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Dai Luoghi pii alla pubblica assistenza in Terra di Lavoro

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primo Monte, se si sposavano un maritaggio <strong>di</strong> 30 ducati ciascuna e se si monacavano <strong>di</strong><br />

sei ducati, e, dal secondo l’importo versato nel tempo maggiorato <strong>di</strong> venti grani per ogni<br />

ducato. Situazioni analoghe erano presenti anche a Crispano e Pomigliano d’Atella.<br />

1.9 Povertà ed elemos<strong>in</strong>e<br />

Nel Mezzogiorno lo sviluppo demografico verificatosi dall’<strong>in</strong>izio del 700 aveva fatto<br />

aumentare il numero dei poveri 40 . Che la povertà fosse ampiamente <strong>di</strong>ffusa lo affermava<br />

anche G. M. Galanti “I Greci e i Romani avevano la schiavitù, i popoli moderni hanno<br />

la men<strong>di</strong>cità, due cose che più <strong>di</strong> tutto <strong>di</strong>sonorano il genere umano” 41 . I riformatori<br />

napoletani d’idee conservatrici come il Palmieri e Domenico Grimal<strong>di</strong> resp<strong>in</strong>gevano<br />

l’idea che si dovessero tenere <strong>in</strong> conto i bisogni dei contad<strong>in</strong>i, “sono <strong>in</strong>somma quasi<br />

simili a’ selvaggi”, e sostenevano la <strong>di</strong>fesa della produzione locale contro le merci<br />

straniere e la non nocività della povertà generale al benessere della nazione. Il mancato<br />

<strong>in</strong>gresso delle merci straniere nel Regno contribuiva a tenere i prezzi alti e qu<strong>in</strong><strong>di</strong> a<br />

limitare i consumi dei poveri. 42 . Ovviamente <strong>di</strong> parere <strong>di</strong>verso erano i progressisti che<br />

attraverso Longano denunciavano: “Lo stato è gionto all’ultimo del suo punto <strong>di</strong><br />

decl<strong>in</strong>azione quando è ridotto a due sole classi, delle quali una abbonda del superfluo ed<br />

all’altra manca il necessario fisico” 43 . I poveri erano tanti e l’atteggiamento nei loro<br />

confronti variava nel corso del tempo. Dall’illum<strong>in</strong>ismo <strong>in</strong> poi i commentatori laici<br />

criticavano “il modo <strong>in</strong> cui si faceva l’elemos<strong>in</strong>a: una sorta <strong>di</strong> mezzo con cui il donatore<br />

si metteva a posto la coscienza. Al povero, <strong>in</strong> sostanza, si dava scarsa <strong>assistenza</strong>, al <strong>di</strong> là<br />

del sollievo imme<strong>di</strong>ato e temporaneo; e, <strong>in</strong> compenso, c’era il rischio che i problemi<br />

peggiorassero, favorendo la pigrizia, la crim<strong>in</strong>alità e un uso scorretto dei fon<strong>di</strong> <strong>di</strong> carità.<br />

Simili accuse furono <strong>di</strong>rette contro le forme <strong>di</strong> <strong>assistenza</strong> organizzata e programmata,<br />

ma il bersaglio pr<strong>in</strong>cipale restò l’elargizione casuale delle elemos<strong>in</strong>e” 44 . Nel periodo da<br />

noi preso <strong>in</strong> considerazione le uscite per l‘<strong>assistenza</strong> ai poveri erano davvero poche. Ciò<br />

poteva <strong>di</strong>pendere sia da un cambiamento della concezione nei riguar<strong>di</strong> della povertà<br />

rispetto al passato, quando pare che l’<strong>assistenza</strong> fornita dalle confraternite italiane fosse<br />

elevata 45 , sia dal r<strong>in</strong>chiudersi degli <strong>in</strong><strong>di</strong>vidui <strong>in</strong> se stessi pensando più ai benefici<br />

materiali che potevano ricavare essi stessi d<strong>alla</strong> gestione dei beni dei luoghi <strong>pii</strong> che a<br />

quelli che potevano arrecare agli altri. Le elemos<strong>in</strong>e dei privati e dei luoghi <strong>pii</strong><br />

40 In merito cfr. G. Muto, Forme e contenuti economici dell’<strong>assistenza</strong> nel Mezzogiorno moderno.<br />

Il caso <strong>di</strong> Napoli, e A. Musi, Pauperismo e pensiero giuri<strong>di</strong>co a Napoli nella prima metà del<br />

secolo XVII, <strong>in</strong> Timore e Carità. I poveri nell’Italia Moderna. Atti del convegno. Cremona 1980,<br />

a cura <strong>di</strong> G. Politi, M. Rosa e F. Della Peruta, Cremona 1982.<br />

41 G. M. Galanti, Nuova descrizione, cit., vol., 6, p. 133.<br />

42 Stuart J Woolfe, La storia politica e sociale, <strong>in</strong> Storia d’Italia, vol. terzo, Tor<strong>in</strong>o 1973, p. 132.<br />

Il mancato <strong>in</strong>gresso delle merci straniere nel Regno contribuiva a tenere i prezzi alti e qu<strong>in</strong><strong>di</strong> a<br />

limitare i consumi dei poveri.<br />

43 Stuart J Woolfe, op. cit., p. 133.<br />

44 Christopher F. Black, op. cit., p. 224.<br />

45 C. Black afferma, riferendosi al C<strong>in</strong>quecento, che “Le confraternite spendevano tempo e denaro<br />

<strong>in</strong> misura significativa <strong>in</strong> opere umanitarie per le persone meno fortunate, che facessero parte o<br />

meno della fratellanza. I membri delle confraternite (…) utilizzavano <strong>di</strong> solito le sette opere <strong>di</strong><br />

misericor<strong>di</strong>a come guida al comportamento nei confronti del prossimo”, cfr., C.F. Black, op. cit.,<br />

p. 174.

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