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La didattica dell'italiano a studenti cinesi e il progetto Marco Polo ...

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Atti del seminario «<strong>La</strong> <strong>didattica</strong> dell’italiano a <strong>studenti</strong> <strong>cinesi</strong>» 57<br />

2.5. Sequenze s<strong>il</strong>labiche inattese<br />

Ai numerosi casi di epentesi, di cancellazione e di metatesi che si riscontrano<br />

nell’analisi dell’interlingua degli apprendenti <strong>cinesi</strong> si associano fenomeni di inserzione<br />

di elementi consonantici nelle parole che danno luogo a s<strong>il</strong>labe più complesse di quanto<br />

previsto in italiano. Nel processo di adattamento alla struttura s<strong>il</strong>labica dell’italiano gli<br />

apprendenti non producono, quindi, solo fenomeni ‘fac<strong>il</strong>itanti’ e quindi attesi (la<br />

preferenza per la s<strong>il</strong>laba CV) ma anche fenomeni, come l’inserzione di consonanti<br />

soprattutto in attacco di s<strong>il</strong>laba, che rendono <strong>il</strong> compito dell’apprendente più complesso<br />

di quanto sia in italiano.<br />

Tale tendenza è stata riscontrata anche in uno studio di Dal Maso (2003), la quale<br />

ha ipotizzato che i sinofoni non mirino tanto alla semplificazione della struttura interna<br />

della s<strong>il</strong>laba quanto piuttosto a quella delle parole – soprattutto tri e quadris<strong>il</strong>labiche -<br />

riducendone <strong>il</strong> numero delle s<strong>il</strong>labe.<br />

Questa ipotesi non si è sempre verificata nei nostri dati, ove a una forma come<br />

«edricità» per elettricità si affiancano «spodraco» per sporco, «giodeca» per gioca in<br />

cui è aumentato <strong>il</strong> numero delle s<strong>il</strong>labe. In altri casi <strong>il</strong> numero delle s<strong>il</strong>labe è stato<br />

mantenuto («indedrni, riperdere, giocare» interni, ripetere, giocare) inserendo, però,<br />

elementi consonantici notoriamente complessi per i sinofoni.<br />

Dal punto di vista acquisizionale, la realizzazione delle s<strong>il</strong>labe nell’interlingua<br />

degli apprendenti si è evoluta partendo da modifiche strutturali tramite epentesi forse<br />

determinate dall’influenza della strutturazione s<strong>il</strong>labica della L1, per passare, nelle fasi<br />

successive, a fenomeni che non possono essere interpretati né come influenza della L1<br />

né come raggiungimento della struttura s<strong>il</strong>labica della L2. Tali fenomeni potrebbero<br />

essersi sv<strong>il</strong>uppati per l’azione degli Universali che sono particolarmente attivi nelle fasi<br />

intermedie dell’apprendimento. Major (2001) nel descrivere lo sv<strong>il</strong>uppo dell’interlingua<br />

sottolinea come nelle prime fasi dell’apprendimento l’azione della L1 sia molto forte e<br />

impedisca ai fattori universali di esercitare la propria forza. Successivamente al<br />

decrescere della forza della L1 si accresce l’influenza dei fattori universali che danno<br />

come risultato fenomeni non presenti né nella L1 né nella L2; questa azione è<br />

maggiormente incisiva nell’acquisizione dei fenomeni marcati.<br />

2.6. L’insorgenza dei lapsus<br />

Nel parlato in L1 si riscontrano spesso errori di produzione, definiti lapsus, che<br />

insorgono come deviazioni involontarie dall’intenzione fonologica, grammaticale o<br />

lessicale del parlante causate da stanchezza, bassa concentrazione o da interferenze<br />

ambientali (Magno Caldognetto – Tonelli 1993).<br />

Lo studio linguistico dei lapsus ha portato a distinguerli in contestuali e non<br />

contestuali, i primi causati da sostituzioni con elementi presenti nel contesto ho messo<br />

la tasca nella mano mentre nei secondi le sostituzioni vengono attuate con elementi non<br />

presenti nel contesto Anna balla la tintarella (la tarantella) (Magno Caldognetto –<br />

Tonelli 1993).

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