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Dai Luoghi pii alla pubblica assistenza in Terra di Lavoro

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i riti religiosi, per cui il cappellano “puntatore”, cioè quello che segnava le assenze 9 , ne<br />

dava comunicazione ai governatori, che però non ne tenevano conto. Anzi nel tempo si<br />

era consolidata l’abitud<strong>in</strong>e <strong>di</strong> dare ad ogni cappellano, per cantare il primo e il secondo<br />

Vespro a Pentecoste, una regalia <strong>di</strong> 10 carl<strong>in</strong>i, contro il parere del Tribunale Misto, che<br />

aveva stabilito <strong>di</strong> utilizzare i fon<strong>di</strong> a <strong>di</strong>sposizione del sodalizio per “usi veramente <strong>pii</strong>”.<br />

Nel 1794 <strong>in</strong> occasione della Pentecoste i cappellani, non avendo ricevuto la regalia,<br />

avvertirono i governatori e gli eletti dell’Università che non avrebbero partecipato ad<br />

alcuna funzione, senza essere prima pagati. Per evitare lo “sconcerto” che ne sarebbe<br />

potuto nascere tra la popolazione e per calmare l’animo deciso de’ preti, i governatori<br />

ord<strong>in</strong>arono all’affittatore dei terreni della chiesa, il magnifico Francesco Carola, <strong>di</strong><br />

sborsare tutto il denaro necessario per solennizzare, come al solito, tale festività.<br />

Nonostante ciò i sacerdoti non si ritennero rassicurati, anzi nella matt<strong>in</strong>a <strong>di</strong> domenica,<br />

giorno <strong>di</strong> festa solenne, <strong>in</strong>viarono a casa <strong>di</strong> uno de’ Governatori e del Cassiere un<br />

<strong>in</strong>serviente della Chiesa, per comunicare che non avrebbero cantato la Messa, se non<br />

avessero ricevuto anticipatamente i <strong>di</strong>eci carl<strong>in</strong>i. A tale richiesta i governatori riba<strong>di</strong>rono<br />

che avevano ord<strong>in</strong>ato al Carola <strong>di</strong> pagare loro quanto dovuto. I cappellani, che nel<br />

frattempo si erano recati <strong>in</strong> chiesa, non sod<strong>di</strong>sfatti si allontanarono senza cantare la<br />

Messa: “cosa la quale non lasciò <strong>di</strong> scandalizzare tutto il Popolo ivi radunato”. Temendo<br />

che non fossero state celebrate nemmeno le funzioni previste alle ore 18 dello stesso<br />

giorno, i governatori mandarono un notaio a casa <strong>di</strong> don Urbano Cicatelli, sacrestano<br />

maggiore, per chiedere se il clero avesse celebrato il Vespro serale e la Messa cantata il<br />

lunedì matt<strong>in</strong>a. Don Urbano rispose che egli all’ora solita si sarebbe portato <strong>in</strong> chiesa<br />

per far suonare il segno del Vespro, ma dubitava fortemente che i preti avrebbero<br />

ubbi<strong>di</strong>to senza aver ricevuto prima il denaro. Venuta l’ora e non essendo andato <strong>in</strong><br />

chiesa nemmeno don Urbano, i governatori e gli eletti mandarono il notaio a far suonare<br />

le campane <strong>in</strong> segno del Vespro, al loro suono giunsero <strong>in</strong> chiesa solo 5 sacerdoti, don<br />

Santo Basile, don V<strong>in</strong>cenzo <strong>di</strong> Cristofaro, don Paolo Verde, don Anton<strong>in</strong>o Fiume e don<br />

Giuseppe Storace, i quali avendo aspettato s<strong>in</strong>o alle ore 22 e mezzo senza veder<br />

comparire gli altri se ne andarono. Il vespro si cantò poi dopo le 23 10 , allorché il Capo<br />

ruota Pecchenedda, che si trovava a S. Antimo <strong>in</strong>sieme al segretario del Tribunale<br />

Misto, rimproverò aspramente i sacerdoti che si erano rivolti a lui per protestare contro i<br />

governatori, ricordando loro che, per <strong>in</strong>teresse, avevano tra<strong>di</strong>to il loro compito.<br />

1. 3 Le processioni e le feste<br />

Il clero sosteneva che le processioni rispondessero ad un bisogno <strong>di</strong> devozionalità del<br />

popolo ed <strong>alla</strong> necessità <strong>di</strong> impetrare la grazia <strong>di</strong> Dio per ridurre i castighi, come<br />

terremoti, temporali, siccità, ecc., che egli <strong>in</strong>viava sulla terra, <strong>in</strong> espiazione dei tanti<br />

peccati. Le feste erano tra le più significative consuetud<strong>in</strong>i <strong>in</strong> quel periodo e le pre<strong>di</strong>che,<br />

9 C’era un sistema <strong>di</strong> valutazione delle assenze <strong>in</strong> base ai punti assegnati ad ogni funzione sacra.<br />

Per cui, ad esempio, la mancata partecipazione ai Vespri <strong>di</strong> prima e seconda classe comportava la<br />

detrazione <strong>di</strong> c<strong>in</strong>que grani, come nelle messe cantate. Nelle ore poi <strong>di</strong> Prima e Terza il punto<br />

ascendeva a c<strong>in</strong>que grani, ossia 2,5 grani ad ora. Nelle processioni del Corpus Dom<strong>in</strong>i e <strong>di</strong> S.<br />

Antimo, protettore del paese, il punto saliva a venti grani.<br />

10 L’ora è <strong>in</strong><strong>di</strong>cata col sistema greco, che faceva decorrere il giorno d<strong>alla</strong> prima ora <strong>di</strong> buio, per<br />

cui le ore ventidue corrispondevano a due ore prima della sera.

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