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Dai Luoghi pii alla pubblica assistenza in Terra di Lavoro

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50<br />

L’amm<strong>in</strong>istrazione era tenuta da me<strong>di</strong>ci e da un rappresentante del capitolo della<br />

cattedrale, col compito <strong>di</strong> dest<strong>in</strong>are le entrate <strong>alla</strong> cura delle malattie dei poveri e <strong>di</strong><br />

dotare le giovani oneste e bisognose. Il Monte rendeva conto al vescovo ogni anno 198 . In<br />

S. Marta Maggiore vi era una confraternita, dallo stesso nome, fondata probabilmente<br />

nella prima metà del XVII secolo. Nella stessa chiesa vi era il Monte <strong>di</strong> S. Maria dei<br />

suffragi eretto da “162 persone delle più nobili della città”, le cui regole furono<br />

approvate nel 1641. Un altro Monte <strong>di</strong> preti e secolari sotto il titolo del SS. Crocifisso<br />

con le regole approvate nel 1693 fu poi <strong>di</strong>smesso 199 .<br />

Nel 1650 vi erano nella <strong>di</strong>ocesi trentotto confraternite de<strong>di</strong>cate al culto eucaristico,<br />

quante erano le parrocchie 200 . Alla metà del XVII secolo la <strong>di</strong>ocesi <strong>di</strong> Aversa “si<br />

presenta <strong>di</strong>ssem<strong>in</strong>ata <strong>di</strong> conventi e monasteri, conservatori, congregazioni, oratori,<br />

chiese, luoghi <strong>pii</strong>” 201 . Nei decenni successivi, f<strong>in</strong>o alle soglie del Settecento, non si<br />

ebbero mo<strong>di</strong>fiche rilevanti nei luoghi <strong>pii</strong> laicali e misti della <strong>di</strong>ocesi 202 . Nel 1697 <strong>alla</strong><br />

morte <strong>di</strong> Fortunato, ultimo dei tre vescovi della famiglia Carafa, che avevano governato<br />

la <strong>di</strong>ocesi per ottanta anni, Innocenzo XII nom<strong>in</strong>ò Innico Caracciolo, che già aveva<br />

svolto <strong>in</strong>carichi rilevanti, prima come Inquisitore a Malta, poi a Roma come segretario<br />

della s. Congregazione della <strong>di</strong>scipl<strong>in</strong>a regolare. Giunto ad Aversa, al nuovo vescovo,<br />

dopo i primi contatti con le parrocchie, parve che la <strong>di</strong>ocesi avesse bisogno <strong>di</strong> molto<br />

lavoro pastorale, ma la condotta, il sapere e i costumi del clero non gli sembravano che<br />

fossero sufficienti a realizzarlo. Particolarmente la dottr<strong>in</strong>a del clero gli appariva, “dove<br />

falsa, dove scarsa, dove nulla”. Rimase colpito nel “vedere, <strong>in</strong> città e villaggi, le<br />

sent<strong>in</strong>elle d’Israele, derelitta ogni cura delle anime, poltrire nell’ozio e peggio; sacerdoti<br />

senza missioni andare perduti <strong>di</strong>etro mondani guadagni, o troppo affannarsi <strong>in</strong> temporali<br />

maneggi: altri <strong>di</strong>rotti e fiacchi e penuriosi <strong>di</strong> stentato pane, altri gavazzanti nel superfluo<br />

degli ozi beati; eccessi <strong>in</strong>decorosi allo stato ecclesiastico: usati questi nella città alle<br />

piacenterie del cortigiano, quelli <strong>in</strong> tresche e giuochi e gozzoviglie; ovunque e cacce, e<br />

cani, e cocchi; stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> terrene cose: qu<strong>in</strong><strong>di</strong> squallide chiese, muto il pergamo, il letto<br />

dei moribon<strong>di</strong> deserto delle fraterne consolazioni del cielo, e ammollita e snervata, nel<br />

gregge, la virtù della parola, delle opere, dell’esempio” 203 . Iniziò la sua opera pastorale<br />

progettando un nuovo sem<strong>in</strong>ario, capace <strong>di</strong> 120 alunni, al posto delle due dec<strong>in</strong>e scarse<br />

che accoglieva <strong>in</strong> precedenza, furono chiamati nuovi <strong>in</strong>segnanti da Roma e da altre<br />

<strong>di</strong>ocesi e fu costituita una biblioteca. I risultati del nuovo corso <strong>di</strong> stu<strong>di</strong> non si fecero<br />

attendere, molti vescovi del Regno 204 chiedevano al Caracciolo sacerdoti per le loro<br />

<strong>di</strong>ocesi e <strong>di</strong>versi furono nom<strong>in</strong>ati vescovi o trovarono collocazione nell’università e nei<br />

collegi <strong>di</strong> Napoli. Probabilmente Caracciolo <strong>di</strong>ede un contributo più a moralizzare i<br />

luoghi <strong>pii</strong> che a crearne altri. Devoto del SS. Sacramento ne fece rifare la cappella nella<br />

cattedrale, aumentò le capacità ricettive del conservatorio <strong>di</strong> Mater Dei e avviò la<br />

198<br />

Ivi, p. 218.<br />

199<br />

Gaetano Parente, op. cit., vol. II, p. 374.<br />

200<br />

Luciano Orabona, op. cit., p. 224,<br />

201<br />

Ivi, p. 304<br />

202<br />

Le relazioni ad lim<strong>in</strong>a del vescovo Fortunato Carafa non aggiungono molto a quelle<br />

precedenti, Cfr. Luciano Orabona, op. cit., p. 278 e sgg.<br />

203<br />

Gaetano Parente, op. cit., vol. II, p. 658.<br />

204<br />

Gaetano Parente scrive che i vescovi <strong>di</strong> Capua, Nola, Caserta. S. Agata dei Goti, Matera,<br />

Sarno, Venafro, Marsico, Sessa, Teano, Car<strong>in</strong>ola, Trivento, Lar<strong>in</strong>o, Squillace e Lecce facevano a<br />

gara “per aversi una pianticella qui allevata”, cfr. op. cit., II vol. p. 496.

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