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Dai Luoghi pii alla pubblica assistenza in Terra di Lavoro

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169<br />

Aversa, c<strong>in</strong>que nella cattedrale, due dei falegnami, una ciascuno i calzolai, i pett<strong>in</strong>atori<br />

<strong>di</strong> canapa e i sarti, quella dei ferrai, era nella chiesa <strong>di</strong> S. Eligio 19 . Questo lascia<br />

supporre che i lavoratori dei vari settori facessero riferimento a queste confraternite da<br />

tutta l’area <strong>di</strong>ocesana. Dall’analisi degli Stati <strong>di</strong>scussi risulta che le prime c<strong>in</strong>que<br />

avevano entrate tali da far emergere chiaramente la strada del tramonto verso la quale<br />

erano <strong>in</strong>camm<strong>in</strong>ate. Segno che ormai avevano solo una funzione devozionale e non più<br />

quelle caratteristiche <strong>di</strong> tutela del mestiere e dei suoi addetti che avevano svolto <strong>in</strong><br />

precedenza 20 . La Cappella <strong>di</strong> S. Giuseppe aggregava i mastri d’ascia, i cassari, i bottai e<br />

i tramontani, i quali avevano anche un Monte. Le ren<strong>di</strong>te ammontavano a 80 ducati per<br />

la Cappella e 76 per il Monte; quest’ultimo <strong>di</strong>stribuiva maritaggi alle figlie dei soci. La<br />

cappella elargiva elemos<strong>in</strong>e per c<strong>in</strong>que ducati “Alli maestri dell’arte decrepiti”. I<br />

calzolai avevano la Cappella de<strong>di</strong>cata ai santi Crisp<strong>in</strong>o e Crisp<strong>in</strong>iano, le loro entrate, <strong>di</strong><br />

84 ducati, derivanti da fitti <strong>di</strong> terre e da cessione <strong>di</strong> capitali, erano utilizzate per la<br />

celebrazione <strong>di</strong> messe perpetue, per la manutenzione della Cappella, la celebrazione<br />

della festa dei loro santi protettori e per il mantenimento della lampada accesa davanti<br />

alle statue <strong>di</strong> questi. La Cappella <strong>di</strong> S. Cater<strong>in</strong>a, che aggregava i maestri pett<strong>in</strong>atori <strong>di</strong><br />

canapa e i funari, aveva una ren<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> 13,95 ducati; l’attività svolta consisteva nella<br />

manutenzione della cappella, nella celebrazione <strong>di</strong> messe per i soci che avevano lasciato<br />

dei legati, nell’organizzazione della festa <strong>di</strong> S. Cater<strong>in</strong>a, nel mantenimento della<br />

lampada accesa nella cappella e nel pagamento al notaio che assisteva “a tutte le liti<br />

delli maestri <strong>di</strong> dette Arti per sostenere i loro privilegi, fare li conti annuali e dare tutti li<br />

consigli bisognevoli alli maestri”. Evidentemente <strong>di</strong> privilegi la Cappella riusciva a<br />

sostenerne ben pochi, considerate le con<strong>di</strong>zioni economiche del luogo pio. I maestri<br />

sarti erano aggregati nella Cappella <strong>di</strong> S. Michele Arcangelo della quale non abbiamo lo<br />

Stato <strong>di</strong>scusso, ma le <strong>in</strong><strong>di</strong>cazioni del parroco del<strong>in</strong>eano una situazione patrimoniale<br />

simile alle altre tre precedenti. La chiesa <strong>di</strong> S. Eligio dei mastri ferrai era amm<strong>in</strong>istrata<br />

da tre o quattro consoli. Il parroco usa il term<strong>in</strong>e consoli per <strong>in</strong><strong>di</strong>care gli amm<strong>in</strong>istratori,<br />

ciò potrebbe <strong>in</strong><strong>di</strong>care sia che tale arte abbia avuto <strong>in</strong> precedenza un ruolo più<br />

significativo delle altre, sia che la cappella era semplicemente più antica, per cui il<br />

parroco <strong>in</strong><strong>di</strong>cava gli amm<strong>in</strong>istratori con il term<strong>in</strong>e proprio dei capi delle arti o<br />

corporazioni dei comuni me<strong>di</strong>evali. La situazione economica del sodalizio, con un<br />

bilancio <strong>di</strong> 280 ducati, era florida, e consentiva <strong>di</strong> far celebrare una messa al giorno,<br />

<strong>di</strong>spensare un maritaggio alle figlie dei soci <strong>di</strong> 36 ducati e spenderne 35 per solennizzare<br />

la festa <strong>di</strong> S. Eligio. In quei giorni i governatori della Santa Casa dell’Annunziata<br />

andavano nella chiesa “a formar Cappella col seguito de lor subalterni, ed officiali, ai<br />

19<br />

Tra i comuni della <strong>di</strong>ocesi solo Giugliano aveva un altare (non sappiamo con quali<br />

caratteristiche) dei Massari.<br />

20<br />

Luigi Mascilli Miglior<strong>in</strong>i <strong>in</strong><strong>di</strong>vidua nel “nesso corporazione-confraternita, o più latamente,<br />

esperienza <strong>di</strong> fede e pratica del mestiere (…) una strada metodologica e <strong>in</strong>terpretativa ancora<br />

largamente da percorrere. Se, <strong>in</strong>fatti, oggi appare forte negli stu<strong>di</strong> la rivalutazione delle<br />

<strong>di</strong>mensioni urbane della vicenda storica del Mezzogiorno <strong>di</strong> età moderna, ad essa non può non<br />

collegarsi una riconsiderazione più marcata <strong>di</strong> quelle funzioni <strong>di</strong> ord<strong>in</strong>e sociale e produttivo che<br />

fanno capo all'organizzazione corporativa, f<strong>in</strong>o al punto <strong>di</strong> <strong>in</strong><strong>di</strong>viduare nelle forme<br />

dell'associazionismo confraternale quelle <strong>di</strong>mensioni <strong>di</strong> tutela del mestiere e dei suoi addetti che<br />

ad esso appartengono e che non sono, forse, ancora emerse nella loro specifica autonomia”, <strong>in</strong><br />

Premessa a Daniele Casanova (a cura <strong>di</strong>) Mestieri e devozione, op. cit. p. 8. Funzioni <strong>di</strong> ord<strong>in</strong>e<br />

sociali e produttivo che a nostro avviso non sono più presenti <strong>alla</strong> f<strong>in</strong>e del Settecento nell’area<br />

aversano-frattese.

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