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Dai Luoghi pii alla pubblica assistenza in Terra di Lavoro

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16<br />

“Furono fondate confraternite nuove, più pie e sotto lo stretto controllo del clero” 14 . A<br />

volte questa tendenza all’accentramento <strong>in</strong>contrava la resistenza popolare,<br />

particolarmente nelle zone rurali, dove i laici “videro <strong>di</strong>m<strong>in</strong>uire il proprio ruolo <strong>in</strong><br />

istituzioni parrocchiali come le confraternite, le opere <strong>di</strong> carità e gli ospedali, mentre<br />

l’<strong>in</strong>fluenza del clero aumentava” 15 . Il tentativo <strong>di</strong> riportare il movimento sotto il<br />

controllo della gerarchia ecclesiastica 16 , si concretizzava consentendo ai vescovi e ai<br />

loro <strong>in</strong>caricati <strong>di</strong> vigilare sulla condotta morale dei confratelli, sulla possibilità <strong>di</strong><br />

deviazione verso eresie, sulla giusta esecuzione dei testamenti e dei legati, sulla loro<br />

collaborazione o opposizione <strong>alla</strong> vita parrocchiale 17 e sulla gestione delle risorse<br />

economiche 18 . In Italia nei rapporti con le parrocchie si ebbero esperienze <strong>di</strong>versificate,<br />

mentre al Nord le confraternite, pur sorte <strong>in</strong> esse, nel tempo se ne allontanarono anche<br />

materialmente, m<strong>in</strong>andone il ruolo 19 , <strong>in</strong> Campania la maggior parte rimase ad esse<br />

legate <strong>in</strong> un rapporto armonioso che proseguì almeno f<strong>in</strong>o al secolo XVII 20 . A Napoli la<br />

curia arcivescovile riusciva a imporre alle confraternite mo<strong>di</strong>fiche statutarie tese a “un<br />

maggior controllo non solo della Curia sulla confraternita e dei governatori sui<br />

confratelli, ma cosa <strong>di</strong> maggior rilievo, dei confratelli stessi sui governatori” attraverso<br />

la figura del Padre Correttore, che doveva essere un sacerdote secolare o regolare, col<br />

compito non solo <strong>di</strong> “correzione fraterna” dei confratelli, ma anche con quello <strong>di</strong><br />

ricevere le lamentele dei fratelli circa l’osservanza delle Regole da parte dei governatori<br />

e <strong>di</strong> <strong>in</strong>tervenire, con l’approvazione del vescovo, per riprendere i colpevoli 21 . Inoltre,<br />

nella confraternita della Croce, ma verosimilmente anche <strong>in</strong> altre, era fatto <strong>di</strong>vieto ai<br />

confratelli <strong>di</strong> <strong>di</strong>scutere su argomenti non strettamente legati all’amm<strong>in</strong>istrazione della<br />

confraternita, qu<strong>in</strong><strong>di</strong> con l’esclusione <strong>di</strong> esporre o <strong>in</strong>terpretare i libri sacri. Queste<br />

restrizioni, sostiene Silvana Musella, che ha condotto una ricerca sulla Confraternita<br />

della Croce a Napoli nell’età della Controriforma, avvilendo la naturale <strong>di</strong>sposizione dei<br />

s<strong>in</strong>goli <strong>alla</strong> <strong>di</strong>scussione determ<strong>in</strong>arono un “immobilismo religioso e si può ritenere che<br />

l’atteggiamento globale della Curia nei riguar<strong>di</strong> <strong>di</strong> queste associazioni abbia contribuito<br />

14 Ivi, p. 255.<br />

15 Ivi, p. 257.<br />

16 Cfr. Roberto Rusconi, op. cit., p. 486.<br />

17 Cristopher F. Black, op. cit., p. 88.<br />

18 Nella sessione XXII del 17 settembre 1562 il Concilio decretò “Che li vescovi, come delegati,<br />

siano esecutori delle <strong>di</strong>sposizioni pie, così testamentarie come de viventi; poss<strong>in</strong>o visitar gli<br />

ospitali e collegi e confraternità de laici, ezian<strong>di</strong>o quelle che sono chiamate scole o con qual si<br />

voglia altro nome, eccettuate quelle sono sotto l’ imme<strong>di</strong>ata protezione d’i re; poss<strong>in</strong>o visitar<br />

l’elemos<strong>in</strong>e d’i monti <strong>di</strong> pietà e tutti li luochi <strong>pii</strong>, se ben sotto la cura de laici; et abb<strong>in</strong>o la<br />

cognizione et esecuzione <strong>di</strong> tutto quello che pertiene al culto <strong>di</strong> Dio, <strong>alla</strong> salute delle anime et <strong>alla</strong><br />

sussistenza de poveri. Che li amm<strong>in</strong>istratori della fabbrica <strong>di</strong> qual si voglia chiesa, ospital,<br />

confraternità, limos<strong>in</strong>a <strong>di</strong> monte <strong>di</strong> pietà e d’ogni altro luoco pio sieno tenuti render conto al<br />

vescovo ogn’anno, e se hanno obligo <strong>di</strong> dar conto ad altri, vi sia aggionto a quelli anco il vescovo,<br />

altrimenti non satisfacciano”, cfr. Paolo Sarpi, Opere, a cura <strong>di</strong> Gaetano e Luisa Cozzi, Milano,<br />

Napoli, E<strong>di</strong>zione speciale per la Biblioteca Treccani e Il Sole 24 Ore S.p.A, Milano 2006, p. 516.<br />

19 Cfr. C.F. Black, op. cit., p. 47.<br />

20 Cfr. G. Vitolo, Pievi, parrocchie e chiese ricettizie <strong>in</strong> Campania, <strong>in</strong> Pievi e Parrocchie <strong>in</strong> Italia<br />

nel Basso Me<strong>di</strong>oevo (sec. XII-XV), Roma 1984, 2 vol. p. 1106.<br />

21 Silvana Musella, Dimensione sociale e prassi associativa <strong>di</strong> una confraternita napoletana<br />

nell’età della controriforma, <strong>in</strong> Giuseppe Galasso e Carla Russo (a cura <strong>di</strong>), Per la storia sociale<br />

e religiosa del Mezzogiorno d’Italia, Vol. I, Napoli 1980, p. 353.

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