LINGUAE VASCONUM PRIMITIAE - Euskaltzaindia

396
IX.- DOMANDA D'AMORE
1 «Benedetta sorte! Che felice incontro!
Ha adesso davanti agli occhi quella cui aspiravo».
3 «Tesoro mio caro, rendetemi giustizia:
Restituitemi quel che mi avete preso, o datemi l'equivalente».
5 «Non ha niente di tuo, che io sappia.
Mi hai fatta arrossire e ne ignoro la causa».
7 «Non abbiate paura, non carrete alcun pericolo,
nella nostra cantesa sarete voi l'unico giudice».
9 «Non ha fatto nulla di male per correre un pericolo,
e neppure nulla da provocare una controversia».
11 «Ecco, amata mia, vi confesseró la veritá:
mi avete sottratto a me stesso e intendo godere del mio bene».
13 «Non sano una ladra pronta a rubare.
Esigo che non mi si diffami senza colpa»,
15 «Per me siete una ladra e non di poco canto;
vi siete portata via quello di cui piü avevo bisogno».
17 «Non sano una persona istruita: parla senza tanti rigiri,
se vuoi che ti capisca».
19 «Ció che l'uomo piú ama e apprezza
e la pace del cuore e il sonno tranquillo,
21 e io adesso non sano in grado di dormire né ha il cuore sereno.
Ha persa entrambe le cose a causa vostra, amare mio.
23 Se ci pensate bene, mi avete derubato in malo modo;
avete un grave debito con me, dunque fatemi giustizia».
25 «Se li hai persi tu, perché accusi me?
Non me li hai portati da nessuna parte, che io ricordi»,
27 «Qualche tempo fa, mentre ve ne stavate pensosa,
mi invaghii di voi in modo tale che da allora soffro».
29 «Questo e malta facile dirlo; tu sai esultare follemente.
Quindi le pene di cui parli paiono essere grandi».