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Dai Luoghi pii alla pubblica assistenza in Terra di Lavoro

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salvezza delle anime e <strong>di</strong> fare opere <strong>di</strong> carità. I francescani <strong>in</strong>vece, <strong>in</strong> un primo<br />

momento, si fecero promotori dei movimenti penitenziali e organizzavano,<br />

particolarmente sotto l’impulso <strong>di</strong> sant’Antonio da Padova, gran<strong>di</strong> processioni molto<br />

<strong>di</strong>sord<strong>in</strong>ate, che spesso costituivano un pericolo per l’ord<strong>in</strong>e pubblico e un danno per la<br />

vita economica. Queste manifestazioni non durarono a lungo. Il movimento penitenziale<br />

francescano <strong>di</strong>ede vita a numerose confraternite, che avevano come <strong>in</strong>teresse pr<strong>in</strong>cipale<br />

gli atti <strong>di</strong> penitenza tramite pene corporali, fatte <strong>in</strong> privato, nelle se<strong>di</strong> delle confraternite<br />

o <strong>in</strong> pubblico durante le processioni 5 . Il clero riformatore, francescani, domenicani,<br />

gesuiti e somaschi, favorì la formazione <strong>di</strong> confraternite nelle zone rurali <strong>in</strong> genere e<br />

nelle parrocchie cittad<strong>in</strong>e più povere perché “coscienti <strong>di</strong> portare attività religiosa, o<br />

comunque cristiana, <strong>in</strong> posti dove mancava quasi del tutto. Con ciò s’<strong>in</strong>tende sia<br />

l’assenza <strong>di</strong> confraternite sia <strong>di</strong> parroci e cappellani: i riformatori appoggiarono le<br />

confraternite proprio come rime<strong>di</strong>o <strong>alla</strong> mancanza <strong>di</strong> religione e <strong>di</strong> morale” 6 .<br />

L’istituzione delle confraternite <strong>alla</strong> f<strong>in</strong>e delle missioni consentiva <strong>di</strong> cont<strong>in</strong>uare il<br />

lavoro <strong>in</strong>iziato e <strong>di</strong> consolidarne i risultati raggiunti 7 .<br />

Nel tempo questi sodalizi riven<strong>di</strong>carono una certa autonomia d<strong>alla</strong> Chiesa, acquisendo<br />

un ruolo all’<strong>in</strong>terno delle comunità che li vedeva impegnati sia <strong>in</strong> campo devozionale e<br />

sacramentale sia <strong>in</strong> quello della gestione delle attività assistenziali con ripercussioni <strong>in</strong><br />

campo sociale, politico e culturale. Attività che andavano dall’<strong>assistenza</strong> ai malati, ai<br />

carcerati 8 , ai moribon<strong>di</strong>, alle onoranze funebri 9 , f<strong>in</strong>o a tentare <strong>di</strong> sod<strong>di</strong>sfare particolari<br />

5 Christopher F. Black, op. cit., p. 45.<br />

6 C. F. Black, op. cit., p. 73; ve<strong>di</strong> anche Elisa Novi Chiavarria, L’attività missionaria dei Gesuiti<br />

nel Mezzogiorno d’Italia tra XVI e XVII secolo, <strong>in</strong> Giuseppe Galasso e Carla Russo (a cura <strong>di</strong>),<br />

Per la storia sociale e religiosa del Mezzogiorno d’Italia, vol. II, Napoli 1982, la quale ricorda<br />

che anche le feste liturgiche, assumendo la forma d’<strong>in</strong>trattenimento con canti e fuochi, erano<br />

utilizzate per rafforzare la religiosità. Riporta un episo<strong>di</strong>o descritto da un gesuita: “ durante la<br />

missione a Car<strong>di</strong>to, nel 1656, il 3 <strong>di</strong>cembre, giorno de<strong>di</strong>cato a S. Francesco Saverio ”, op. cit. p. 164.<br />

7 Elisa Novi Chiavarria, op. cit., pag. 184, scrive a proposito delle confraternite fondate dai gesuiti<br />

dopo le missioni: “Scopo pr<strong>in</strong>cipale delle nuove confraternite, oggetto <strong>di</strong> numerose e prolisse<br />

norme statutarie, era quello <strong>di</strong> rendere stabile lo spirito <strong>di</strong> penitenza e possibile l'esercizio della<br />

<strong>di</strong>scipl<strong>in</strong>a, anche se realizzato con maggiore compostezza e con m<strong>in</strong>ore teatralità rispetto alle<br />

gran<strong>di</strong> processioni penitenziali. Come pratica rituale da esercitare <strong>in</strong> gruppo, nell'oratorio, i<br />

confratelli dovevano, tra l'altro, ad esempio, baciarsi i pie<strong>di</strong> l'un l'altro, rimanere , farsi e ”.<br />

8 “Nel secolo XVI le prigioni erano concepite non per tenervi le persone a lungo r<strong>in</strong>chiuse: <strong>in</strong> esse<br />

si aspettava la sentenza del processo, l’esecuzione, l’esilio, le galere o il pagamento <strong>di</strong> una multa”,<br />

Cfr. Christopher F. Black, op. cit., p. 284.<br />

9 Le opere <strong>di</strong> carità cristiana previste dal vangelo <strong>di</strong> Matteo, praticate dalle confraternite e<br />

illustrate nel <strong>di</strong>p<strong>in</strong>to Le opere <strong>di</strong> misericor<strong>di</strong>a del Caravaggio, conservato nella chiesa del pio<br />

Monte della Misericor<strong>di</strong>a a Napoli, sono: prendersi cura degli affamati, degli assetati, dei<br />

forestieri, degli ignu<strong>di</strong>, degli ammalati e dei carcerati. Nel me<strong>di</strong>oevo a esse se ne aggiunse una<br />

settima, seppellire i morti, cfr. J. Black, op. cit., p.17 e 356. La sepoltura dei cadaveri, f<strong>in</strong>o al<br />

periodo napoleonico, <strong>in</strong> assenza <strong>di</strong> un servizio pubblico, assumeva un’importanza rilevante<br />

specialmente tra i poveri. Spesso la miseria della famiglia non consentiva il trasporto della salma<br />

e doveva provvedervi la carità dei vic<strong>in</strong>i che, raccolta la somma sufficiente, <strong>in</strong>caricavano i

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