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Dai Luoghi pii alla pubblica assistenza in Terra di Lavoro

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per l’acqua <strong>di</strong> calce prima della sem<strong>in</strong>a, non si aveva un rapporto migliore <strong>di</strong> 1 a 5-6 4 .<br />

L’allevamento delle bufale era presente nelle aree paludose, particolarmente a Vico <strong>di</strong><br />

Pantano, e consentiva <strong>di</strong> produrre mozzarelle molto apprezzate e commercializzate. La<br />

seta che si lavorava nell’agro aversano ammontava a 4.500 libre all’anno, poca cosa<br />

rispetto alle 80.000 libre dell’agro nolano e alle 30.000 dei casali <strong>di</strong> Napoli. La sua<br />

qualità era scadente, <strong>in</strong>fatti, il Consiglio generale della prov<strong>in</strong>cia <strong>di</strong> Napoli nel 1808,<br />

facendo riferimento all’<strong>in</strong>tera prov<strong>in</strong>cia, scriverà che la seta “tirata nel rozzo modo<br />

antico dà un prodotto <strong>di</strong> carl<strong>in</strong>i 18 la libra, prezzo me<strong>di</strong>o, quando se si tirasse all’uso del<br />

Piemonte, o sia all’organz<strong>in</strong>o, potrebbe dare il doppio prodotto” e lamentava che,<br />

nonostante fosse stato fatto un tentativo <strong>di</strong> cambiare il sistema <strong>di</strong> produzione, non si<br />

erano raggiunti i risultati sperati, perché l’<strong>in</strong>troduzione era stata “poco favorita”.<br />

Ugualmente scadenti erano i risultati che si ottenevano col l<strong>in</strong>o e la canapa. Nella stessa<br />

relazione del Consiglio della prov<strong>in</strong>cia si lamentava che “i l<strong>in</strong>i e le canape sono del pari<br />

ben coltivati, ma molto si pecca nella macerazione <strong>in</strong> acque stagnanti e sempre nociva ai<br />

tigli, che alle volte rende poco resistenti, e costantemente più <strong>di</strong> colore bruno, oltre al<br />

danno gravissimo che producesi all’aria e con ciò <strong>alla</strong> <strong>pubblica</strong> salute” e, a proposito dei<br />

lavori <strong>di</strong> tela, <strong>di</strong> canapa e <strong>di</strong> cotone si affermava che erano “immensi ma con poca<br />

arte” 5 . Carattere fondamentale della geografia feudale dell’agro aversano era l’assenza<br />

<strong>di</strong> estesi complessi feudali. Tutti i comuni erano <strong>in</strong>feudati ad eccezione <strong>di</strong> Aversa,<br />

Casandr<strong>in</strong>o, Frattamaggiore e Nevano. Ogni feudatario, <strong>di</strong> solito, aveva giuris<strong>di</strong>zione su<br />

un solo comune, <strong>di</strong> conseguenza si aveva una frantumazione del possesso che dava<br />

orig<strong>in</strong>e a una feudalità m<strong>in</strong>ore, il cui benessere economico era dato più dai terraggi che<br />

dai <strong>di</strong>ritti feudali 6 .<br />

Wolfgang Goethe mentre percorreva, nel febbraio del 1787, la strada che da Capua<br />

conduceva a Napoli era colpito dal terreno ben lavorato, dai campi <strong>di</strong> verde grano e dai<br />

filari <strong>di</strong> pioppi che sostenevano le viti dell’uva aspr<strong>in</strong>a.<br />

Raggiungemmo f<strong>in</strong>almente il piano <strong>di</strong> Capua, e poco dopo la stessa Capua, ove pranzammo. Nelle<br />

ore pomeri<strong>di</strong>ane ci si aprì d<strong>in</strong>anzi una bella pianura. La strada maestra corre larga fra ver<strong>di</strong> prati<br />

<strong>di</strong> frumento: il grano è come un tappeto, alto forse parecchi palmi. I pioppi son piantati <strong>in</strong> fila, co’<br />

rami mozzi f<strong>in</strong> su e con le viti che vi si abbarbicano. Così è f<strong>in</strong> dentro Napoli. Un terreno netto,<br />

agevolissimo da arare, ben lavorato: i tralci delle viti <strong>di</strong> straord<strong>in</strong>aria grandezza e altezza; i<br />

festoni, come reti svolazzanti, <strong>di</strong> pioppo <strong>in</strong> pioppo. Il Vesuvio ci restava sempre a man s<strong>in</strong>istra,<br />

fumante fortemente; ed io gioivo nell’animo <strong>di</strong> vedere co’ miei occhi questo mirabile oggetto. Il<br />

4<br />

Ivi, op. cit., p. 93.<br />

5<br />

ASN, M<strong>in</strong>istero degli affari <strong>in</strong>terni, busta n. 183, Verbali del Consiglio generale della prov<strong>in</strong>cia<br />

<strong>di</strong> Napoli del 25 e 26 ottobre 1808.<br />

6<br />

Sull’area aversana <strong>in</strong> età moderna è ancora fondamentale Aurelio Lepre, <strong>Terra</strong> <strong>di</strong> <strong>Lavoro</strong><br />

nell’età moderna, Napoli 1978. Sull’oppressione fiscale dei baroni, purtroppo, le mo<strong>di</strong>fiche<br />

apportate dal Tanucci furono marg<strong>in</strong>ali e non riuscirono ad <strong>in</strong>cidere sul sistema feudale, sia per la<br />

<strong>in</strong>ettitud<strong>in</strong>e <strong>di</strong> Ferd<strong>in</strong>ando sia per il mancato sostegno della classe <strong>in</strong>tellettuale, “ (…) i riformisti<br />

napoletani non prospettavano alcuna lotta al baronaggio, ma si limitavano a chiedere al sovrano<br />

buone leggi civili, per migliorare l’economia, l’agricoltura ed il commercio del regno. Per<br />

risolvere la crisi delle campagne essi non progettavano un piano <strong>di</strong> riforma agraria che avrebbe<br />

scosso il potere feudale baronale, ma proponevano l’elim<strong>in</strong>azione delle primogeniture, dei<br />

fidecommessi, la lotta <strong>alla</strong> manomorta ed ai testamenti ad pias causas“, cfr. Enrica Delle Donne<br />

Robertazzi, Un secolo <strong>di</strong> trasformazioni nel Regno <strong>di</strong> Napoli, da Bernardo Tanucci a Francesco<br />

Ricciar<strong>di</strong>, Napoli 2004, pp.50 -51.

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