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Dai Luoghi pii alla pubblica assistenza in Terra di Lavoro

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1. Il quadro istituzionale<br />

57<br />

CAPITOLO II<br />

I LUOGHI PII NEL PRIMO PERIODO BORBONICO<br />

I luoghi <strong>pii</strong> nel Regno <strong>di</strong> Napoli rivestivano, ancora <strong>alla</strong> f<strong>in</strong>e del XVIII secolo,<br />

un’enorme importanza dal punto <strong>di</strong> vista sociale, economico e religioso. Non a caso<br />

Giuseppe Maria Galanti scriveva:<br />

In un regno, <strong>in</strong> cui i pr<strong>in</strong>cipi sono stati ligi del papa, non è meraviglia il vedere, che lo<br />

stato ecclesiastico faccia ancor oggi la parte pr<strong>in</strong>cipale della nazione. Le città<br />

all’eccesso sono piene <strong>di</strong> chiese, e <strong>di</strong> monasteri: le prov<strong>in</strong>ce abbondano <strong>di</strong> vescovati, <strong>di</strong><br />

capitoli, <strong>di</strong> benefici, <strong>di</strong> confraternite e <strong>di</strong> luoghi ecclesiastici senza f<strong>in</strong>e 1 .<br />

Innumerevoli poi sono i capitoli, le collegiate, i benefici, i legati ed i luoghi <strong>pii</strong> 2 .<br />

Dal canto suo Francesco Longano aggiungeva:<br />

“Diciamolo, nel Regno <strong>di</strong> Napoli non manca il senso <strong>di</strong> beneficenza, manca più tosto la<br />

sua buona <strong>di</strong>rezione” 3 . S<strong>in</strong>tetizzando le op<strong>in</strong>ioni <strong>di</strong> questi due scrittori, tra i più avvertiti<br />

dell’epoca, possiamo senz’altro affermare che nel Regno <strong>di</strong> Napoli i luoghi <strong>pii</strong> erano<br />

troppi e male amm<strong>in</strong>istrati. Del resto l’anticurialismo dello Stato borbonico, che si<br />

rifletteva anche sulla politica seguita nei confronti degli istituti confraternali, non <strong>di</strong>ede<br />

risultati rilevanti sulla gestione dei beni, riuscendo a sottrarre i <strong>Luoghi</strong> <strong>pii</strong> laicali e misti<br />

al controllo della chiesa ma senza poter esercitare un controllo reale su <strong>di</strong> essi. La<br />

con<strong>di</strong>zione f<strong>in</strong>anziaria dei luoghi <strong>pii</strong> era molto <strong>di</strong>versificata, c’erano sodalizi con<br />

consistenti patrimoni immobiliari, beni fon<strong>di</strong>ari, case e capitali concessi a censo, ed altri<br />

che si reggevano esclusivamente sulle rette versate dai confratelli, altri ancora con una<br />

forte precarietà economica che adempivano ai loro impegni devozionali con le<br />

elemos<strong>in</strong>e che raccoglievano tra i fedeli. Alcuni pur non avendo beni immobili e<br />

mobili, gestivano patrimoni <strong>in</strong>genti, che raccoglievano come offerte <strong>in</strong> occasione della<br />

festività del santo cui erano <strong>in</strong>titolate. E’ il caso, ad esempio, della Madonna <strong>di</strong><br />

Casaluce e della Cappella <strong>di</strong> Sant’Antimo, non sempre, qu<strong>in</strong><strong>di</strong>, la con<strong>di</strong>zione<br />

patrimoniale <strong>di</strong>pendeva d<strong>alla</strong> natura dei sodalizi. Su base istituzionale essi si possono<br />

sud<strong>di</strong>videre <strong>in</strong>: <strong>Luoghi</strong> <strong>pii</strong> laicali, <strong>Luoghi</strong> <strong>pii</strong> misti, <strong>Luoghi</strong> <strong>pii</strong> ecclesiastici e <strong>Luoghi</strong> <strong>pii</strong><br />

regi. Nel primo gruppo rientravano le associazioni a prevalente presenza <strong>di</strong> laici e da<br />

loro, <strong>di</strong> solito, governati, nei quali gli ecclesiastici, se presenti, godevano dei <strong>di</strong>ritti<br />

passivi ma non <strong>di</strong> quelli attivi, cioè non potevano ricoprire cariche sociali. I <strong>Luoghi</strong> <strong>pii</strong><br />

ecclesiastici, viceversa, vedevano la presenza preponderante dei religiosi che, <strong>di</strong> solito,<br />

provvedevano anche al loro governo e amm<strong>in</strong>istrazione. Sia gli uni sia gli altri, se erano<br />

sotto la protezione regia, erano sottratti al controllo del Tribunale Misto e rientravano<br />

sotto la giuris<strong>di</strong>zione del Cappellano Maggiore. I <strong>Luoghi</strong> <strong>pii</strong> misti erano quelli nei quali<br />

erano presenti laici ed ecclesiastici e la gestione era tenuta o dagli uni o dagli altri o da<br />

entrambi.<br />

1<br />

Giuseppe Maria Galanti, op. cit., tomo I, p. 208.<br />

2<br />

Ivi, p. 210<br />

3<br />

Franco Venturi (a cura <strong>di</strong>), Riformatori napoletani, Milano Napoli 1962, p. 378.

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