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Musei in Emilia-Romagna - Istituto per i Beni Artistici, Culturali e ...

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Prov<strong>in</strong>cia di Parma MUSEI IN EMILIA-ROMAGNA<br />

33<br />

luoghi che furono teatro degli avvenimenti.<br />

Si tratta <strong>in</strong> prevalenza di fotografie,<br />

ritratti dei partigiani che o<strong>per</strong>avano<br />

nel territorio parmense, scene della<br />

Liberazione, immag<strong>in</strong>i dei cippi eretti<br />

<strong>in</strong> ambito comunale.<br />

Il <strong>per</strong>corso espositivo è corredato da<br />

pannelli didascalici che illustrano le diverse<br />

tipologie delle armi usate dai partigiani<br />

e da alcune copie di documenti<br />

dell’epoca.<br />

(p.t.)<br />

15<br />

Parma<br />

Museo Archeologico Nazionale<br />

Allestito nel Palazzo della Pilotta, venne<br />

costituito nel 1761 come Museo Ducale<br />

d’Antichità da don Filippo di Borbone<br />

il quale, emulo del fratello, promotore<br />

delle campagne archeologiche<br />

di Ercolano e Pompei, volle dare sistemazione<br />

ai re<strong>per</strong>ti r<strong>in</strong>venuti nel corso<br />

degli scavi avviati dal 1760 a Mac<strong>in</strong>esso,<br />

<strong>in</strong> prossimità della città romana di<br />

Veleia. Qui, nel 1747, era stata ritrovata<br />

la Tabula Alimentaria, la più grande<br />

iscrizione <strong>in</strong> bronzo dell’età romana.<br />

La raccolta si configura qu<strong>in</strong>di nell’Italia<br />

settentrionale come uno dei primi<br />

esempi di museo dest<strong>in</strong>ato a f<strong>in</strong>i conservativi<br />

<strong>in</strong> funzione di specifici r<strong>in</strong>venimenti<br />

nel territorio.<br />

Oltre al nucleo orig<strong>in</strong>ario costituito dai<br />

re<strong>per</strong>ti di Veleia, il patrimonio archeologico<br />

della Pilotta comprende anche<br />

altri materiali di provenienza locale,<br />

accorpati prima del 1785 dal direttore<br />

Paciaudi a Luceria, vic<strong>in</strong>o a Reggio <strong>Emilia</strong>,<br />

Parma e Fornovo. Più tardi si aggiungevano<br />

oggetti già appartenuti ai<br />

Farnese e ai Gonzaga, mentre le raccolte<br />

numismatiche andavano aumentando<br />

<strong>in</strong> seguito alle acquisizioni di<br />

monete provenienti da collezioni private,<br />

da Montechiarugolo, Chiaravalle e<br />

Lodi. La sistemazione attuale del <strong>per</strong>corso<br />

espositivo, che risale agli anni<br />

Sessanta, distribuisce su due piani le<br />

collezioni del museo. Al piano terreno<br />

sono ord<strong>in</strong>ate le raccolte preistoriche<br />

messe <strong>in</strong>sieme tra il 1867 e il 1875 sotto<br />

la direzione dell’archeologo di Fontanellato<br />

Luigi Pigor<strong>in</strong>i, annoverato<br />

<strong>in</strong>sieme al Chierici e allo Strobel tra i<br />

fondatori della paletnologia italiana. In<br />

questa sezione sono conservati i resti<br />

della palafitta terramaricola di Parma,<br />

dell’<strong>in</strong>sediamento palafitticolo di Castione<br />

dei Marchesi, oltre a ceramiche,<br />

bronzi e manufatti <strong>in</strong> osso provenienti<br />

dal Castellazzo di Fontanellato. Al primo<br />

piano si trovano sculture, suppellettili,<br />

vetri e monete di arte greca,<br />

romana, italiota ed etrusca di provenienza<br />

non locale, la raccolta egizia, nella<br />

quale si segnala il frammento della<br />

tomba del XV secolo a.C. proveniente<br />

da Menphi e, nella sesta sala, l’<strong>in</strong>sieme<br />

dei bronzi di Veleia, preceduto da un<br />

ciclo statuario di dodici sculture r<strong>in</strong>venute<br />

nella basilica della città romana.<br />

Tra i pezzi più rilevanti della raccolta si<br />

ricordano, oltre alla Tabula del II secolo<br />

d.C., un’altra tavola bronzea con frammenti<br />

della lex de Gallia Cisalp<strong>in</strong>a, il presunto<br />

ritratto di Anton<strong>in</strong>o Pio, un ritratto<br />

di giov<strong>in</strong>etta della f<strong>in</strong>e del I secolo d.C.<br />

e l’Ercole ebbro del II secolo d.C.<br />

Un’apposita sezione è dedicata ai resti<br />

di Parma romana e tardoantica, documentata<br />

da stele funerarie, iscrizioni,<br />

pavimentazioni musive e da oreficerie di<br />

età longobarda.<br />

(m.l.p.)<br />

A. Frova, R. Scarani, Parma. Museo Nazionale<br />

di Antichità, Parma 1965; E. Buffi, G. Lanzoni,<br />

Le monete puniche del Museo Archeologico<br />

Nazionale di Parma, «Rivista di Studi Fenici»,<br />

9, 1981, pp. 99-120; M. Calvani Mar<strong>in</strong>i, Il ruolo<br />

del Museo d’Antichità di Parma dagli scavi<br />

borbonici a Veleia alle ricerche della nascente<br />

paletnologia italiana, <strong>in</strong> C. Morigi Govi, G.<br />

Sassatelli (a cura), Dalla Stanza delle Antichità<br />

al Museo Civico. Storia della formazione del<br />

Museo Civico Archeologico di Bologna, Bologna<br />

1984, pp. 483-492; C. Bolondi, L. Laurencich<br />

M<strong>in</strong>elli, La Collezione etnografica del Museo di<br />

Parma, <strong>in</strong> B. Brea, A. Mutti (a cura), ...Le terramare<br />

si scavano <strong>per</strong> concimare i campi...,<br />

Parma 1994, pp. 199-207.<br />

Parma, Galleria Nazionale: Teatro Farnese<br />

16<br />

Parma<br />

Galleria Nazionale<br />

La galleria, che ha orig<strong>in</strong>e dalle collezioni<br />

dell’Accademia di Belle Arti istituita<br />

nel 1752 dal duca don Filippo di<br />

Borbone, è ospitata all’<strong>in</strong>terno del<br />

Palazzo della Pilotta. Il monumentale<br />

complesso, che trae la sua denom<strong>in</strong>azione<br />

dal gioco basco della “pelota”, fu<br />

voluto da Ranuccio I Farnese come<br />

struttura di raccordo con la residenza<br />

ducale. Iniziato nella seconda metà del<br />

XVI secolo su progetto di Giovanni<br />

Boscoli, ma rimasto <strong>in</strong>compiuto, fu<br />

ampliato nel 1583 da Francesco Paciotto.<br />

Fra il 1602 e il 1611 vennero realiz-

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