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Dai Luoghi pii alla pubblica assistenza in Terra di Lavoro

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decreto 1801 fu stabilito che il convento dei cappucc<strong>in</strong>i, sito nella stessa città, avrebbe<br />

accolto le donne matte; la sua dote annua fu stabilita <strong>in</strong> 22.000 lire da prelevare<br />

anch’essa ratealmente dai Consigli degli Ospizi.<br />

L’<strong>in</strong>troduzione delle arti e delle manifatture nei Conservatori, negli Orfanotrofi, nei<br />

Ritiri e nelle altre case simili e il miglioramento <strong>di</strong> quelle che già vi si esercitavano<br />

dovevano essere le pr<strong>in</strong>cipali cure del Consiglio. L’amm<strong>in</strong>istrazione dei beni e delle<br />

ren<strong>di</strong>te degli stabilimenti e la loro gestione, sulla base dei budget che si dovevano<br />

formare, era affidata alle Commissioni amm<strong>in</strong>istrative, che dovevano essere istituite <strong>in</strong><br />

quei luoghi nei quali il Consiglio generale (alle quali esse erano subord<strong>in</strong>ate) avrebbe<br />

deciso.<br />

Le istruzioni del 3 marzo 1814 prescrissero che le commissioni locali erano tenute a<br />

“chiamare il parroco ad <strong>in</strong>tervenire a tutte le sedute” sia per l’amm<strong>in</strong>istrazione dei beni<br />

che per la “<strong>di</strong>rezione delle opere”. A <strong>di</strong>cembre 99 si sancì che i luoghi <strong>pii</strong> laicali e misti,<br />

controllati f<strong>in</strong>o a quel momento dal Tribunale misto, erano trasferiti al M<strong>in</strong>istro<br />

dell’<strong>in</strong>terno o del culto, a seconda che svolgevano attività <strong>di</strong> culto, <strong>di</strong> beneficenza o <strong>di</strong><br />

utilità <strong>pubblica</strong>. Altri provve<strong>di</strong>menti riguardavano l’istruzione e la <strong>pubblica</strong> <strong>assistenza</strong><br />

che f<strong>in</strong>o ad allora avevano gravato <strong>in</strong> tutto o <strong>in</strong> parte suoi luoghi <strong>pii</strong> sotto la voce<br />

contribuzioni. Ve<strong>di</strong>amo per queste attività quali furono i provve<strong>di</strong>menti emanati.<br />

L’attività della <strong>pubblica</strong> istruzione era posta sotto il controllo dello Stato ed affidata al<br />

M<strong>in</strong>istero degli <strong>in</strong>terni 100 . Si prescriveva, ad agosto del 1806, a tutte le università 101 <strong>di</strong><br />

“mantenere un maestro per <strong>in</strong>segnare i primi ru<strong>di</strong>menti e la dottr<strong>in</strong>a cristiana ai<br />

fanciulli” e una maestra per far apprendere <strong>in</strong>sieme alle necessarie “arti donnesche”, il<br />

leggere, scrivere e la “numerica” alle fanciulle. Nelle università con meno <strong>di</strong> 3000<br />

abitanti era permesso ai maestri <strong>di</strong> serbare il metodo ord<strong>in</strong>ario antico, negli altri comuni<br />

si doveva <strong>in</strong>segnare col metodo Normale 102 . Il 12 marzo 1807 furono <strong>in</strong>viati agli<br />

<strong>in</strong>tendenti i catechismi <strong>di</strong> religione e quello dei doveri sociali e un testo che riportava le<br />

regole del metodo Normale, per farli adoperare nelle scuole e nei collegi. Nei primi<br />

mesi del 1808 millec<strong>in</strong>quecento comuni avevano istituito scuole nel loro territorio 103 . La<br />

99 Decreto n. 1987 del 2 <strong>di</strong>cembre 1813.<br />

100 Decreto n. 56 del 31 ottobre 1806.<br />

101 Decreto n. 140 del 15 agosto 1806. Sulla professionalizzazione degli <strong>in</strong>segnanti e degli altri<br />

“<strong>in</strong>tellettuali” <strong>in</strong> età napoleonica cfr. Anna Maria Rao (a cura <strong>di</strong>) Cultura e lavoro <strong>in</strong>tellettuale:<br />

istituzioni, saperi e professioni nel Decennio francese, atti del primo sem<strong>in</strong>ario <strong>di</strong> stu<strong>di</strong><br />

“Decennio francese (1806-1815)”, Napoli 2009, pp. 27-29.<br />

102 Il metodo Normale sostituiva al sistema <strong>di</strong> <strong>in</strong>segnamento <strong>in</strong><strong>di</strong>viduale, detto antico, quello<br />

collettivo, cioè per classi. Fu utilizzato per la prima volta dall’abate agost<strong>in</strong>iano <strong>di</strong> Sagan,<br />

Johannes Ignaz von Felbiger, che era stato <strong>in</strong>caricato da Federico II il <strong>di</strong> Prussia <strong>di</strong> riformare tutte<br />

le istituzioni scolastiche cattoliche della Slesia, e migliorato nei dom<strong>in</strong>i <strong>di</strong> Maria Teresa<br />

d’Asburgo. Fu <strong>in</strong>trodotto nel Regno <strong>di</strong> Napoli dai monaci celest<strong>in</strong>i Alessandro Gentile e<br />

Ludovico Vuoli, che erano stati <strong>in</strong>viati a Rovereto da Ferd<strong>in</strong>ando IV per apprenderlo, cfr. Lorenzo<br />

Terzi, Le scuole normali a Napoli tra Sette ed Ottocento, Napoli 2001 e Enrico Maria Corbi,<br />

L’istruzione <strong>pubblica</strong> e privata nel Napoletano tra il 1830 e il 1860, <strong>in</strong> , anno IV, n. 9 ,<br />

settembre-<strong>di</strong>cembre 1994, pp. 5-32; Alfredo Zazo, L’istruzione <strong>pubblica</strong> e privata nel Napoletano<br />

(1767-1860), Città <strong>di</strong> Castello 1927. Col decreto del 31 marzo 1806 era stato sancito il pr<strong>in</strong>cipio<br />

dell’<strong>in</strong>tervento e del controllo dello Stato sull’istruzione <strong>pubblica</strong>, come già affermato d<strong>alla</strong><br />

Re<strong>pubblica</strong> Napoletana con la legge del 29 gennaio 1799.<br />

103 Alfredo Zazo, op. cit., p. 83. Come esempio dello stato miserando della <strong>pubblica</strong> istruzione nel<br />

Regno è significativo il caso <strong>di</strong> Qualiano, dove, stando a una relazione del 20 novembre 1806 del

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