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Musei in Emilia-Romagna - Istituto per i Beni Artistici, Culturali e ...

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Prov<strong>in</strong>cia di Parma MUSEI IN EMILIA-ROMAGNA<br />

37<br />

19<br />

Parma<br />

La Spezieria del monastero<br />

di San Giovanni Evangelista<br />

Le prime notizie sull’esistenza di una<br />

spezieria nel complesso abbaziale di<br />

San Giovanni Evangelista a Parma risalgono<br />

al 1201, ma la sua fondazione potrebbe<br />

essere anche precedente, dal<br />

momento che il monastero fu fondato<br />

nel 980 d.C. Si sa che all’<strong>in</strong>terno del<br />

complesso era stato organizzato uno<br />

spazio <strong>per</strong> ospitare ed assistere i pellegr<strong>in</strong>i<br />

ed è probabile che <strong>in</strong> un primo tempo<br />

la spezieria fosse unicamente al servizio<br />

del Benedett<strong>in</strong>i e che solo successivamente<br />

sia divenuta pubblica.<br />

L’attuale sistemazione, <strong>per</strong> quanto riguarda<br />

gli arredi e le volte, risale alla<br />

f<strong>in</strong>e del XVI secolo e ai primi anni di<br />

quello successivo, mentre la disposizione<br />

dei locali subì una radicale modifica<br />

nel 1766, allorché i monaci benedett<strong>in</strong>i<br />

dovettero secolarizzare la farmacia <strong>per</strong><br />

evitare la chiusura def<strong>in</strong>itiva imposta<br />

dal m<strong>in</strong>istro borbonico Du Tillot. Fu così<br />

che la porta di comunicazione con il<br />

convento venne murata, lasciando solo<br />

una piccola f<strong>in</strong>estra con <strong>in</strong>ferriate <strong>per</strong> il<br />

passaggio dei farmaci dest<strong>in</strong>ati ai monaci,<br />

mentre l’<strong>in</strong>gresso <strong>per</strong> il pubblico fu<br />

a<strong>per</strong>to verso l’esterno, là dove anche ora<br />

si trova. La conduzione della spezieria<br />

fu allora affidata a Luigi Gardoni, che la<br />

trasmise al figlio Ferd<strong>in</strong>ando (1820) e<br />

poi al nipote Luigi (1881), ultimo speziale<br />

alla cui morte l’attività si <strong>in</strong>terruppe.<br />

Nel 1896 lo Stato acquisì i locali, che<br />

furono ria<strong>per</strong>ti al pubblico nel 1951, raccogliendo<br />

all’<strong>in</strong>terno una ricca collezione<br />

di mortai, vasi da farmacia ed altri<br />

oggetti provenienti da diversi enti e da<br />

donazioni private.<br />

F. Zanetti, La storica Spezieria di S. Giovanni<br />

Evangelista, Parma 1967.<br />

20<br />

Parma<br />

P<strong>in</strong>acoteca “Giuseppe Stuard”<br />

La p<strong>in</strong>acoteca è <strong>in</strong> parte costituita dalla<br />

raccolta delle centoquaranta o<strong>per</strong>e<br />

che il collezionista parmigiano Giuseppe<br />

Stuard (1790-1834) lasciò <strong>per</strong> testamento<br />

alla Congregazione di Carità San<br />

Filippo Neri, proprietaria di una raccolta<br />

di dip<strong>in</strong>ti e arredi connessi all’iconografia<br />

del Santo. Dal 1834, all’atto della<br />

donazione, i due nuclei furono accorpati<br />

nella sede attuale, <strong>in</strong> un antico edificio<br />

il cui prospetto su via Cavestro venne<br />

ridef<strong>in</strong>ito tra il 1873 e il 1883 dall’architetto<br />

Pancrazio Sonc<strong>in</strong>i.<br />

Parma, P<strong>in</strong>acoteca Stuard: Bernardo Bellotto, Paese <strong>in</strong> riva al fiume, metà XVIII secolo<br />

Parma, P<strong>in</strong>acoteca Stuard: Parmigian<strong>in</strong>o, Levriero,<br />

1523 c.<br />

Arricchito da progressive acquisizioni,<br />

il patrimonio della p<strong>in</strong>acoteca comprende<br />

attualmente oltre trecento o<strong>per</strong>e<br />

pittoriche e grafiche, un considerevole<br />

numero di arredi dal Sei all’Ottocento<br />

e alcuni oggetti d’arte e artigianato.<br />

La scuola toscana dal Tre al Quattrocento<br />

è rappresentata da o<strong>per</strong>e di<br />

Paolo di Giovanni Fei, Pietro di Giovanni<br />

d’Ambrogio, etc. Interessanti sono le<br />

tavole di Nicolò di Tommaso (Compianto),<br />

del Maestro della Misericordia<br />

(Madonna <strong>in</strong> trono col Bamb<strong>in</strong>o) e di<br />

Bicci di Lorenzo (Santi, facenti parte di<br />

un polittico). Una tavoletta raffigurante<br />

Cristo portacroce è attribuita all’ambito<br />

di Paolo Uccello.<br />

Tra le o<strong>per</strong>e di maggior <strong>in</strong>teresse si<br />

segnala un disegno a penna raffigurante<br />

un Levriero, eseguito dal Parmigian<strong>in</strong>o<br />

<strong>per</strong> Fontanellato. Altri dip<strong>in</strong>ti, di<br />

Lav<strong>in</strong>ia Fontana, Orazio Samacch<strong>in</strong>i,<br />

Sisto Badalocchio, Giovanni Lanfranco,<br />

Guido Reni, Guerc<strong>in</strong>o, Giuseppe Baldrighi<br />

e Pietro Melchiorre Ferrari illustrano<br />

la tradizione pittorica emiliana,<br />

mentre una serie di tele di Domenico<br />

T<strong>in</strong>toretto, Sebastiano Ricci e Francesco<br />

Fontebasso rappresentano l’ambito

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