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Dai Luoghi pii alla pubblica assistenza in Terra di Lavoro

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164<br />

Trentola 0,17% 0,17% 0,22% 0,13% 0,00% 0,01% 0,69%<br />

Totali 19,55% 45,86% 27,92% 5,74% 0,51% 0,41% 100,00%<br />

Sul totale delle entrate circa il 20% era rappresentato dagli <strong>in</strong>troiti da capitali, re<strong>di</strong>mibili<br />

e non, concessi <strong>alla</strong> piccola borghesia locale. I capitali dei luoghi <strong>pii</strong> erano, <strong>in</strong> parte, la<br />

conseguenza della mancata possibilità <strong>di</strong> <strong>in</strong>vestire le monete sonanti <strong>in</strong> immobili a causa<br />

delle leggi <strong>di</strong> ammortizzazione. Era consentito però trasformare i capitali <strong>in</strong> ren<strong>di</strong>te<br />

sicure me<strong>di</strong>ante il re<strong>in</strong>vestimento <strong>in</strong> nuove ipoteche. I tassi d’<strong>in</strong>teresse applicati ai<br />

capitali variavano non solo <strong>in</strong> base al periodo <strong>di</strong> concessione del prestito ma anche <strong>in</strong><br />

base all’entità del prestito stesso 8 . In genere a importi bassi corrispondevano <strong>in</strong>teressi<br />

alti e viceversa. Ciò perché si considerava che un contratto stipulato con un nobile o un<br />

borghese avesse molte più probabilità <strong>di</strong> essere onorato rispetto a quelli, detti prestiti <strong>di</strong><br />

sussistenza, concessi ai “poveri”. C’era anche un altro motivo per cui i prestiti a chi era<br />

solvibile erano più frequenti. Il prestito, detto censo bollare, era re<strong>di</strong>mibile, ossia il<br />

ricevente poteva restituirlo, se voleva, fermo restante che avesse pagato la ren<strong>di</strong>ta<br />

dovuta per tutto il periodo che aveva tenuto il prestito. Le rate versate non potevano<br />

essere detratte dal capitale anche se pagate per lungo tempo. Di conseguenza chi<br />

utilizzava il prestito per <strong>in</strong>vestire <strong>in</strong> immobili o <strong>in</strong> migliorie agrarie ecc. poteva pagare<br />

gli <strong>in</strong>teressi passivi con il frutto dell’<strong>in</strong>vestimento, non solo, ma <strong>in</strong> perio<strong>di</strong> d’<strong>in</strong>flazione<br />

marcata, la ren<strong>di</strong>ta da pagare <strong>di</strong>m<strong>in</strong>uiva sempre più <strong>di</strong> valore 9 . Chi chiedeva un prestito<br />

<strong>di</strong> sussistenza o per il pagamento <strong>di</strong> debiti si obbligava <strong>in</strong> perpetuo a sborsare una<br />

ren<strong>di</strong>ta per un capitale che non gli fruttava niente.<br />

Per dare un’idea dell’entità dei capitali a <strong>di</strong>sposizione dei luoghi <strong>pii</strong> consideriamo che se<br />

essi fossero stati concessi a un tasso d’<strong>in</strong>teresse me<strong>di</strong>o del 4-5%, la ren<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> 8.978<br />

ducati <strong>di</strong> <strong>in</strong>teressi all’anno, <strong>in</strong>cassata dai luoghi <strong>pii</strong> della <strong>di</strong>ocesi aversana,<br />

corrispondeva a un capitale <strong>di</strong> 200.000 ducati circa, una cifra enorme per quei tempi,<br />

sufficiente a comprare proprietà immobiliari considerevoli. Si tenga conto che nel 1778<br />

il feudo <strong>di</strong> Cesa fu acquistato per 71.326 ducati dal marchese Francesco Saverio<br />

Maresca e Giugliano nel 1779 fu acquistato da Marc’Antonio Colonna per 83.627<br />

ducati 10 . Se si considera che i capitali ai quali ci riferiamo riguardano 195 sodalizi sul<br />

totale <strong>di</strong> 273 e, ammesso che essi siano rappresentativi dell’universo, il totale dei<br />

capitali concessi <strong>in</strong> prestito ammonterebbe a circa 300.000 ducati. Come si può notare il<br />

giro <strong>di</strong> capitali era notevole e i benefici ricavati da chi li riceveva erano sufficienti a<br />

comprare proprietà immobiliari, che rendevano ben oltre le annualità che si pagavano al<br />

luogo pio. Che i capitali fossero concessi molto frequentemente <strong>alla</strong> nobiltà e <strong>alla</strong><br />

borghesia per <strong>in</strong>vestimenti immobiliari trova conferma anche d<strong>alla</strong> ricerca condotta da<br />

Augusto Placanica sulla Calabria 11 . L’attività cre<strong>di</strong>tizia dei luoghi <strong>pii</strong> <strong>alla</strong> piccola<br />

borghesia locale per acquistare proprietà immobiliare fu la costante dell’attività<br />

8 Com’è noto il <strong>di</strong>ritto canonico vietava ai cattolici <strong>di</strong> percepire <strong>in</strong>teresse sui prestiti, consentiva<br />

però <strong>di</strong> dare capitali a terzi <strong>in</strong> cambio <strong>di</strong> un importo fisso annuo perpetuo, con la possibilità per il<br />

debitore <strong>di</strong> re<strong>di</strong>mere il censo a suo piacere. Il tasso d’<strong>in</strong>teresse variava dal 5 al 9 %. Per una<br />

descrizione delle modalità <strong>di</strong> cessione dei capitali da parte delle confraternite cfr. Enrica Delle<br />

Donne Robertazzi, op. cit. pp. 160-163.<br />

9 Augusto Placanica, Moneta prestiti usure nel Mezzogiorno moderno, Napoli 1982, pp. 26 – 27.<br />

10 Aurelio Lepre, <strong>Terra</strong> <strong>di</strong> <strong>Lavoro</strong> nell’Età Moderna, Napoli 1978, p. 64.<br />

11 Augusto Placanica, op. cit, pp. 253 e sgg.

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