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Dai Luoghi pii alla pubblica assistenza in Terra di Lavoro

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<strong>in</strong><strong>di</strong>spensabile che questi sodalizi <strong>in</strong>viassero <strong>alla</strong> Cappellania Maggiore della Real<br />

Camera <strong>di</strong> S. Chiara le Regole con la supplica per l’approvazione. 47 .<br />

Norme <strong>di</strong>verse furono dettate per la gestione dei Monti <strong>pii</strong> laicali, fu stabilito che questi<br />

sodalizi erano soggetti al foro laicale 48 e che le controversie della stessa elezione degli<br />

amm<strong>in</strong>istratori non era <strong>di</strong> competenza del Tribunale Misto ma dei giu<strong>di</strong>ci ord<strong>in</strong>ari 49 . Il<br />

<strong>di</strong>sposto del Concordato si applicava solo ai Monti pubblici 50 , il controllo dei conti dei<br />

Monti <strong>pii</strong> e pubblici era <strong>in</strong>vece <strong>di</strong> appannaggio del Tribunale Misto 51 .<br />

I Monti frumentari laici ed ecclesiastici non potevano chiedere ai contad<strong>in</strong>i poveri<br />

all’atto della restituzione del grano altra maggiorazione se non mezzo stoppello 52 per<br />

ogni tomolo prestato. Erano fatti salvi i casi <strong>di</strong> maggior favore ove esistenti 53 .<br />

Nel Concordato non si fissavano norme per la gestione dei <strong>Luoghi</strong> <strong>pii</strong> misti, cioè quelli<br />

amm<strong>in</strong>istrati da laici ed ecclesiastici, al riguardo fu provveduto con <strong>di</strong>sposizioni<br />

successive.<br />

I luoghi <strong>pii</strong> misti, che raggruppavano <strong>in</strong>sieme laici ed ecclesiastici, subirono nel secolo<br />

XVIII “maggiormente l’attenzione del potere civile che, <strong>in</strong> questo periodo <strong>di</strong> acceso<br />

giuris<strong>di</strong>zionalismo, mirava soprattutto a sottrarre le associazioni <strong>di</strong> laici, costituiti anche<br />

per f<strong>in</strong>i <strong>di</strong> culto, da ogni <strong>in</strong>gerenza o prem<strong>in</strong>enza dell’autorità ecclesiastica. Pertanto,<br />

come già si è <strong>in</strong>nanzi affermato, si <strong>di</strong>spose che il clero non potesse più farne parte e che<br />

i religiosi già iscritti potessero svolgere soltanto l’esercizio del culto, abbandonando la<br />

gestione e l’amm<strong>in</strong>istrazione della confraternita” 54 .<br />

3. Le contribuzioni forzose<br />

Le f<strong>in</strong>anze del Regno <strong>di</strong> Napoli negli ultimi due decenni del secolo XVIII “dovettero far<br />

fronte a spese gravi ed impreviste, che alterarono profondamente la composizione del<br />

bilancio dello Stato e <strong>di</strong>edero il colpo <strong>di</strong> grazia al sistema f<strong>in</strong>anziario e tributario<br />

dell’ancien régime, contribuendo al crollo della vecchia <strong>in</strong>adeguata struttura<br />

amm<strong>in</strong>istrativa” 55 . Dall’arrivo <strong>di</strong> Carlo <strong>di</strong> Borbone a Napoli f<strong>in</strong>o allo scoppio della<br />

rivoluzione francese il bilancio dello Stato era aumentato costantemente, quasi<br />

raddoppiandosi, passando dai poco più <strong>di</strong> tre milioni a oltre sei milioni degli anni 1788-<br />

89, ma non aveva subìto “sbalzi improvvisi”. Con la partecipazione napoletana <strong>alla</strong><br />

guerra contro la Francia nel 1792, il bilancio assunse un “andamento catastrofico”. Da<br />

quell’anno le spese salirono ad oltre 20 milioni. A esse si fece fronte sia attraverso gli<br />

arrendamenti 56 sia con “l’appropriazione dei depositi bancari (…) <strong>di</strong>venuta abituale<br />

solo sul f<strong>in</strong>ire del secolo, con gravissime conseguenze per la reputazione dei famosi<br />

47 La norma fu sancita dal <strong>di</strong>spaccio del 15 <strong>di</strong>cembre del 1741, cfr. A. De Sariis, Co<strong>di</strong>ce delle<br />

leggi del Regno <strong>di</strong> Napoli, Napoli 1792-1797, libro I, Della ragione ecclesiastica e sue<br />

pert<strong>in</strong>enze, titolo II, appen<strong>di</strong>ce 7, n. 1-6 Napoli 1792-97, p. 121.<br />

48 Rescritto del 5 gennaio 1743, Cfr., Giliberti, op. cit., p. 137.<br />

49 Rescritto del 6 aprile 1748, ivi, p. 137.<br />

50 Rescritto del 19 novembre 1752, ivi, p. 137.<br />

51 Rescritto del 30 giugno 1753, ivi, p. 138.<br />

52 Lo stoppello era un’ unità <strong>di</strong> misura allora <strong>in</strong> uso. Per i soli<strong>di</strong> valeva 6,8 litri circa.<br />

53 Rescritto del 20 luglio 1776, ivi, p. 138.<br />

54 Cfr. Enrica Delle Donne Robertazzi, op. cit. pp. 139-140.<br />

55 P. Villani, La ven<strong>di</strong>ta dei beni dello Stato nel Regno <strong>di</strong> Napoli (1806-1815), Milano 1964, p. 9.<br />

56 Arredamento trae orig<strong>in</strong>e d<strong>alla</strong> voce spagnola arrendare che significa “dare <strong>in</strong> appalto”.

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