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Dai Luoghi pii alla pubblica assistenza in Terra di Lavoro

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221<br />

Restava una massa <strong>di</strong> terre, che vennero tutte dest<strong>in</strong>ate a sod<strong>di</strong>sfare i cre<strong>di</strong>tori dello Stato. La<br />

modalità delle ven<strong>di</strong>te fu stabilita dalle leggi del 2 luglio e del 4 settembre 1806. Annunciate<br />

almeno <strong>di</strong>eci giorni prima, si sarebbero svolte, <strong>alla</strong> presenza dell'<strong>in</strong>tendente o del <strong>di</strong>rettore dei<br />

demani della prov<strong>in</strong>cia, <strong>in</strong> due aste pubbliche l'una a <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> otto giorni dall'altra: il prezzo<br />

sarebbe stato fissato <strong>in</strong> base ai contratti <strong>di</strong> locazione o <strong>alla</strong> ren<strong>di</strong>ta me<strong>di</strong>a <strong>di</strong> <strong>di</strong>eci anni, <strong>in</strong> ragione<br />

del c<strong>in</strong>que per cento. Si doveva pagare un quarto del prezzo <strong>in</strong> numerario (metà subito <strong>in</strong> contanti,<br />

metà entro l'anno, se non superava i 50.000 ducati, e <strong>in</strong> due, tre, c<strong>in</strong>que anni per i prezzi<br />

superiori), gli altri tre quarti <strong>in</strong> cedole rappresentative <strong>di</strong> cre<strong>di</strong>ti contro lo Stato. I versamenti<br />

dovevano essere fatti <strong>alla</strong> banca. I beni venduti erano liberi da ogni obbligo, <strong>in</strong> particolare feudale<br />

(non, ben<strong>in</strong>teso, dalle ipoteche e servitù). Si escludevano dalle aste certi luoghi <strong>pii</strong>, persone<br />

giuri<strong>di</strong>che e banche.<br />

La con<strong>di</strong>zione del quarto <strong>in</strong> numerario era stata stabilita nell'<strong>in</strong>teresse del Tesoro. Roederer<br />

sarebbe stato <strong>in</strong>cl<strong>in</strong>e a elim<strong>in</strong>arla, perché limitava il rialzo dei prezzi rendendo meno facile la<br />

riduzione del debito.<br />

Ben presto fu necessario comunque <strong>di</strong>m<strong>in</strong>uire le pretese: permettere per qualche tempo <strong>di</strong> pagare<br />

<strong>in</strong> derrate la metà del quarto <strong>in</strong> numerario, poi ridurlo a un qu<strong>in</strong>to, calcolato <strong>in</strong> base al prezzo <strong>di</strong><br />

valutazione e non a quello <strong>di</strong> aggiu<strong>di</strong>cazione; <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e si accettò il prezzo totale <strong>in</strong> cedole. Quando si<br />

tentò <strong>di</strong> vendere contro denaro contante, le proposte più vantaggiose furono dapprima rifiutate: fu<br />

il caso dei beni dell'abbazia <strong>di</strong> Tremiti, offerti a 150.000 ducati, il che era poco. I pagamenti <strong>in</strong><br />

denaro si trasc<strong>in</strong>avano penosamente. Per favorire i piccoli capitali, si decise, sull'esempio della<br />

legge francese del 1790, <strong>di</strong> preferire, nella ven<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> un corpo <strong>di</strong> proprietà, le aggiu<strong>di</strong>cazioni<br />

parziali all'aggiu<strong>di</strong>cazione totale. Sarebbe stato probabilmente meglio generalizzare la<br />

quotizzazione, basata su una ren<strong>di</strong>ta annuale riscattabile a volontà. Sotto Murat, Cavaignac la<br />

raccomandava vivamente, perché vi vedeva la possibilità per gli umili <strong>di</strong> <strong>in</strong>camm<strong>in</strong>arsi verso la<br />

proprietà. Proponeva ad<strong>di</strong>rittura, ispirandosi a un decreto della Convenzione, <strong>di</strong> riservare <strong>in</strong> ogni<br />

comune un qu<strong>in</strong>to dei beni da dare a censo a coloro che non avessero alcuna proprietà o la cui<br />

ren<strong>di</strong>ta annuale non superasse i 10 ducati. Sotto Giuseppe, a giu<strong>di</strong>care d<strong>alla</strong> crisi delle locazioni,<br />

pers<strong>in</strong>o <strong>di</strong> quelle delle case <strong>di</strong> città (salvo a Napoli), probabilmente una quotizzazione su larga<br />

scala sarebbe stata impossibile, anche se le esigenze f<strong>in</strong>anziarie avessero permesso <strong>di</strong> fare questa<br />

scelta.<br />

La legge del 2 luglio 1806 mise <strong>in</strong> ven<strong>di</strong>ta a profitto degli ex possessori <strong>di</strong> arrendamenti beni<br />

dello Stato per <strong>di</strong>eci milioni. Le aste, com<strong>in</strong>ciate il 25 settembre, ne cedettero solo quell'anno per<br />

58.565 ducati <strong>di</strong> red<strong>di</strong>to (regime del quarto <strong>in</strong> numerario), ma <strong>in</strong> con<strong>di</strong>zioni vantaggiose. Le<br />

ven<strong>di</strong>te del 1807, come <strong>di</strong>ce espressamente Cavaignac, "ebbero pieno successo a Napoli, ma non<br />

fu possibile effettuarne nelle prov<strong>in</strong>cie". Alienarono beni per 159.753 ducati <strong>di</strong> red<strong>di</strong>to. In term<strong>in</strong>i<br />

<strong>di</strong> capitale, i beni venduti f<strong>in</strong>o al 20 maggio 1808 rappresentavano una somma <strong>di</strong> 10.755.812<br />

ducati.<br />

In generale, le aste avevano superato i valori stimati 75.<br />

I beni dello Stato furono venduti, qu<strong>in</strong><strong>di</strong>, per est<strong>in</strong>guere il debito pubblico <strong>in</strong> base al<br />

pr<strong>in</strong>cipio “che i beni nazionali dovessero vendersi esclusivamente ai cre<strong>di</strong>tori dello<br />

Stato, <strong>in</strong> cambio <strong>di</strong> titoli del debito pubblico (…). Né vi era alcuno che potesse far<br />

valere <strong>in</strong> Napoli le ragioni che conv<strong>in</strong>sero la Costituente a resp<strong>in</strong>gere quei progetti,<br />

mostrando che essi avrebbero favorito solo i ricchi e sarebbero stati particolarmente<br />

svantaggiosi agli abitanti delle campagne. Non che lo stesso Roederer, (m<strong>in</strong>istro delle<br />

F<strong>in</strong>anze), forse ancor memore dei suoi violenti attacchi ai privilegiati ed ai capitalisti,<br />

non cercasse <strong>di</strong> tutelare almeno a parole l’<strong>in</strong>teresse dei meno ricchi, se non proprio dei<br />

poveri”, ma il peso politico dei contad<strong>in</strong>i, degli artigiani e della piccola borghesia nel<br />

Regno era molto basso e le con<strong>di</strong>zioni della lotta nelle campagne erano più arretrate<br />

75 Jacques Rambaud, op. cit., cap. X.

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