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Dai Luoghi pii alla pubblica assistenza in Terra di Lavoro

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Ancora nel 1815 il Consiglio aveva parole <strong>di</strong> apprezzamento per il governo della Casa<br />

dei matti <strong>in</strong>st<strong>alla</strong>ta ad Aversa.<br />

Ai parroci il nuovo governo, come abbiamo visto <strong>in</strong> precedenza, assegnava un ruolo<br />

importante <strong>di</strong> me<strong>di</strong>azione con la popolazione. Nel 1813 <strong>in</strong> occasione dell’istituzione<br />

della carta <strong>di</strong> ricognizione, che non era concessa ai <strong>di</strong>sertori, ai refrattari, a chi aveva<br />

commesso delitti e ai sospettati <strong>di</strong> brigantaggio, si chiedeva ai vescovi <strong>di</strong> fare pressione<br />

sui parroci e sui confessori per conv<strong>in</strong>cere la popolazione che la <strong>di</strong>serzione era una<br />

calamità <strong>pubblica</strong>, perché oltre a causare la condanna a morte dei <strong>di</strong>sertori, prevedeva<br />

multe per i parenti e obbligava la popolazione a provvedere <strong>alla</strong> loro sostituzione. Ai<br />

parroci l’Intendente D’Alanno nel 1810 scriveva “e voi parroci, che potete meglio<br />

<strong>in</strong>fluire sull’animo dei contribuenti medesimi, fate loro comprendere nelle Istruzioni dei<br />

dì festivi, che il pr<strong>in</strong>cipal dovere de’ cittad<strong>in</strong>i è quello <strong>di</strong> essere ubbi<strong>di</strong>enti alle leggi e <strong>di</strong><br />

sod<strong>di</strong>sfare le contribuzioni, che sono le vere basi su delle quali poggia il Governo per le<br />

sue operazioni”.<br />

3. Le realizzazioni nei comuni della <strong>di</strong>ocesi<br />

La soppressione <strong>di</strong> tanti monasteri e della feudalità, con l’abolizione degli arrendamenti<br />

e delle adoe, aveva tolto ai luoghi <strong>pii</strong> più ricchi, come alcune A.G.P., molti proventi per<br />

cui vennero a mancare istituzioni che <strong>in</strong> passato avevano <strong>di</strong>stribuito pane ed<br />

elemos<strong>in</strong>e 43 . La riduzione dei monasteri femm<strong>in</strong>ili aveva comportato anche l’abolizione<br />

<strong>di</strong> molti istituti <strong>di</strong> educazione per fanciulle esistenti <strong>in</strong> essi.<br />

Con la legge n. 222 dell’11 agosto 1807 si decise la fondazione <strong>di</strong> una Casa <strong>di</strong><br />

educazione per le ragazze <strong>in</strong> ogni prov<strong>in</strong>cia, con una ren<strong>di</strong>ta annua <strong>di</strong> c<strong>in</strong>quemila ducati<br />

<strong>in</strong> beni immobili, censi o ren<strong>di</strong>te da capitali. Ogni casa avrebbe dovuto ospitare trenta<br />

fanciulle gratuitamente, <strong>in</strong><strong>di</strong>cate dal re 44 e altre che dovevano essere mantenute dalle<br />

famiglie con una retta <strong>di</strong> novantasei ducati all’anno. L’ammissione era consentita alle<br />

ragazze dai sette ai do<strong>di</strong>ci anni e non potevano restarci oltre i <strong>di</strong>ciotto anni. L’istruzione<br />

sarebbe stata fornita da quattro maestre residenti; tre per <strong>in</strong>segnare a leggere e scrivere<br />

<strong>in</strong> italiano e una per <strong>in</strong>segnare a leggere e scrivere <strong>in</strong> francese. Ogni maestra residente<br />

avrebbe avuto “due aggiunte per poterle supplire nelle loro funzioni”, <strong>in</strong> più avrebbero<br />

dovuto essere <strong>in</strong> grado “d’<strong>in</strong>segnare a cucire e ricamare e le altre arti convenienti alle<br />

donne”. Agli altri <strong>in</strong>segnamenti avrebbero provveduto sei maestri: uno <strong>di</strong> <strong>di</strong>segno, due<br />

<strong>di</strong> musica, uno <strong>di</strong> aritmetica, uno <strong>di</strong> geografia, uno <strong>di</strong> storia. L’amm<strong>in</strong>istrazione e la<br />

gestione <strong>in</strong>terna era affidata a una <strong>di</strong>rettrice, a una vice<strong>di</strong>rettrice e ad un economo. La<br />

<strong>di</strong>rettrice era <strong>in</strong>caricata particolarmente <strong>di</strong> vegliare aff<strong>in</strong>ché le educande avessero<br />

eseguito tutti gli atti religiosi che la Chiesa prescriveva. La gestione della casa doveva<br />

avvenire secondo le “<strong>di</strong>sposizioni relative <strong>alla</strong> polizia <strong>in</strong>terna delle case, al vitto, ed al<br />

vestito dell’educande, alle funzioni particolari degl’impiegati, agli onorari delle maestre<br />

o maestri” che sarebbero state emanate successivamente.<br />

43 Angela Valente, op. cit., p. 30.<br />

44 Con la legge n. 239 della stessa data (11 agosto 1807) si chiariva che i posti gratuiti erano<br />

assegnati “alle figlie <strong>di</strong> coloro, che sono attualmente impiegati, o che sono morti al nostro<br />

servizio, ed abbiamo pensato che questa istituzione era necessaria per far provare egualmente ai<br />

figli dell’uno e dell’altro sesso gli effetti della nostra giusta benevolenza”.

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