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Dai Luoghi pii alla pubblica assistenza in Terra di Lavoro

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1. 1 Le spese <strong>di</strong> culto<br />

178<br />

La maggior quantità delle ren<strong>di</strong>te dei luoghi <strong>pii</strong> era assorbita dalle spese <strong>di</strong> culto, nelle<br />

quali abbiamo compreso le elemos<strong>in</strong>e per la celebrazione delle messe, gli oneri per le<br />

processioni, le feste, le cere e l’olio, e il compenso al padre spirituale, ai cappellani, ai<br />

confessori, ai sacrestani, all’organista, all’organaro e al tiramantice. Nell’<strong>in</strong>tera <strong>di</strong>ocesi<br />

per quest’attività si spendeva circa il 56% dell’<strong>in</strong>troito totale. Il 31% <strong>di</strong> esso era<br />

rappresentato dagli oneri per la celebrazione <strong>di</strong> messe 1 , l’8% dalle spese per le feste e un<br />

altro 8% dall’acquisto <strong>di</strong> cera e olio per le lampade votive, il 3,46% per i cappellani, il<br />

2,43 per il padre spirituale, l’altro 2% si <strong>di</strong>videva tra l’acquisto delle ostie e del v<strong>in</strong>o e il<br />

compenso <strong>alla</strong> lavandaia degli arre<strong>di</strong> sacri e agli altri provisionati, com’erano chiamati<br />

quelli che prestavano la loro attività. Su trenta comuni sette spendevano per questo ramo<br />

<strong>di</strong> attività meno del 50% delle entrate, qu<strong>in</strong><strong>di</strong>ci spendevano oltre il 60 %, tra questi<br />

figurano, nel gruppo dei comuni più popolosi, Frattamaggiore e Giugliano con uscite<br />

rispettivamente <strong>di</strong> 4.878 e 6.204 ducati, pari al 64 e 66%. Gli altri comuni come Aprano,<br />

Casaluce, Cesa e S. Marcell<strong>in</strong>o, che avevano entrate al <strong>di</strong> sotto <strong>di</strong> mille ducati,<br />

<strong>di</strong>stribuiti tra i vari luoghi <strong>pii</strong>, spesso molto poveri, spendevano per il culto dal 70 al<br />

90%.<br />

Se parte della nobiltà e della piccola borghesia aveva lasciato beni, spesso consistenti,<br />

alle chiese e ai luoghi <strong>pii</strong> poiché vedeva nella celebrazione <strong>di</strong> messe per la propria<br />

anima il mezzo per salvarsi dalle pene del Purgatorio, non meraviglia sapere che circa<br />

14.000 ducati all’anno erano spesi per la celebrazione <strong>di</strong> circa 90.000 messe, pari a una<br />

per ogni abitante della <strong>di</strong>ocesi 2 . Il numero delle messe per le quali i benefattori avevano<br />

lasciato dei legati variava da una all’anno per Paolo Fulgore, alle 366 per l’anima <strong>di</strong><br />

Alessandro Camera. Ad Aversa la chiesa della SS. Tr<strong>in</strong>ità dei Pellegr<strong>in</strong>i celebrava circa<br />

3400 messe per le anime dei suoi benefattori. Di queste 52 erano cantate e dest<strong>in</strong>ate<br />

all’anima della signora Eleonora Pisano, che aveva assegnato sette carl<strong>in</strong>i per ogni<br />

messa, da <strong>di</strong>stribuire 5 ai cantanti e due al celebrante. Altre 17 erano da celebrare negli<br />

anniversari della morte <strong>di</strong> altri testatori sempre al costo <strong>di</strong> 7 carl<strong>in</strong>i l’una. La<br />

confraternita <strong>di</strong> S. Maria degli Angeli aveva avuto lasciti dai suoi circa 50 benefattori<br />

per celebrare 3.000 messe all’anno. La Cappella della Croce, Orazione e Morte <strong>di</strong><br />

Nostro Signore ne celebrava 1.015, la Cappella del Sacramento nella chiesa <strong>di</strong> S. Maria<br />

a Piazza e il Monte della Pietà nella chiesa cattedrale ne celebravano circa 500 ciascuna,<br />

la confraternita della SS. ma Concezione 1.284. A queste si aggiungevano le messe<br />

previste dalle Regole confraternali per le consorelle e i confratelli deceduti. La Cappella<br />

e il Monte <strong>di</strong> S. Maria <strong>di</strong> Loreto nel 1805 avevano 1.200 messe attrassate, perché gli<br />

1 Anche per le confraternite <strong>di</strong> Pie<strong>di</strong>monte Matese, Luigi Arrigo giunge alle stesse conclusioni:<br />

”<strong>Dai</strong> bilanci si ha la chiara sensazione che vi sia una netta prevalenza delle attività culturali e<br />

religiose, nelle attività della confraternita: E’ ovvio che a muovere i confratelli sia una<br />

preoccupazione <strong>di</strong> carattere prettamente spirituale, ma a beneficiarne economicamente con le<br />

rimesse provenienti dall’enorme quantitativo <strong>di</strong> celebrazioni e riti, è, <strong>in</strong>nanzitutto il clero e il<br />

variegato mondo dei religiosi <strong>di</strong> Pie<strong>di</strong>monte”, cfr. Le confraternite <strong>di</strong> Pie<strong>di</strong>monte Matese: Vita<br />

economica e sociale <strong>in</strong> età moderna, <strong>in</strong> Daniele Casanova, op. cit., p.167.<br />

2 La consuetud<strong>in</strong>e <strong>di</strong> far celebrare messe <strong>in</strong> suffragio delle proprie anime è ancora ampiamente<br />

documentata a Napoli nella prima metà dell’Ottocento, cfr. Paolo Macry, op. cit., pp. 125-136.

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