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Dai Luoghi pii alla pubblica assistenza in Terra di Lavoro

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Banchi <strong>di</strong> Napoli e per il cre<strong>di</strong>to pubblico” 57 . Un’altra fonte <strong>di</strong> entrate dello Stato per il<br />

pubblico <strong>in</strong>teresse erano considerati i beni della Chiesa, dei quali già da tempo gli<br />

economisti riformatori napoletani denunziavano le rov<strong>in</strong>ose conseguenze sull’economia<br />

generale. Nel 1783, <strong>in</strong> occasione del terremoto <strong>in</strong> Calabria, erano stati soppressi i primi<br />

monasteri e i loro beni <strong>in</strong>globati nella Cassa sacra. La strada, dunque, era spianata per<br />

utilizzare i beni ecclesiastici per far fronte, almeno <strong>in</strong> parte, alle spese della guerra. Nel<br />

1793 “il governo <strong>di</strong>mandò soccorsi o doni che per essere a pro della patria chiamò<br />

: tutte le comunità, le congreghe, molti cittad<strong>in</strong>i ne <strong>di</strong>edero <strong>in</strong> copia” 58 . Il<br />

Bianch<strong>in</strong>i scrisse che il valore degli “spontanei e patriottici doni” ammontò a mezzo<br />

milione <strong>di</strong> ducati 59 . Dal gennaio del 1794 era stato imposto “uno straord<strong>in</strong>ario tributo<br />

della metà della tassa descritta ne’catasti de’ luoghi <strong>pii</strong> ecclesiastici e secolari, i quali<br />

pe’ loro beni ne erano immuni, <strong>in</strong> ragione <strong>di</strong> grani sei ad oncia, cioè del c<strong>in</strong>que per<br />

cento sulla ren<strong>di</strong>ta, <strong>in</strong> qualsiasi università fossero i beni, e del sette per cento per quelli<br />

che fussero nella capitale e ne’ suoi casali” 60 . Alla metà del 1794 un altro decreto dava<br />

“a’ luoghi <strong>pii</strong> ed ecclesiastici la facoltà <strong>di</strong> vendere al Governo tutti gli argenti e l’oro ad<br />

eccezione de’ vasi e degli arre<strong>di</strong> sacri dest<strong>in</strong>ati al culto <strong>di</strong>v<strong>in</strong>o, <strong>alla</strong> ragione del quattro<br />

per cento, facendosene assegnamento sugli arrendamenti” 61 . In un <strong>di</strong>spaccio del 28<br />

giugno 1794 il governo si rivolgeva al card<strong>in</strong>ale <strong>di</strong> Napoli perché “<strong>in</strong> via<br />

d’<strong>in</strong>s<strong>in</strong>uazione” suggerisse a tutti i luoghi <strong>pii</strong> della capitale, la ven<strong>di</strong>ta <strong>alla</strong> Corte “<strong>di</strong> tutti<br />

gli ori e gli argenti, ad eccezione <strong>di</strong> quelli a<strong>di</strong>biti al culto, per convertirli <strong>in</strong> moneta, <strong>in</strong><br />

ragione del 2 % del loro <strong>in</strong>tr<strong>in</strong>seco valore, assegnabile su partite d’arrendamenti” 62 .<br />

All’appello del card<strong>in</strong>ale non fecero seguito molte offerte, tanto che il 13 settembre si<br />

“r<strong>in</strong>novava all’Arcivescovo <strong>di</strong> Napoli la stessa richiesta pei bisogni della guerra e dello<br />

stato, elevando il frutto al 4% per quelle chiese o luoghi <strong>pii</strong> o congregazioni che<br />

avessero portati <strong>alla</strong> zecca gli argenti entro due mesi” 63 . Nonostante i solleciti, pochi<br />

furono i <strong>Luoghi</strong> <strong>pii</strong> che risposero all’appello. Dal 22 settembre 1794 al 21 marzo 1796<br />

la zecca ricevette argento per soli 467.362 ducati. Anche i beni ecclesiastici furono<br />

sottoposti a tassazione, <strong>in</strong>fatti, nel Consiglio <strong>di</strong> Stato del 19 maggio del 1796 “venne<br />

decretata la esazione <strong>di</strong> uno straord<strong>in</strong>ario tributo <strong>di</strong>retto chiamato , cioè <strong>in</strong><br />

proporzione del <strong>di</strong>eci per cento sul valore <strong>di</strong> tutto ciò che era assoggettato ad esso (…).<br />

La base della novella tassa fu <strong>di</strong> sottoporsi straord<strong>in</strong>ariamente al pagamento <strong>di</strong> decima<br />

57 P. Villani, La ven<strong>di</strong>ta cit., p. 11.<br />

58 P. Colletta, Storia del Reame <strong>di</strong> Napoli, <strong>in</strong>troduzione e note <strong>di</strong> N<strong>in</strong>o Cortese, Napoli 1969, vol.<br />

I, p. 303.<br />

59 Ivi, p. 303. Nota <strong>di</strong> N<strong>in</strong>o Cortese. L’elenco delle offerte fu <strong>pubblica</strong>to d<strong>alla</strong> Gazzetta civica<br />

familiare <strong>in</strong>iziando dal numero 23 del 4 giugno 1796.<br />

60 L. Bianch<strong>in</strong>i, op. cit., p. 330, brano riportato da N<strong>in</strong>o Cortese <strong>in</strong> Colletta, op. cit., p. 304. In L.<br />

Conforti, Napoli dal 1789 al 1796, Napoli 1887, pp. 187-188 sono riportati gli elenchi dei luoghi<br />

<strong>pii</strong>.<br />

61 Gazzetta universale, n. 86, del 28 ottobre 1794, riportata <strong>in</strong> P. Colletta, op. cit., ivi, p.305.<br />

Anche nello Stato pontificio si ricorse a manovre fiscali sui luoghi <strong>pii</strong> per procurare risorse allo<br />

Stato, Cfr. Armando Serra, Problemi dei beni ecclesiastici nella società pre<strong>in</strong>dustriale, Le<br />

confraternite <strong>di</strong> Roma moderna, Roma 1983, pp.111 e sgg.<br />

62 Attilio Simioni, Le orig<strong>in</strong>i del Risorgimento politico dell’Italia Meri<strong>di</strong>onale, ristampa<br />

anastatica, Napoli 1995, vol. II, p. 109.<br />

63 Ivi, p. 109. Particolari sulla requisizione sono <strong>in</strong> Segreteria <strong>di</strong> polizia, <strong>di</strong>spacci, 4 ottobre 1794,<br />

p. 1082.

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