La didattica dell'italiano a studenti cinesi e il progetto Marco Polo ...
La didattica dell'italiano a studenti cinesi e il progetto Marco Polo ...
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Atti del seminario «<strong>La</strong> <strong>didattica</strong> dell’italiano a <strong>studenti</strong> <strong>cinesi</strong>»<br />
allora, atti di non-politica linguistica, se vogliamo accentuarne <strong>il</strong> carattere di incapacità<br />
di manifestare (e dunque <strong>il</strong> tratto dell’assenza, della negatività) una progettualità alta.<br />
<strong>La</strong> non-politica linguistica che ne deriva è centrata, allora, fuori di un quadro<br />
generale di riferimento, e diventa <strong>il</strong> luogo delle azioni ‘dal basso’, di volta in volta agite<br />
dinamicamente, in termini propositivi e di mutamento come soluzione alle criticità e<br />
come effettiva risposta a bisogni concretamente emergenti nella società, oppure<br />
riconducib<strong>il</strong>i a quel livello istituzionale intermedio dove prevalgono la logica<br />
burocratica e l’ideologia ‘uno Stato – una nazione – una lingua’.<br />
In questo secondo caso ci troviamo davanti ad azioni prive di coerenza<br />
concretizzate in circolari, note interpretative, disposizioni, oppure a scelte fatte senza<br />
alcuna logica di trasparenza e senza attenzione né alle leggi esistenti né ai principi<br />
fondanti <strong>il</strong> nostro essere in società, ovvero la Costituzione della Repubblica. Ci<br />
troviamo di fronte a variab<strong>il</strong>ità e fluttuazione di <strong>progetto</strong>; a iniziative di immagine e di<br />
poca sostanza, questa lasciata allo ‘stellone’ italico; ci troviamo di fronte alla pervicace<br />
ost<strong>il</strong>ità al riconoscimento del ruolo dei soggetti che operano in modo specializzato nel<br />
settore; a inspiegab<strong>il</strong>i sostegni forniti a soggetti non tanto impegnati nella materia per<br />
ruolo istituzionale, ma considerati ut<strong>il</strong>i strumenti di una logica politica. Infine, ci<br />
troviamo di fronte ad azioni in controtendenza rispetto alla politica linguistica delle<br />
istituzioni europee: azioni troppo fondate su ritornelli retorici e su slogan ormai<br />
svuotati di senso, inflazionati spesso fin quasi al limite del ridicolo.<br />
Al fondo di tutto questo universo vago e oscuro di interventi, improvvisato e<br />
insieme cristallizzato ai limiti dell’inerzia strutturale (da alcuni, però, considerata un<br />
valore), c’è l’idea che una possib<strong>il</strong>e politica linguistica per l’italiano debba essere<br />
esclusivamente centralistica, dirigistica e normativa, attribuita a strutture ministeriali<br />
che intendono agire solo in termini di imposizione di linee al di fuori di un confronto<br />
con i soggetti rappresentativi e accreditati che operano sulla materia. Da tale<br />
impostazione deriva l’evidente rischio di burocratizzazione degli interventi e quello di<br />
una pseudo-privatizzazione che, svuotando di contenuto l’istanza di efficienza<br />
dell’azione, in nome di una presunta managerialità, li pone in mano a tutti meno che a<br />
coloro che della materia sanno qualcosa o che ne hanno esperienza diretta per intrinseca<br />
missione.<br />
Il <strong>progetto</strong> <strong>Marco</strong> <strong>Polo</strong> gode di entrambi i tipi di caratteristiche: da un lato, essendo<br />
promosso dai livelli alti degli assetti statali italiani, ovvero dai governi, sembra<br />
collocarsi entro un quadro di progettualità coerente; coinvolgendo tutte le università<br />
italiane fa appello all’idea di sistema; dall’altro, però, viene attuato secondo una<br />
prospettiva burocratico-amministrativa che è funzione della visione centralistica e<br />
normativa del rapporto fra Stato e lingua.<br />
Le scelte che le istituzioni italiane stanno compiendo (con una modalità ancora una<br />
volta tutta italiana, se la riportiamo ai tratti più tradizionalmente caricaturistici dei<br />
caratteri civ<strong>il</strong>i e sociali nazionali) ci spinge a porre una questione, dal momento che<br />
oggi ogni possib<strong>il</strong>e azione di politica linguistica non può darsi pensando all’italiano e<br />
all’Italia come collocati entro un vuoto contestuale: esiste <strong>il</strong> mercato globale delle<br />
lingue; esiste una politica linguistica sovranazionale, per lo meno risalente alle<br />
istituzioni comunitarie europee del cui consesso anche l’Italia fa parte.<br />
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