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Dai Luoghi pii alla pubblica assistenza in Terra di Lavoro

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Teverola e Vico <strong>di</strong> Pantano) con oltre 500 e <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e do<strong>di</strong>ci (Car<strong>di</strong>tello,Casalnuovo a Piro,<br />

Casapisenna, Casapuzzana, Casignano, Casolla S. Adjutore, Casolla Valenzana, Friano,<br />

Isola, Pupone, Teverolaccio e Zaccaria) con meno <strong>di</strong> 500.<br />

Il quaranta per cento della popolazione risiedeva <strong>in</strong> centri con più <strong>di</strong> 5000 abitanti e solo<br />

il due per cento <strong>in</strong> quelli che potremmo def<strong>in</strong>ire completamente rurali, con meno <strong>di</strong> 500.<br />

Oltre il 90 % della popolazione, qu<strong>in</strong><strong>di</strong>, abitava <strong>in</strong> aree con alta densità abitativa, <strong>in</strong><br />

nulla <strong>di</strong>versa da quella dei casali <strong>di</strong> Napoli. L’articolazione del corpo sociale<br />

ovviamente era <strong>di</strong>versa nelle varie fasce dei comuni, mentre ad Aversa era presente una<br />

borghesia delle professioni ed ecclesiastica, dovuta <strong>alla</strong> presenza della curia vescovile,<br />

<strong>di</strong> altri enti ecclesiastici e <strong>di</strong> un’università già strutturata <strong>in</strong> varie branche <strong>di</strong> attività<br />

(contabilità, avvocatura, polizia urbana ecc.), negli altri comuni, il corpo sociale,<br />

costituito prevalentemente da contad<strong>in</strong>i, vedeva al suo <strong>in</strong>terno anche commercianti,<br />

viaticali, massari, artigiani, me<strong>di</strong>ci, notai, sacerdoti secolari e regolari ecc. Tra i<br />

contad<strong>in</strong>i e la nobiltà vecchia e nuova si andava consolidando un nucleo <strong>di</strong> piccola e<br />

me<strong>di</strong>a borghesia costituita da:<br />

- massari che prendevano <strong>in</strong> fitto considerevoli quantitativi <strong>di</strong> territorio che poi<br />

subaffittavano o facevano lavorare da braccianti;<br />

- commercianti e viaticali che acquistavano derrate alimentari dai contad<strong>in</strong>i locali e da<br />

quelli dell’entroterra e le vendevano nella capitale;<br />

- negozianti che gestivano attività commerciali particolarmente nei centri più popolosi;<br />

- artigiani che, de<strong>di</strong>ti ad attività proto<strong>in</strong>dustriali, avevano abbandonato l’agricoltura per<br />

la costruzione <strong>di</strong> attrezzi agricoli o d’uso domestico;<br />

- affittatori <strong>di</strong> gabelle, che riuscivano a lucrare guadagni anche elevati, particolarmente<br />

nei comuni maggiori.<br />

La vic<strong>in</strong>anza <strong>alla</strong> capitale, dove era possibile frequentare l’università con spese<br />

certamente <strong>in</strong>feriori a quelle che sostenevano gli abitanti delle prov<strong>in</strong>ce <strong>in</strong>terne del<br />

Regno, favoriva, anche tra gli artigiani e i massari, l’ambizione <strong>di</strong> avviare almeno un<br />

figlio all’avvocatura o <strong>alla</strong> me<strong>di</strong>c<strong>in</strong>a. Inoltre, la presenza nella <strong>di</strong>ocesi del sem<strong>in</strong>ario<br />

vescovile, un centro culturale <strong>di</strong> notevole prestigio, come abbiamo visto <strong>in</strong> precedenza,<br />

<strong>in</strong> grado <strong>di</strong> ospitare oltre cento studenti tra sem<strong>in</strong>aristi e convittori, contribuiva a far<br />

realizzare alle famiglie, che avevano un m<strong>in</strong>imo <strong>di</strong> benessere, l’ascesa sociale dei figli<br />

anche attraverso il sacerdozio. La decisione del Caracciolo <strong>di</strong> ord<strong>in</strong>are sacerdoti solo chi<br />

aveva frequentato il sem<strong>in</strong>ario contribuì al <strong>di</strong>rozzamento del clero e <strong>alla</strong> formazione <strong>di</strong><br />

preti colti che negli anni successivi, nei <strong>di</strong>versi comuni della <strong>di</strong>ocesi, contribuirono a<br />

elevare il livello culturale anche <strong>di</strong> segmenti della popolazione. Il livello <strong>di</strong> preparazione<br />

che dava il sem<strong>in</strong>ario si desume anche d<strong>alla</strong> quantità <strong>di</strong> suoi allievi assurti alle cariche<br />

vescovili o a <strong>in</strong>carichi universitari. Solo per riportare qualche esempio, ricor<strong>di</strong>amo che il<br />

giovane Francesco Marra <strong>di</strong> Sant’Antimo, appena ord<strong>in</strong>ato sacerdote, fu <strong>in</strong>viato a<br />

organizzare e <strong>di</strong>rigere il sem<strong>in</strong>ario <strong>di</strong> Benevento dove era card<strong>in</strong>ale V<strong>in</strong>cenzo Maria<br />

Ors<strong>in</strong>i, poi papa col nome <strong>di</strong> Benedetto XIII, il quale lo propose per la nom<strong>in</strong>a a<br />

vescovo <strong>di</strong> Grav<strong>in</strong>a; carica che il Marra non poté ricoprire a causa della morte<br />

prematura che lo colse nel 1710 39 . Onofrio de Rossi <strong>di</strong> Aversa, fu vescovo <strong>di</strong> Fon<strong>di</strong>,<br />

Marco de Simone <strong>di</strong> S. Arp<strong>in</strong>o vescovo <strong>di</strong> Troia, Michele Lupoli <strong>di</strong> Frattamaggiore<br />

39 Secondo Alfonso Maria Storace, op. cit., p. 142, Francesco Marra nacque nel 1675 e morì nel<br />

1710. Parente scrive, op. cit. vol. II, pp. 496-497, che il Marra fu <strong>in</strong>viato a Benevento “<strong>di</strong> fresco<br />

unto sacerdote” e sarebbe morto subito dopo. Nel 1710 Marra avrebbe avuto 35 anni e sembra<br />

improbabile che fosse stato appena ord<strong>in</strong>ato sacerdote.

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