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Dai Luoghi pii alla pubblica assistenza in Terra di Lavoro

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61<br />

il parroco era solito per lo <strong>in</strong>nanzi affidare il governo, successero i borghesi, i primi<br />

borghesi del tempo; e questi, poco teneri del pubblico bene e della privata fama,<br />

giunsero a segno da far che i Monti, pel maggior numero, non esistessero più se non <strong>in</strong><br />

carta, sicché chiamaronsi ironicamente con voce <strong>di</strong> Monti cartolari” 18 . Nel 1767 un<br />

e<strong>di</strong>tto rese obbligatoria la costituzione <strong>di</strong> un Monte <strong>in</strong> ciascun comune. Ferd<strong>in</strong>ando IV<br />

nel 1781 emanò un <strong>di</strong>spaccio per fare luce sulle malversazioni. Volle <strong>in</strong>oltre la<br />

fondazione <strong>di</strong> un Monte frumentario 19 del Regno con un capitale <strong>di</strong> mezzo milione tratto<br />

dai fon<strong>di</strong> accumulati dalle se<strong>di</strong> vescovili vacanti, soppresso poi durante la breve vita<br />

della Re<strong>pubblica</strong> Napoletana del 1799. Oltre ai compiti già elencati il Tribunale aveva<br />

quello <strong>di</strong> vigilare sull’osservanza del concordato, qu<strong>in</strong><strong>di</strong> sui problemi legati<br />

all’immunità locale nei luoghi sacri, ai problemi relativi <strong>alla</strong> condotta degli ecclesiastici,<br />

ecc. 20 .<br />

In materia <strong>di</strong> gestione dei <strong>Luoghi</strong> <strong>pii</strong> fu concordato che i vescovi “potessero visitare i<br />

luoghi <strong>pii</strong> laicali e misti, amm<strong>in</strong>istrati e governati da laici, quoad spiritualia tantum, e<br />

designare una persona per <strong>in</strong>tervenire ogni anno, con i razionali o deputati competenti,<br />

nella revisione dei conti degli amm<strong>in</strong>istratori” 21 . Il vescovo, qu<strong>in</strong><strong>di</strong>, aveva il potere nelle<br />

visite pastorali <strong>di</strong> controllare solo l’aspetto spirituale dei <strong>Luoghi</strong> <strong>pii</strong> laicali e misti<br />

mentre la persona da lui designata controllava, <strong>in</strong>sieme ai razionali nom<strong>in</strong>ati dal<br />

Tribunale Misto, la contabilità; i risultati delle verifiche erano <strong>di</strong> esclusiva competenza<br />

del Tribunale 22 . Il controllo doveva avvenire senza compenso e senza onere per il luogo<br />

pio (omn<strong>in</strong>o gratis) 23 . Dopo la resa dei conti agli amm<strong>in</strong>istratori era <strong>in</strong>viata la<br />

liberatoria o, se si riscontravano irregolarità, la significatoria. In tal caso la relazione,<br />

firmata d<strong>alla</strong> persona del vescovo e dai razionali, era <strong>in</strong>viata al Tribunale Misto e la<br />

persona “significata” sarebbe rimasta privata, ipso facto, dell’esercizio delle sue<br />

funzioni, né sarebbe potuto essere re<strong>in</strong>tegrata nell’<strong>in</strong>carico se non dopo aver pagato il<br />

mal tolto. Comunque <strong>in</strong> caso <strong>di</strong> assoluzione da parte del magistrato la re<strong>in</strong>tegra poteva<br />

essere <strong>di</strong>sposta solo dal giu<strong>di</strong>ce naturale, cioè quello del tribunale laico per gli<br />

amm<strong>in</strong>istratori laici, e quello ecclesiastico per gli amm<strong>in</strong>istratori ecclesiastici 24 . Era<br />

esclusa ogni <strong>in</strong>gerenza delle strutture ecclesiastiche sulle chiese e sui luoghi <strong>pii</strong> laici ed<br />

18<br />

Giust<strong>in</strong>o Fortunato, op. cit., ivi. Dello stesso parere era stato Francesco Longano che aveva<br />

scritto: “i monti <strong>di</strong> pietà nacquero, crebbero e prosperarono sotto la <strong>di</strong>rezione de’ vescovi (…)<br />

essendo essi <strong>di</strong>retti da vescovi, furono creduti beni ecclesiastici, e <strong>di</strong> loro natura sacrosanti.<br />

All’<strong>in</strong>contro, tosto che i popoli gli u<strong>di</strong>rono <strong>di</strong> snaturati, e riputati meri beni laicali, li<br />

saccheggiarono, massime che i sopravigilanti <strong>di</strong> ciascuna <strong>di</strong>ocesi concorsero a profittarne. Di qui<br />

la per<strong>di</strong>ta irreparabile d’una opera <strong>pubblica</strong> <strong>di</strong> utilità estrema quasi ché <strong>in</strong> ogni città, terra e<br />

villaggio della prov<strong>in</strong>cia (…). Cotai Monti somm<strong>in</strong>istravano e vitto e sementa ai poveri coloni; le<br />

vedove, gli orfani e gli impotenti ne ricevevano soccorso e <strong>assistenza</strong> cont<strong>in</strong>ovata”. Francesco<br />

Longano <strong>in</strong> Franco Venturi (a cura <strong>di</strong>), op. cit., p. 405.<br />

19<br />

Giuseppe Maria Galanti, op. cit., p. 210. Il Galanti scrive che il Monte frumentario “ha soccorso<br />

<strong>in</strong> vari bisogni lo Stato”. A seguito delle carestie del 1764 e del 1765 lo Stato sabaudo favorì la<br />

costituzione dei Monti frumentari <strong>in</strong> Sardegna per anticipare le sementi ai contad<strong>in</strong>i e rompere la<br />

soffocante stretta degli usurai, cfr. Stuart J. Woolf, op. cit., p. 101. .<br />

20<br />

Concordato cap. IX Tribunale Misto, cfr., Vito Giliberti, op. cit. pp. 277-280 e G. M. Galanti,<br />

op. cit., p. 222.<br />

21<br />

Guido Lan<strong>di</strong>, op. cit., p. 806 . Cap. V comma I.<br />

22<br />

Concordato, cap. V comma 2.<br />

23<br />

Concordato, capo V par. 2, Giliberti, op. cit., p. 274.<br />

24<br />

Concordato, capo V, par. 4 Ivi., p. 274.

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