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Dai Luoghi pii alla pubblica assistenza in Terra di Lavoro

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prov<strong>in</strong>cia 39 dove, a proposito della <strong>pubblica</strong> <strong>assistenza</strong>, scriveva: “Mentre i proietti e le<br />

loro nutrici gridano miseria, mentre l’umanità languente da per tutto è abbandonata ai<br />

mezzi scarsi del cittad<strong>in</strong>o, questa prov<strong>in</strong>cia abbonda <strong>di</strong> fon<strong>di</strong> <strong>di</strong> Beneficenza lasciati a<br />

tal’uopo dai Maggiori. Ma <strong>di</strong>lapidate le ren<strong>di</strong>te, ed <strong>in</strong>vertito l’uso <strong>in</strong> ostentazioni e vane<br />

feste,” tali pie fondazioni possono riconoscersi solo per il nome che portano ancora.<br />

“Ho stabilito per questo una Commissione <strong>di</strong> Beneficenza <strong>in</strong> ciascun circondario,<br />

aff<strong>in</strong>ché prenda conto <strong>di</strong> tali Stabilimenti esistenti nel Circondario e facciano conoscere<br />

le ren<strong>di</strong>te, l’uso, e il bisogno del Circondario stesso. Tale travaglio così preparato si<br />

presenta a una Commissione Centrale <strong>di</strong> Beneficenza del Distretto la quale mi deve<br />

proporre l’occorrente”.<br />

In materia <strong>di</strong> <strong>pubblica</strong> istruzione Macedonio riteneva le decisioni del governo non<br />

rispondenti alle reali esigenze della popolazione. Infatti, egli argomentava, nei comuni<br />

gran<strong>di</strong> uno o due maestri non potevano che istruire pochi ragazzi, nei comuni piccoli i<br />

fanciulli e le fanciulle erano occupati nei lavori dei campi e non andavano a scuola.<br />

Proponeva <strong>di</strong> istituire le Scuole Normali solo nei comuni oltre 4000 abitanti, abolendo<br />

come <strong>in</strong>utile ogni altra scuola, compresa quella per le fanciulle quando non vi era la<br />

maestra “atta all’istruzione, ciocché sovente accade” 40 e dare, nei comuni con meno <strong>di</strong><br />

4.000 abitanti, tre carl<strong>in</strong>i al mese a chiunque istruisse nel leggere, scrivere e far <strong>di</strong> conto<br />

i fanciulli e leggere, scrivere e addestrare nei travagli domestici le fanciulle.<br />

Molta attenzione il Consiglio de<strong>di</strong>cava alle con<strong>di</strong>zioni delle carceri. Dopo aver ricordato<br />

che <strong>in</strong> tutte le nazioni civilizzate, le carcerazioni servivano a custo<strong>di</strong>re i rei, per cui i<br />

detenuti non avevano “<strong>di</strong>ritto a godere, ma neanche a stremamente patire”, il Consiglio<br />

osservava che le carceri della prov<strong>in</strong>cia erano generalmente umide, perché ubicate a<br />

piano terra e senza una ventilazione sufficiente, anzi l’aria <strong>di</strong>ventava “talmente<br />

mefitica” che gran parte <strong>di</strong> quegl’<strong>in</strong>felici moriva; la con<strong>di</strong>zione peggiorava quando le<br />

carceri erano ubicate sotto il livello stradale. Inoltre erano messi negli stessi locali<br />

giovanetti e vecchi, rei gravi e meno gravi, e tutti vivevano più da schiavi, che da<br />

sud<strong>di</strong>ti, anzi da bestie, mancando loro oltre all’aria anche il cibo. Altro problema delle<br />

carceri era rappresentato dai carcerieri, “gente immoralissima”, che ottenevano dal<br />

lavoro il doppio del soldo che loro spettava, ricavandolo dagli strazi che arrecavano ai<br />

detenuti, dai furti, dalle rap<strong>in</strong>e che facevano a loro danno. Il Consiglio proponeva che le<br />

carceri nuove fossero costruite col pavimento <strong>in</strong> terreno battuto e, comunque, non al<br />

piano terra, e che fossero fornite <strong>di</strong> un “picciol cortile ove possano qualche giorno della<br />

settimana respirare aere” e che fossero previste stanze <strong>di</strong>verse <strong>in</strong> base al sesso e all’età<br />

dei detenuti Le normative concernenti la somm<strong>in</strong>istrazione degli alimenti ai carcerati<br />

dei capoluoghi <strong>di</strong> prov<strong>in</strong>cia, previste con <strong>di</strong>sposizioni del 7 maggio 1810, furono estese<br />

a tutti i carcerati delle prigioni dei capoluoghi <strong>di</strong> <strong>di</strong>stretto e a quelli dei giu<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> pace.<br />

A ottobre 1811 il Consiglio 41 tornò a riunirsi lamentando ancora, a proposito dei<br />

proietti, che il m<strong>in</strong>istero a fronte dei fon<strong>di</strong> necessari calcolati <strong>in</strong> 10.500 ducati ne aveva<br />

39 A.S.C.E. Intendenza, del Consiglio prov<strong>in</strong>ciale e <strong>di</strong>strettuali, fascio 90.<br />

40 Sulla <strong>di</strong>fficoltà a reperire maestre perché “da un lato, le donne del popolo non erano <strong>in</strong> grado <strong>di</strong><br />

svolgere quella funzione, mentre dall’altro le si rifiutavano <strong>di</strong> assumerla per<br />

ragioni <strong>di</strong> status”, cfr. Anna Maria Rao (a cura <strong>di</strong>), Cultura e lavoro <strong>in</strong>tellettuale, cit., p. 29.<br />

41 I suoi membri, a seguito delle varie sostituzioni operate, erano: conte della Rocca Marigliano<br />

presidente, Pasquale Ciccarelli segretario, Simeone Picazio, Carm<strong>in</strong>io Natale, Bernard<strong>in</strong>o<br />

Cuccari, Ignazio Bastan<strong>di</strong>, Ferd<strong>in</strong>ando Paschi, Giuseppe Transo, Francesco Buon<strong>in</strong>contri, Nicola<br />

Lucarelli, Giuseppe Diana, Virgilio <strong>di</strong> Pippo.

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