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Dai Luoghi pii alla pubblica assistenza in Terra di Lavoro

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dove si esponeva la statua del santo. Gli addobbatori, che erano forestieri, alloggiarono<br />

nella casa <strong>di</strong> Mattia D’Agost<strong>in</strong>o che percepì 18,50 ducati per dar loro vitto e alloggio. In<br />

questo periodo Domenico <strong>di</strong> Liguori, dormiva nella chiesa “per custo<strong>di</strong>re il parato”,<br />

ricevendo un compenso <strong>di</strong> ducati 3,60. In mancanza dell’energia elettrica s’illum<strong>in</strong>ava<br />

l’atrio della chiesa con lanterne alimentate a olio, che si collocavano sul cornicione della<br />

stessa per tre sere. I sacerdoti erano mobilitati per l’occasione, nel 1817 furono pagati<br />

15 ducati ai preti che cantarono <strong>in</strong> coro durante le cerimonie sacre e 19,20 ducati a<br />

do<strong>di</strong>ci confessori. Nei giorni della novena e durante la processione il sottosacrestano<br />

dello Spirito Santo, Francesco <strong>di</strong> Donato, faceva suonare le campane della sua chiesa.<br />

Data la grande affluenza <strong>di</strong> popolo, proveniente anche dai paesi vic<strong>in</strong>i, uno dei problemi<br />

più vivi era quello <strong>di</strong> mantenere l’ord<strong>in</strong>e pubblico. Nei giorni della festa le strade del<br />

paese erano presi<strong>di</strong>ate da due brigate <strong>di</strong> gendarmi a cavallo, da sei carab<strong>in</strong>ieri, 14<br />

fucilieri, 14 uom<strong>in</strong>i <strong>di</strong> Polizia, coord<strong>in</strong>ati dal maresciallo d’alloggio Flam<strong>in</strong>io Amendola<br />

e dal briga<strong>di</strong>ere Andrea de Luca. Tra i poliziotti ce n’erano quattro che conoscevano i<br />

saccolarij, cioè i borseggiatori 28 , e se riuscivano a <strong>in</strong><strong>di</strong>viduarli nella folla li arrestavano.<br />

L’onere della Cappella per il mantenimento dell’ord<strong>in</strong>e pubblico era <strong>di</strong> 25 ducati. La<br />

paga non era uguale per tutti, i carab<strong>in</strong>ieri e i fucilieri percepivano 30 grani al giorno<br />

ciascuno, gli uom<strong>in</strong>i <strong>di</strong> polizia 50, come il maresciallo, il briga<strong>di</strong>ere dei fucilieri e i<br />

conoscitori dei saccolari. Tra i preparativi della festa rientrava la stampa dei manifesti e<br />

delle immag<strong>in</strong>ette del santo. Nel 1817 furono stampati 1000 avvisi, evidentemente da<br />

attaccare alle porte delle chiese dei paesi vic<strong>in</strong>i e per le strade. Si stamparono circa<br />

20.000 immag<strong>in</strong>i del Santo da parte <strong>di</strong> Giuseppe Palumbo <strong>di</strong> Giugliano. Esse erano <strong>di</strong><br />

vario tipo: “piccole negre, piccole rosse, piccole torch<strong>in</strong>e, gran<strong>di</strong> negre, piccole <strong>di</strong> seta,<br />

gran<strong>di</strong> <strong>di</strong> seta”. La <strong>di</strong>stribuzione dei vari tipi <strong>di</strong> figur<strong>in</strong>e avveniva <strong>in</strong> relazione<br />

all’importanza sociale del ricevente. I contad<strong>in</strong>i e i manovali addetti <strong>alla</strong> raccolta e <strong>alla</strong><br />

lavorazione del tartaro ricevevano quelle piccole e negre, le gran<strong>di</strong> <strong>di</strong> seta erano un<br />

dono a cui pochi potevano aspirare: se ne stampavano solo otto all’anno. Probabilmente<br />

il Palumbo aveva la tipografia anche a Napoli perché nel 1817 fu <strong>in</strong>viato un certo<br />

Francesco, detto Peducchiello, a ritirarne circa 17.000. Oppure si trattava <strong>di</strong> un altro<br />

tipografo al quale gli amm<strong>in</strong>istratori della Cappella si rivolgevano, oltre che al Palumbo.<br />

Al sacrestano Pietro <strong>di</strong> Donato si pagavano nel mese <strong>di</strong> maggio tre ducati per tutti i<br />

maggiori “<strong>in</strong>como<strong>di</strong>” e un ducato per comprare il v<strong>in</strong>o occorrente per le messe <strong>in</strong> più<br />

che si celebravano. Al sacrestano maggiore, che era il sacerdote don Antimo<br />

d’Agost<strong>in</strong>o, si pagavano <strong>in</strong>vece sei ducati. Prima dell’<strong>in</strong>izio della festa venivano<br />

organizzati i collettori cioè le persone che raccoglievano le offerte dei paesani e dei<br />

forestieri. A essi era fornita da Nicola Femiano, al prezzo <strong>di</strong> 75 grani, una libra e mezzo<br />

<strong>di</strong> leccese 29 , tabacco adatto a produrre polveri da fiuto e tr<strong>in</strong>ciato per pipa,<br />

probabilmente per loro uso personale. I collettori fissi erano Giuseppe Cesaro, Antonio<br />

Puca, Samuele Flagiello e Antimo Buonanno. Nel periodo della festa il loro numero<br />

aumentava con l’aggiunta <strong>di</strong> altri otto, tutti coord<strong>in</strong>ati, probabilmente, dal reverendo<br />

Silvestre Javarone, il quale si occupava <strong>di</strong> fittare una “somara” col carretto per la<br />

questua <strong>di</strong> grano e granone a Friano e a S. Arp<strong>in</strong>o e altre due somare per gli altri comuni<br />

e forniva ai collettori le colazioni. Cesaro questuava per il paese, gli altri nei comuni<br />

limitrofi, tutti erano attrezzati con sacchi e bisacce, gran<strong>di</strong> o piccole, per raccogliere le<br />

28 Dal lat<strong>in</strong>o saccus e sacculus, bisaccia, sacco, sacchetto, sacchett<strong>in</strong>o per riporre il denaro. In<br />

Napoletano sacca. I saccolari qu<strong>in</strong><strong>di</strong> erano coloro che rubavano nelle tasche<br />

29 Cfr. Grande <strong>di</strong>zionario, cit., vol. VIII <strong>alla</strong> voce.

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