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Dai Luoghi pii alla pubblica assistenza in Terra di Lavoro

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33<br />

quella <strong>di</strong> controllare gli amm<strong>in</strong>istratori dei Monti, per la <strong>di</strong>stribuzione delle elemos<strong>in</strong>e e<br />

dei maritaggi 113 .<br />

Galanti affermava che “alcuni <strong>di</strong> essi sono impiegati a soccorrere i bisognosi, altri a far<br />

prestiti, altri a far l’uno e l’altro”. Tra i primi ricordava, nella città <strong>di</strong> Napoli, il Monte<br />

della pietà, il Monte dei Poveri, il Monte dei poveri vergognosi e il Monte della<br />

Misericor<strong>di</strong>a, che concedevano prestiti senza <strong>in</strong>teressi per importi bassi, e con un lucro<br />

del 6 per cento per importi superiori. Spesso versavano contributi a ospizi e ospedali, e<br />

dotavano fanciulle povere. Vi ricorrevano per i prestiti “la povertà e l’opulenza. Vi si<br />

depositano, scrive Galanti, i <strong>di</strong>amanti delle dame per farsi una veste <strong>alla</strong> moda; le<br />

camice della femm<strong>in</strong>uccia per aver del pane; le fibbie <strong>di</strong> argento del facch<strong>in</strong>o e del<br />

lacchè per giocare al lotto” 114 . Nel Regno <strong>di</strong> Napoli non vi fu una presenza significativa<br />

nel corso dei secoli XIV e XV né <strong>di</strong> corti signorili né <strong>di</strong> una borghesia arricchitasi con la<br />

mercanzia, la banca o la gestione <strong>di</strong> dazi e gabelle. Questi gran<strong>di</strong> mercanti, che Cipolla<br />

chiama hom<strong>in</strong>es novi, faranno <strong>in</strong> quelle regioni cospicui <strong>in</strong>vestimenti <strong>in</strong> e<strong>di</strong>lizia<br />

ospedaliera o ecclesiastica <strong>in</strong> espiazione dei propri peccati, restituendo a , “attraverso i poveri o la chiesa” gli illeciti guadagni ottenuti con l’usura,<br />

col commercio e con la banca 115 . Nel Regno anche le gran<strong>di</strong> realizzazioni come gli<br />

ospedali furono opera <strong>di</strong> associazioni e <strong>di</strong> gruppi <strong>di</strong> cittad<strong>in</strong>i.<br />

Monti <strong>di</strong> maritaggio<br />

La prima <strong>in</strong>iziativa <strong>di</strong> assemblare un fondo <strong>in</strong> cui i genitori potessero versare delle quote<br />

d<strong>alla</strong> nascita <strong>di</strong> una figlia per dare una dote al momento del matrimonio fu presa dal<br />

governo fiorent<strong>in</strong>o nel 1425. Il progetto non ebbe grande successo per la cattiva<br />

amm<strong>in</strong>istrazione del fondo da parte dei funzionari statali. Nel secolo XVI <strong>in</strong> <strong>di</strong>verse<br />

<strong>di</strong>ocesi più povere del Meri<strong>di</strong>one, <strong>in</strong> Abruzzo, Molise e Basilicata, nacquero istituzioni<br />

chiamate Monti <strong>di</strong> Maritaggio “che elargivano somme <strong>in</strong> prestito , o<br />

permettevano <strong>in</strong>vestimenti <strong>in</strong> modo che si potessero pagare le doti” 116 . In questo caso<br />

sembra che non ci fosse partecipazione <strong>alla</strong> costituzione della dote da parte delle<br />

famiglie delle ragazze.<br />

Di natura <strong>di</strong>versa erano i maritaggi assegnati dalle confraternite, o a seguito <strong>di</strong> lasciti<br />

dest<strong>in</strong>ati a questo scopo da benefattori, o perché la loro erogazione rientrava nei compiti<br />

accessori della confraternita stessa, che li <strong>di</strong>stribuivano alle figlie dei propri membri<br />

poveri o ad altre ragazze purché povere e onorate. L’istituto del maritaggio era molto<br />

<strong>di</strong>ffuso a Napoli dal secolo XVII 117 . Le assegnazioni nascevano particolarmente dai<br />

legati pro anima, cioè da <strong>di</strong>sposizioni testamentarie che contenevano “tutti gli atti<br />

<strong>di</strong>spositivi a favore dell’erede con l’imposizione <strong>di</strong> un modus che lo v<strong>in</strong>colava ad<br />

erogare somme o a svolgere attività per f<strong>in</strong>i religiosi o <strong>di</strong> culto. In particolare, i legati <strong>di</strong><br />

cui parliamo potevano essere def<strong>in</strong>iti anche pro anima, quando stabilivano che fossero<br />

compiuti atti <strong>di</strong> culto <strong>in</strong> suffragio della propria anima (…). All’epoca era ancora molto<br />

113<br />

Aurelio Musi, La rivolta <strong>di</strong> Masaniello nella scena politica barocca, Napoli MMIII, p. 69.<br />

114<br />

G. M. Galanti, op. cit., vol. II, p. 110.<br />

115<br />

Carlo M. Cipolla, Storia facile dell’economia italiana dal me<strong>di</strong>oevo a oggi, Milano 1996, pp.<br />

53-55.<br />

116<br />

Cfr. Christopher F. Black, op. cit., p. 235, che cita M. Mariotti, Ricerca sulle confraternite<br />

laicali del Mezzogiorno <strong>in</strong> età moderna. Rapporto sulla Calabria, <strong>in</strong> V. Paglia (a cura <strong>di</strong>),<br />

Confraternite e Meri<strong>di</strong>one nell’età moderna , Roma 1990, <strong>in</strong> particolare pp. 168-169.<br />

117<br />

F. Schiattarella, Maritaggi <strong>di</strong> cuccagna, Napoli 1969.

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