico ched egli dimorò...”. In<br />

alcune parti però Marco diventa il referente del je: “car je voç di que je ot un conpagnons, que avoit a nom<br />

çurficar, un turs que mout estoit saje [...] et mun conpains me dist le fait et je meisme le vi” (LX, 6). Nel testo<br />

toscano troviamo: “Un mio compagno ch’à nome Zuficar – èe un Turchio – istede in quella contrada [...] e<br />

disselo a·mme, e era persona che·lle vide assai volte, e io ne vidi de le fatte”. Può essere anche<br />

un’innovazione di un copista, perché nella versione in buon francese questa frase corrisponde a: “Ore avoit<br />

messire Marc Pol ung compaignon qui avoit a nom Sufficar et estoit moult sages. Et conta le dit Turc a<br />

messire Marc Pol, comant...”. Un altro passaggio in cui Marco parla in prima persona: “Or vos conterai tout<br />

son afer solonc que je meser Marc oi la conter a plusors homes” (XLI, 2), mentre nel testo toscano troviamo:<br />

“Or vi conterò l’afare, secondo che messer Marco intese da più uomini.”, in quello francese: “Ore vous<br />

conterons de son affaire selon ce mesmes que messire Marc Pol ouy conter a plusieurs hommes de ces<br />

1 Qui le cifre arabe si riferiscono al periodo, all’interno del capitolo indicato nella redazione franco-italiana.<br />

2 Per le citazioni ho usato l’edizione a cura di RONCHI 2006.<br />

3 Il sistema delle voci narrative è stato attentamente studiato da BERTOLUCCI PIZZORUSSO 1977.

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