La didattica dell'italiano a studenti cinesi e il progetto Marco Polo ...
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Atti del seminario «<strong>La</strong> <strong>didattica</strong> dell’italiano a <strong>studenti</strong> <strong>cinesi</strong>» 51<br />
I dati esaminati nel lavoro si riferiscono al parlato di <strong>studenti</strong> <strong>cinesi</strong> adulti di livello<br />
elementare e intermedio che hanno frequentato i corsi di lingua e cultura italiana presso<br />
l’Università per Stranieri di Perugia.<br />
I corsi dedicati agli <strong>studenti</strong> del Progetto <strong>Marco</strong> <strong>Polo</strong> prevedono 20 ore settimanali<br />
di lezione di lingua italiana, di esercitazioni orali ed esercitazioni di fonetica e<br />
fonologia per i livelli A1, A2 mentre ai livelli B1 e B2 gli <strong>studenti</strong> frequentano anche<br />
lezioni di civ<strong>il</strong>tà italiana e di linguaggi settoriali relativi agli studi universitari prescelti.<br />
Nei corsi di livello iniziale, l’insegnamento della fonetica, ha l’obiettivo di<br />
migliorare soprattutto la percezione uditiva, la consapevolezza e la memoria fonologica<br />
finalizzate all’acquisizione delle ab<strong>il</strong>ità necessarie per lo sv<strong>il</strong>uppo della comprensione e<br />
della produzione orale.<br />
2. L’apprendimento della pronuncia dell’italiano<br />
2.1. <strong>La</strong> comprensione e la percezione orale<br />
<strong>La</strong> comprensione orale di una lingua straniera è un obiettivo primario per la maggior<br />
parte degli <strong>studenti</strong> ed è un’ab<strong>il</strong>ità complessa che viene sv<strong>il</strong>uppata progressivamente a<br />
partire dalle prime fasi dell’apprendimento di una L2, congiuntamente allo sv<strong>il</strong>uppo<br />
della percezione uditiva che della comprensione orale è parte integrante.<br />
<strong>La</strong> percezione e la comprensione orale del parlato in L2 sono fortemente<br />
condizionate dalla struttura prosodica della lingua materna, che può influire in modo<br />
considerevole sulla capacità dello studente di orientarsi nell’ascolto. Gli apprendenti<br />
sinofoni, la cui lingua materna ha strutture ritmico-intonative distanti dall’italiano,<br />
accedono alla comprensione del parlato con grande difficoltà non riuscendo a percepire<br />
e segmentare la catena parlata in modo efficace.<br />
Sullo sv<strong>il</strong>uppo della comprensione influisce anche l’organizzazione morfologica<br />
dell’italiano densa di fenomeni di flessione, di derivazione, di composizione e di<br />
accordo, in cui i morfemi lessicali e grammaticali si fondono nelle parole (non dovresti<br />
dirglielo per non fargli del male).<br />
In cinese «ogni morfema esprime un solo significato e non si ‘fonde’ mai con i<br />
morfemi ad esso contigui» (Arcodia 2010). 7 Per apprendenti nella cui lingua i<br />
componenti lessicali sono caratteri autonomi che combinandosi danno luogo a concetti<br />
complessi diàn huà (elettricità + parlare = telefono) (Arcodia 2010), le parole italiane a<br />
causa della morfologia flessiva hanno una pesantezza e un’opacità semantica che le<br />
rende diffic<strong>il</strong>i da gestire, da ‘tagliare’, da ripetere.<br />
Per di più, fenomeni dell’italiano come l’allomorfia della radice soprattutto nel<br />
verbo (venire, vieni, venni) e di suppletivismo (andare, vado), del tutto sconosciuti<br />
7 <strong>La</strong> mancanza di marche morfologiche come flessione e derivazione e della distinzione formale tra parti del<br />
discorso rende particolarmente diffic<strong>il</strong>e per gli <strong>studenti</strong> <strong>cinesi</strong> appropriarsi del concetto di parola in italiano.<br />
Gli <strong>studenti</strong> si rendono conto di quanto la struttura morfologica dell’italiano sia complessa e quanto rallenti <strong>il</strong><br />
loro apprendimento: «le parole <strong>cinesi</strong> hanno un solo vestito, quelle italiane hanno invece un intero<br />
guardaroba» (Favaro 2003, p. 158).