La didattica dell'italiano a studenti cinesi e il progetto Marco Polo ...
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2.2. Le sessioni di counselling<br />
Maria De Santo<br />
Gli incontri con <strong>il</strong> consulente linguistico hanno avuto <strong>il</strong> duplice obiettivo di far sv<strong>il</strong>uppare<br />
negli <strong>studenti</strong> <strong>cinesi</strong> una consapevolezza del proprio ruolo e del processo di apprendimento<br />
in generale e di orientarli nella scelta dei materiali per l’italiano L2 più<br />
appropriati ai propri bisogni e alle proprie caratteristiche individuali.<br />
Considerato che lo sv<strong>il</strong>uppo della consapevolezza avviene anche attraverso<br />
l’acquisizione della capacità di autovalutarsi (C<strong>il</strong>iberti 1994), abbiamo curato con particolare<br />
attenzione gli aspetti relativi all’autovalutazione e all’automonitoraggio.<br />
Il self-assessment iniziale, realizzato prima attraverso colloqui orientativi con <strong>il</strong><br />
consulente linguistico e poi attraverso questionari e griglie, ha messo in luce bisogni<br />
linguistici, obiettivi, st<strong>il</strong>i di apprendimento preferiti e strategie impiegate.<br />
L’autovalutazione in itinere ha poi mirato a osservare non solo i progressi compiuti ma<br />
anche le tecniche impiegate per raggiungere gli obiettivi prefissati.<br />
Tutte le attività di riflessione metacognitiva, e, in particolare, quella relativa<br />
all’analisi degli st<strong>il</strong>i e delle strategie di apprendimento, sono state realizzate attraverso<br />
colloqui con <strong>il</strong> consulente, anche nei forum e nelle chat disponib<strong>il</strong>i sulla piattaforma<br />
MoUVE, questionari cartacei e online e griglie da comp<strong>il</strong>are.<br />
Il lavoro di educazione alle strategie (Mariani 2006) è stato condotto dal consulente<br />
linguistico che, gradualmente, ha cercato di:<br />
• rendere gli <strong>studenti</strong> consapevoli dell’esistenza di una serie di tecniche che impieghiamo<br />
quando impariamo e ut<strong>il</strong>izziamo una lingua straniera;<br />
• aiutarli a identificare queste azioni, attraverso colloqui con <strong>il</strong> consulente linguistico,<br />
questionari e diari in cui annotare le strategie impiegate;<br />
• invitarli a sv<strong>il</strong>upparle e a impiegarle consapevolmente;<br />
• spiegare loro che «non esistono strategie ‘giuste’ o ‘sbagliate’, ma solo strategie<br />
più o meno adeguate alla persona e al compito da svolgere» (Mariani 2006).<br />
L’approccio alle strategie è stato diverso rispetto a quello impiegato con gli <strong>studenti</strong><br />
italiani impegnati nello studio di una lingua straniera, ai quali, fin dai primi incontri,<br />
vengono somministrati questionari e check-list sulle strategie. Agli <strong>studenti</strong> <strong>cinesi</strong>, sia<br />
individualmente sia in piccoli gruppi, sono state poste domande brevi per indurli a riflettere<br />
sulle tecniche ut<strong>il</strong>izzate, come ad esempio: «Cosa fai per ricordare una parola<br />
nuova?», oppure: «Cosa fai quando incontri una parola che non conosci?». Un elemento<br />
costante è emerso sia dai colloqui sulle strategie sia dalle interviste iniziali<br />
sull’autonomia: la volontà di imparare e, in particolare, di risolvere, in coppia o in piccoli<br />
gruppi, i problemi incontrati. «Io non voglio imparare da solo» era una delle obiezioni<br />
sollevate di fronte alla prospettiva dello studio autonomo. L’impiego di strategie<br />
sociali e affettive per risolvere i problemi dell’apprendimento (Oxford 1990) è stato<br />
molto evidente negli <strong>studenti</strong> <strong>cinesi</strong>. Questo loro desiderio è stato, ovviamente, assecondato<br />
permettendo agli <strong>studenti</strong> di lavorare insieme attraverso una serie di attività strutturate<br />
per <strong>il</strong> lavoro in coppia, dato che imparare autonomamente non significa imparare da<br />
soli e l’autonomia può essere raggiunta anche attraverso la collaborazione tra pari.