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Dai Luoghi pii alla pubblica assistenza in Terra di Lavoro

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231<br />

In materia <strong>di</strong> gestione della povertà si ebbero vari provve<strong>di</strong>menti, che tendevano ad<br />

assimilare i men<strong>di</strong>ci e i vagabon<strong>di</strong> a veri e propri del<strong>in</strong>quenti che commettevano crim<strong>in</strong>i<br />

anche se <strong>di</strong> lieve entità. Una prima legge del 1808 n. 153 del 22 maggio <strong>di</strong>st<strong>in</strong>gueva tra<br />

il men<strong>di</strong>cante valido e l’<strong>in</strong>valido o <strong>in</strong>fermo. I men<strong>di</strong>canti <strong>in</strong>capaci <strong>di</strong> lavorare dovevano<br />

essere tenuti <strong>in</strong> case pubbliche e dovevano de<strong>di</strong>carsi “a quella specie <strong>di</strong> travaglio, che<br />

sia loro permesso dal loro stato fisico”. Quelli che preferivano la men<strong>di</strong>cità al ricovero<br />

vi dovevano essere obbligati d<strong>alla</strong> <strong>pubblica</strong> autorità. Diversamente andava visto il<br />

vagabondo, che men<strong>di</strong>cava per condurre una vita oziosa e libert<strong>in</strong>a, per il quale c’era<br />

solo il carcere. L’ultimo decreto del 24 giugno 1813 ord<strong>in</strong>ava che tutti i men<strong>di</strong>ci<br />

dovevano essere r<strong>in</strong>chiusi nei depositi <strong>di</strong> men<strong>di</strong>cità da istituire <strong>in</strong> ogni prov<strong>in</strong>cia, mentre<br />

i vagabon<strong>di</strong> dovevano essere imprigionati. Nella gestione degli ospizi per i poveri si<br />

fecero strada dei progetti già ipotizzati dal Galanti e che debolmente si era <strong>in</strong>iziato a<br />

realizzare nel 1802, utilizzando i giovani reclusi dell’Albergo dei Poveri <strong>in</strong> lavori<br />

agricoli <strong>in</strong> Capitanata o <strong>in</strong> attività manifatturiere nei laboratori <strong>in</strong>terni al Reclusorio 111 .<br />

Nel 1810 alcuni impren<strong>di</strong>tori napoletani furono autorizzati ad attivare una vera e propria<br />

manifattura tessile nell’Albergo dei poveri. I reclusi furono utilizzati anche come<br />

barbieri, sarti, fabbri ecc. per le necessità <strong>in</strong>terne. Altra novità <strong>in</strong>teressante della politica<br />

assistenziale dei napoleoni<strong>di</strong> fu il ritenere che anche le donne dovessero svolgere<br />

un’attività produttiva all’<strong>in</strong>terno dei conservatori 112 . Nel decreto del 18 ottobre 1808,<br />

che istituiva il Comitato centrale <strong>di</strong> <strong>pubblica</strong> beneficenza, era previsto, tra i compiti dei<br />

suoi membri, quello <strong>di</strong> procurare il lavoro ai poveri <strong>in</strong> grado <strong>di</strong> eseguirlo e <strong>di</strong>struggere<br />

l’ozio ispirando l’amore per il lavoro e per il buon costume. Oltre a questi tentativi <strong>di</strong><br />

mo<strong>di</strong>fica ra<strong>di</strong>cale, i francesi non abbandonarono completamente le elemos<strong>in</strong>e e i<br />

maritaggi, che spesso furono utilizzati per procurare loro il consenso popolare. I<br />

maritaggi, per i quali i fondatori dell’istituto non avevano stabilito alcuna data per<br />

l’assegnazione, erano <strong>di</strong>stribuiti nei giorni dell’onomastico del re o della reg<strong>in</strong>a.<br />

F<strong>in</strong>iamo questo paragrafo ricordando che l’affermarsi dei pr<strong>in</strong>cipi della rivoluzione<br />

francese e la loro <strong>di</strong>ffusione <strong>in</strong> Europa mutarono ra<strong>di</strong>calmente il volto delle<br />

confraternite, che quando risorsero nel periodo della Restaurazione furono<br />

completamente <strong>di</strong>verse e subord<strong>in</strong>ate ai parroci.<br />

3. La ven<strong>di</strong>ta dei beni dei luoghi <strong>pii</strong> della <strong>di</strong>ocesi<br />

La ven<strong>di</strong>ta dei beni dello Stato nel Regno <strong>di</strong> Napoli, <strong>di</strong>versamente da come era stata<br />

realizzata <strong>in</strong> Francia, avvenne tenendo conto, <strong>in</strong> maniera determ<strong>in</strong>ante, considerazioni <strong>di</strong><br />

carattere f<strong>in</strong>anziario, <strong>di</strong> conseguenza “l’<strong>in</strong>tento sociale <strong>di</strong> creare una nuova classe <strong>di</strong><br />

proprietari, benché <strong>di</strong>chiarato, fu secondario” 113 . L’obiettivo era <strong>di</strong> est<strong>in</strong>guere il debito<br />

pubblico vendendo i beni nazionali esclusivamente ai cre<strong>di</strong>tori dello Stato 114 . Era chiaro<br />

a tutti che <strong>in</strong> questo modo sarebbero stati favoriti solo i ricchi e svantaggiati<br />

111<br />

Lucia Valenzi, La povertà a Napoli e l’<strong>in</strong>tervento del governo francese, <strong>in</strong> Aurelio Lepre (a<br />

cura <strong>di</strong>), op. cit., p. 65.<br />

112<br />

Lucia Valenzi, La povertà a Napoli, cit., p. 65.<br />

113<br />

Pasquale Villani, op. cit., p. 41.<br />

114<br />

Facevano parte del debito pubblico gli arrendamenti, le ren<strong>di</strong>te <strong>di</strong> adoe ed i fiscali alienati,<br />

carte <strong>di</strong> banco svalutate, ren<strong>di</strong>te <strong>di</strong> uffici ere<strong>di</strong>tari, <strong>di</strong> dogane e <strong>di</strong> altri <strong>di</strong>ritti feudali, Cfr. Pasquale<br />

Villani, op. cit., pp. 53-54.

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