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Dai Luoghi pii alla pubblica assistenza in Terra di Lavoro

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64<br />

essere reimpiegati solo allo stesso modo e mai per acquistare proprietà immobiliari. Con<br />

altri rescritti dell’11 giugno e del 12 agosto 1770 fu stabilito che era fatto <strong>di</strong>vieto <strong>di</strong><br />

lasciare beni ai luoghi <strong>pii</strong> per attività devozionali (celebrazione <strong>di</strong> messe). Eventuali<br />

testamenti <strong>di</strong> tal genere erano da considerare nulli, i beni erano assegnati ai legittimi<br />

ere<strong>di</strong> i quali dovevano farsi carico dell’obbligo <strong>di</strong> far celebrare le messe previste dal<br />

testatore 43 .<br />

Nel 1785 fu prescritto l’obbligo <strong>di</strong> ridurre il numero delle messe previste nei legati s<strong>in</strong>o<br />

<strong>alla</strong> capienza <strong>di</strong> grana 20 per una, salvo che il legatario avesse previsto una “elemos<strong>in</strong>a<br />

più vantaggiosa” 44 . Particolare importanza rivestono il Real <strong>di</strong>spaccio e le Istruzioni del<br />

23 settembre 1796 45 che condussero il Tribunale Misto ad emanare gli Ord<strong>in</strong>i generali<br />

del 17 gennaio 1797 relativi <strong>alla</strong> ”retta amm<strong>in</strong>istrazione delle cappelle e dei luoghi <strong>pii</strong><br />

laicali e misti e misti del Regno” 46 <strong>in</strong>viati “a’ presi<strong>di</strong> prov<strong>in</strong>ciali, ed al commissario <strong>di</strong><br />

campagna aff<strong>in</strong> <strong>di</strong> comunicarle a’ governatori locali delle rispettive prov<strong>in</strong>cie, e questi<br />

agli amm<strong>in</strong>istratori tanto dei suddetti luoghi <strong>pii</strong>, che delle comunità del regno, comprese<br />

nelle rispettive giuris<strong>di</strong>zioni, per la pronta, esatta, ed effettiva esecuzione del contenuto<br />

<strong>in</strong> detta real risoluzione ed istruzioni”. Si ord<strong>in</strong>ava ai governatori locali <strong>di</strong> <strong>in</strong>viare entro<br />

un mese al Tribunale misto, per i luoghi <strong>pii</strong> che non avevano ancora lo Stato <strong>di</strong>scusso,<br />

“una nota giurata dell’<strong>in</strong>troito, ed esito annuale” con l’obbligo <strong>di</strong> <strong>in</strong><strong>di</strong>care il compenso<br />

dato ai salariati del luogo pio e delle funzioni religiose nelle quali si consumava la cera,<br />

e tutte le altre uscite. Se gli amm<strong>in</strong>istratori non avevano reso, negli anni passati, i conti<br />

<strong>di</strong> qualche luogo pio, i governatori locali dovevano “astr<strong>in</strong>gerli per capturam pignorum<br />

et personarum a renderli” e sottoporli all’approvazione dei razionali. Inoltre questi non<br />

potevano ammettere uscite <strong>di</strong>verse da quelle previste nello stato <strong>di</strong>scusso, ove questo<br />

esisteva. Gli amm<strong>in</strong>istratori delle comunità locali erano tenuti a compilare ogni anno,<br />

col concorso dei vescovi, una nota “delle persone facoltose più degne e riputate del<br />

luogo, le quali godano la <strong>pubblica</strong> op<strong>in</strong>ione, e non abbiano legale impe<strong>di</strong>mento per la<br />

carica <strong>di</strong> amm<strong>in</strong>istratori, e rimetterla al Tribunale misto aff<strong>in</strong>ché da essa nota fossero<br />

scelti gli amm<strong>in</strong>istratori dei luoghi <strong>pii</strong>”.<br />

I governatori dovevano far re<strong>di</strong>gere dagli amm<strong>in</strong>istratori dei <strong>Luoghi</strong> <strong>pii</strong> entro un mese<br />

l’elenco delle liti pendenti nelle corti locali o presso i tribunali regi, precisando la loro<br />

data d’<strong>in</strong>izio, “le banche ed i nomi degli scrivani con quanto altro sarà necessario per<br />

potersene prendere conto” e <strong>in</strong>viarli al Tribunale Misto. Quelle da <strong>in</strong>tentarsi dovevano<br />

essere prima rimesse al Tribunale misto che avrebbe dovuto verificarne la vali<strong>di</strong>tà. Altra<br />

figura importante del luogo pio era il cassiere, che era ritenuto responsabile delle uscite<br />

non previste nello stato <strong>di</strong>scusso. Anch’egli doveva essere scelto tra le persone facoltose<br />

delle comunità. I governatori locali dovevano farsi consegnare dagli amm<strong>in</strong>istratori le<br />

note dei debitori e attraverso la Corte locale dovevano <strong>in</strong>giungere l’ord<strong>in</strong>e <strong>di</strong> pagamento<br />

imme<strong>di</strong>ato nelle mani del cassiere. Era vietato agli amm<strong>in</strong>istratori prendere <strong>in</strong> fitto i<br />

beni dei luoghi <strong>pii</strong> da loro amm<strong>in</strong>istrati o concederli a persone da loro <strong>in</strong>terposte o<br />

congiunte f<strong>in</strong>o al terzo grado <strong>di</strong> consangu<strong>in</strong>eità e al primo <strong>di</strong> aff<strong>in</strong>ità. Tutti i luoghi <strong>pii</strong>,<br />

laicali, ecclesiastici e misti per svolgere la loro attività devozionale o mutualistica<br />

avevano bisogno del regio assenso sulle regole e sulla fondazione. Era qu<strong>in</strong><strong>di</strong><br />

43<br />

Lodovico Bianch<strong>in</strong>i, op. cit., p. 407 e 408.<br />

44<br />

Rescritto del 4 giugno 1785; Cfr. Giliberti, op. cit., p. 138.<br />

45<br />

Ivi, pp. 139-149.<br />

46<br />

Filippo De Rossi, Istruzioni per l’amm<strong>in</strong>istrazione <strong>di</strong> beneficenza e luoghi <strong>pii</strong> laicali e misti,<br />

Napoli 1856, appen<strong>di</strong>ce, parte prima, p. 84.

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