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La didattica dell'italiano a studenti cinesi e il progetto Marco Polo ...

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Atti del seminario «<strong>La</strong> <strong>didattica</strong> dell’italiano a <strong>studenti</strong> <strong>cinesi</strong>»<br />

riduzionistico in tale ambito è un danno all’idea della costruzione comune di identità<br />

nel rispetto delle identità originarie. Infine, la linea guida di ogni politica linguistica<br />

europea sta nel fatto che ogni cittadino europeo debba essere plur<strong>il</strong>ingue; per la Sfida,<br />

ogni cittadino deve possedere almeno tre lingue: la propria lingua originaria, una di<br />

grande comunicazione internazionale, un’altra, infine, chiamata adottiva. Questo<br />

tr<strong>il</strong>inguismo che dovrebbe costituire l’obiettivo di ogni azione istituzionale per una<br />

politica linguistica dovrebbe, infine, diventare lo stato normale della cittadinanza<br />

europea. In che senso, però? A qual fine tale tr<strong>il</strong>inguismo? <strong>La</strong> Sfida, pur sottolineando<br />

costantemente <strong>il</strong> fondamento plur<strong>il</strong>ingue dell’idea europeistica e proponendo una difesa<br />

delle lingue minoritarie, è stata accusata di vedere limitata la sua proposta dal peso<br />

economico che avrebbe un plur<strong>il</strong>inguismo estremo entro <strong>il</strong> funzionamento delle<br />

istituzioni comunitarie. <strong>La</strong> risposta della Sfida è una pragmatica soluzione alla gestione<br />

consapevole e coerente del plur<strong>il</strong>inguismo entro gli Stati nazionali europei, cioè una<br />

gestione nei termini di una condivisa politica linguistica.<br />

Per quanto riguarda la L1, la lingua primaria degli individui, la Sfida non sembra<br />

necessariamente fare riferimento alla lingua nazionale di uno Stato europeo:<br />

ovviamente, non fa che prendere atto della sua inevitab<strong>il</strong>e esistenza nell’individuo; la<br />

casistica dei bambini b<strong>il</strong>ingui, dei figli di coppie miste non è altro che un caso che<br />

semmai amplia <strong>il</strong> ventaglio di idiomi che i cittadini europei dovrebbero possedere.<br />

Per quanto riguarda la lingua internazionale, cioè la seconda delle tre lingue che<br />

dovrebbero costituire <strong>il</strong> bagaglio idiomatico del cittadino europeo, la Sfida non si limita<br />

all’inglese, ma lascia la decisione in rapporto alle esigenze che possono derivare dal<br />

contesto e dai progetti di vita dei singoli. Per di più, non riduce la scelta alle sole lingue<br />

europee: in tal senso, ci sembra che la Sfida si faccia portavoce di una istanza di<br />

apertura che segna la sua capacità di superare i confini europei. Il <strong>progetto</strong> <strong>Marco</strong> <strong>Polo</strong>,<br />

allora, potrebbe costituire uno strumento anche in tale direzione: mettendo ancor più in<br />

contatto i nostri <strong>studenti</strong> con i coetanei <strong>cinesi</strong>, potrebbe promuovere l’attenzione verso<br />

la necessità di dotarsi di strumenti per l’interazione con <strong>il</strong> colosso asiatico, e fra tali<br />

strumenti rientra anche e soprattutto la lingua-cultura cinese.<br />

<strong>La</strong> terza lingua, la lingua adottiva, è per la Sfida <strong>il</strong> frutto di una libera scelta, che si<br />

inserisce entro un quadro politico promosso dalle istanze governative dei Paesi europei.<br />

Il documento prende atto di una possib<strong>il</strong>e <strong>il</strong>lusione: che tutte le lingue europee possano<br />

essere ut<strong>il</strong>izzate da tutti i cittadini europei in uguale misura. Come risolvere <strong>il</strong> problema<br />

che nasce dall’idea del valore in sé del plur<strong>il</strong>inguismo, della ricchezza di tale pluralità<br />

da un lato, e dal fatto che nella realtà diffic<strong>il</strong>mente è possib<strong>il</strong>e vedere diffuse in modo<br />

egualitario tutte le lingue d’Europa?<br />

<strong>La</strong> risposta è, a nostro avviso, di grande interesse. <strong>La</strong> Sfida indica come obiettivo<br />

politico dei Paesi dell’Unione la creazione, entro ciascuno di essi, di gruppi di parlanti<br />

tutte le lingue degli altri Paesi europei in uno schema bipolare di partenariato. In altri<br />

termini, la politica linguistica di uno Stato dovrebbe individuare la soglia minima di<br />

parlanti con competenza in ogni altra lingua europea, soglia minima che dovrebbe<br />

garantire la conoscenza generale delle culture e delle società, l’incontro delle persone,<br />

la curiosità culturale, nonché la possib<strong>il</strong>ità di mettere in contatto i sistemi produttivi. In<br />

altre parole, ogni Paese dovrebbe garantirsi di avere gruppi capaci di metterlo in<br />

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