Musei in Emilia-Romagna - Istituto per i Beni Artistici, Culturali e ...
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Prov<strong>in</strong>cia di Modena MUSEI IN EMILIA-ROMAGNA<br />
61<br />
del palazzo su Borgogioioso, l’attuale<br />
piazza dei Martiri.<br />
Il patrimonio del museo, <strong>in</strong>crementato<br />
nel 1913 dal lascito Foresti, comprende<br />
diverse raccolte storiche e artistiche.<br />
Della raccolta d’arte antica fanno parte<br />
o<strong>per</strong>e dal XV al XVIII secolo riferibili ad<br />
artisti <strong>in</strong> prevalenza di ambito locale ed<br />
emiliano, come Loschi, Del Sega, Mastelletta<br />
(San Cristoforo), Calvaert,<br />
Scarsell<strong>in</strong>o (Annunciazione), Str<strong>in</strong>ga,<br />
Massari, Caula, fra Stefano, con la sola<br />
eccezione dei dip<strong>in</strong>ti dei veneti V<strong>in</strong>cenzo<br />
Catena e Palma il Giovane (Allegoria),<br />
del calabrese Mattia Preti (Il convito<br />
di Salomone) e dello spagnolo<br />
Jusepe de Ribera, al quale si attribuisce<br />
Il Filosofo.<br />
La sezione dell’Ottocento comprende<br />
una cospicua rassegna di tele di Adeodato<br />
Malatesta, Giovanni Muzzioli, Luigi<br />
Asioli. Albano Lugli, Fermo Forti, Lelio<br />
Rossi, Andrea Becchi, Carlo Grossi,<br />
Vittorio Guandal<strong>in</strong>i documentano poi la<br />
vivace produzione pittorica locale del<br />
XIX secolo, mentre <strong>per</strong> il Novecento si<br />
segnalano o<strong>per</strong>e di Casanova, Salvarani,<br />
Baschieri, Bisi, Voltol<strong>in</strong>i, Mazelli, Beltrami,<br />
Casar<strong>in</strong>i e Guttuso. Completano<br />
il patrimonio artistico del museo <strong>in</strong>teressanti<br />
nuclei di sculture, <strong>in</strong> prevalenza<br />
<strong>in</strong> terracotta e di ambito locale, di<br />
ceramiche a graffito dal C<strong>in</strong>que al Settecento,<br />
di vetri e di ventagli. Nella loggia<br />
sud sono esposte piccole collezioni<br />
di medaglie e di monete di <strong>in</strong>teresse<br />
locale, ferri battuti, armi, bronzi, arredi<br />
sacri e oreficerie. Arredano le stanze del<br />
castello mobili e cornici dal XVI al XVIII<br />
secolo, ma soprattutto pregevoli paliotti<br />
<strong>in</strong> scagliola, che degnamente rappresentano<br />
il r<strong>in</strong>omato artigianato carpigiano.<br />
Nella sezione dedicata alla xilografia,<br />
<strong>in</strong>augurata nel 1936, figurano<br />
c<strong>in</strong>que esemplari a chiaroscuro di Ugo<br />
da Carpi. Tra le m<strong>in</strong>iature si conservano<br />
codici del XV secolo e antifonari c<strong>in</strong>quecenteschi.<br />
Organizzata nella loggia di Ponente, la<br />
sezione etnografica del museo ospita<br />
una ricca documentazione relativa all’<strong>in</strong>dustria<br />
carpigiana del truciolo, rappresentata<br />
da una cospicua serie di antichi<br />
strumenti di lavorazione che illustrano<br />
l’altissima qualità tecnica raggiunta<br />
nel corso del XIX secolo.<br />
Nella sezione archeologica sono raccolti<br />
re<strong>per</strong>ti, r<strong>in</strong>venuti <strong>in</strong> ambito locale, che<br />
documentano gli antichi <strong>in</strong>sediamenti<br />
delle terramare dell’età del Bronzo f<strong>in</strong>o<br />
all’epoca post classica. Particolarmente<br />
<strong>in</strong>teressanti sono i materiali provenienti<br />
dalla vasta terramara <strong>in</strong> località Savana<br />
a Cibeno. Non meno pregevoli sono<br />
le memorie ed i cimeli riuniti nella sezione<br />
risorgimentale del museo. Oltre ad<br />
alcuni <strong>in</strong>teressanti dip<strong>in</strong>ti, come il Ritratto<br />
di Ciro Menotti di Adeodato<br />
Malatesta, ed il Ritratto di Giuseppe<br />
Garibaldi di E. Ximenes, sono esposti<br />
i documenti e le onorificenze del generale<br />
Manfredo Fanti, ritratto nel celebre<br />
bozzetto di Paolo Troubetzkoy.<br />
(e.l.)<br />
A. Garuti, Museo Civico: It<strong>in</strong>erario, Carpi 1985;<br />
A. Garuti, Carpi. Museo Civico, Bologna 1990.<br />
4<br />
Carpi<br />
Museo Monumento al Deportato<br />
Carpi, Museo Monumento al Deportato: Sala<br />
dei Nomi<br />
Il Museo Monumento è stato <strong>in</strong>augurato<br />
nel 1973, a conclusione di un impegno<br />
assunto dal Comune già negli anni<br />
dell’immediato dopoguerra <strong>per</strong> onorare<br />
il ricordo delle vittime delle deportazioni<br />
nazifasciste. Infatti, a pochi chilometri<br />
dalla città, nella frazione di Fossoli,<br />
si trovava un campo di raccolta e<br />
transito degli italiani dest<strong>in</strong>ati a campi<br />
di sterm<strong>in</strong>io. Il museo è situato <strong>in</strong> un’ala<br />
del pian terreno del Castello dei Pio.<br />
È stato progettato (dopo un concorso<br />
<strong>in</strong>ternazionale) dallo studio dell’architetto<br />
Ludovico Belgiojoso (anch’esso<br />
<strong>in</strong>ternato) <strong>in</strong> una forma che “tende a<br />
creare - sono parole sue - un’emozione<br />
ancora valida a molti anni di distanza”.<br />
Il <strong>per</strong>corso di visita passa attraverso<br />
quattordici sale, sei delle quali decorate<br />
a graffiti su cartoni di Longoni, Picasso,<br />
Guttuso, Cagli e Legér. Frasi scelte<br />
dalle “Lettere di condannati a morte<br />
della Resistenza Europea” sono <strong>in</strong>cise<br />
sulle pareti spoglie, solamente <strong>in</strong>tonacate,<br />
e si snodano di stanza <strong>in</strong> stanza<br />
catturando il visitatore <strong>in</strong> un’emozione<br />
<strong>in</strong>tensa e riflessiva.<br />
Pochi gli oggetti, collocati al centro di<br />
ciascuna sala, scelti da Lica e Albe Ste<strong>in</strong>er<br />
<strong>per</strong> la forza della loro capacità evocativa<br />
delle condizioni di vita nei campi<br />
di concentramento. Il <strong>per</strong>corso espositivo<br />
si chiude con la Sala dei nomi: sui<br />
muri e sulle volte sono <strong>in</strong>cisi, come nella<br />
s<strong>in</strong>agoga di Praga, i nomi di quattordicimila<br />
deportati italiani nei campi di<br />
concentramento nazisti.<br />
Nel cortile del museo i nomi di alcuni<br />
campi di concentramento nazisti sono<br />
<strong>in</strong>cisi su sedici stele polidirezionate, alte<br />
sei metri, <strong>in</strong> forma di lapidi funerarie.<br />
Nel 1984 il comune di Carpi ha ottenuto<br />
dallo Stato la concessione dell’area<br />
dell’ex campo di Fossoli. In attesa dell’attuazione<br />
di un progetto di recu<strong>per</strong>o<br />
del sito, è possibile visitare quanto rimane<br />
delle baracche, utilizzate f<strong>in</strong>o agli<br />
anni Sessanta, occupate prima dalla comunità<br />
di Nomadelfia e poi dai profughi<br />
giuliani e dalmati.<br />
(p.t.)<br />
R. Gilbertoni, A. Melodi, Il Museo Monumento<br />
al Deportato a Carpi, Milano 1993.