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Dai Luoghi pii alla pubblica assistenza in Terra di Lavoro

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41<br />

capitolo; non concedeva prestiti ma aveva compiti <strong>di</strong> <strong>assistenza</strong> sanitaria e<br />

farmaceutica 154 .<br />

Nella parrocchia <strong>di</strong> S. Maria della Piazza c’erano se<strong>di</strong>ci cappelle, <strong>di</strong> cui <strong>di</strong>eci <strong>di</strong><br />

patronato <strong>di</strong> famiglie, <strong>di</strong> tutte conosciamo solo il santo a cui erano de<strong>di</strong>cate.<br />

Anche <strong>di</strong> otto cappelle della parrocchia <strong>di</strong> S. Giovanni Evangelista ci è stato tramandato<br />

solo il nome del santo al quale erano de<strong>di</strong>cate, altre sette erano <strong>di</strong> patronato familiare e<br />

<strong>in</strong> una <strong>di</strong> queste i detentori del patronato avevano il <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> seppellirvi i loro morti.<br />

Un’altra cappella, quella dei Silestri, m<strong>in</strong>acciava <strong>di</strong> rov<strong>in</strong>are. Nella chiesa <strong>di</strong> S. Andrea<br />

c’erano due cappelle <strong>di</strong> patronato familiare, un’altra de<strong>di</strong>cata all’Assunzione e ai<br />

Quattro altari, <strong>di</strong> cui uno <strong>di</strong> patronato della famiglia De Amorosa. In S. Adoeno c’erano<br />

tre cappelle <strong>di</strong> patronato familiare e vari altari. In S. Nicola, non ancora consacrata,<br />

c’erano sette altari e la Cappella <strong>di</strong> S. Maria Verg<strong>in</strong>e, <strong>alla</strong> quale Cater<strong>in</strong>a della Valle<br />

aveva lasciato un legato consistente <strong>in</strong> elemos<strong>in</strong>e per celebrare delle messe. In S. Biagio<br />

quattro cappelle erano de<strong>di</strong>cate a vari santi, altre otto erano <strong>di</strong> patronato familiare,<br />

quattro, <strong>in</strong>oltre, erano classificate come confraternite (<strong>di</strong> S. Maria Annunziata, dei<br />

battitori che eleggevano i loro governatori, <strong>di</strong> S. Maria del Carmelo, dei battenti, retta da<br />

quattro economi). Altri due luoghi <strong>pii</strong> erano gestiti da confratelli: la cappella <strong>di</strong> S. Maria<br />

dei Verg<strong>in</strong>i, retta da governatori eletti dai confratelli appartenenti <strong>alla</strong> nobiltà, che vi<br />

aderivano segretamente e multa bona opera pia facentes, e la chiesa <strong>di</strong> S. Maria degli<br />

Angeli, costruita vic<strong>in</strong>o <strong>alla</strong> porta detta del Castello, che si reggeva con le elemos<strong>in</strong>e dei<br />

confratelli che provvedevano anche alle esequie <strong>di</strong> se stessi.<br />

Nella parrocchia <strong>di</strong> S. Marta c’era la confraternita bactitorum, che aveva economi e<br />

procuratori, non <strong>di</strong>sponeva <strong>di</strong> beni immobili ma aveva uno spogliatoio con una camera<br />

superiore, un catafalco, una bara e il pallio; tre cappelle erano <strong>di</strong> patronato familiare con<br />

e<strong>di</strong>fici propri (S. Andrea, Santa Margherita e S. Giovanni Battista); la confraternita <strong>di</strong> S.<br />

Maria Maddalena <strong>di</strong>sponeva <strong>di</strong> uno spogliatoio, la cappella <strong>di</strong> S. Giorgio era ubicata<br />

vic<strong>in</strong>o <strong>alla</strong> porta <strong>di</strong> S. Nicola.<br />

Nella platea della chiesa <strong>di</strong> Santa Lucia c’erano la cappella <strong>di</strong> San Leonardo sotto la<br />

casa del notaio Alfonso <strong>di</strong> Bernardo e quella della confraternita <strong>di</strong> San Bartolomeo<br />

presso la porta del Mercato Vecchio. Era, questa, la confraternita dei battitori che prima<br />

si trovava nella cappella dei Verg<strong>in</strong>i, i suoi amm<strong>in</strong>istratori erano eletti dai confratelli.<br />

Nella platea <strong>di</strong> San Giovanni Battista presso porta Nuova c’erano quattro cappelle,<br />

evidentemente <strong>di</strong> patronato familiare, ubicate nelle case <strong>di</strong> Santillo de Lucarello la<br />

prima, <strong>in</strong> quelle <strong>di</strong> Tommaso Gargano la seconda, altre due erano allocate una presso le<br />

case <strong>di</strong> Cosmello Infante, e l’ultima presso quelle <strong>di</strong> Farniolo Geronimo. Nella chiesa <strong>di</strong><br />

San Giovanni Battista <strong>di</strong> Savignano c’era una sola cappella <strong>di</strong> patronato della famiglia<br />

Seripando <strong>di</strong> Napoli.<br />

Secondo Gaetano Parente la confraternita più antica tra quelle esistenti agli <strong>in</strong>izi della<br />

seconda metà del XIX secolo, quando lui scriveva, era quella <strong>di</strong> Santa Croce e Morte,<br />

che “praticava <strong>di</strong> seppellire gratis i poveri, (…) per esercitare un’opera <strong>di</strong> misericor<strong>di</strong>a”.<br />

Annota anche il Monte <strong>di</strong> S. Francesco Saverio, eretto <strong>in</strong> S. Nicola, poi <strong>di</strong>smesso, che<br />

portava soccorso a domicilio agli <strong>in</strong>fermi 155 . Certamente prima del Concilio <strong>di</strong> Trento fu<br />

fondata la confraternita dell’Immacolata Concezione con sede nella Chiesa francescana<br />

dell’Immacolata, nel 1580 essa era associata all’omonima arciconfraternita <strong>di</strong> Roma.<br />

Nel 1582, per sottrarsi <strong>alla</strong> soggezione dei frati e avere una sede propria, i confratelli<br />

154 Luciano Orabona, op. cit., pp. 235 e 298.<br />

155 Gaetano Parente, op. cit., vol. I, p. 79.

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