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U S M F L P u bblicazion i della Facoltà di Lettere e Filosofia La ...

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94 CAPITOLO 3<br />

gioni <strong>della</strong> loro alternanza, il loro superamento nella figura completa<br />

dell'oratore» 4 . Nelle Prose (II, vi), «il criterio <strong>della</strong> gerarchla degli<br />

stili e <strong>della</strong> loro fondamentale tripartizione appare infatti sostituito<br />

da una considerazione <strong>di</strong>versa delle qualità dello stile » 5 . Insomma se<br />

nella dottrina tripartita tra<strong>di</strong>zionale è ammessa l'alternanza degli stili,<br />

nel Bembo, per il probabile influsso delTErmogene del Trapezuntius,<br />

si affaccia pur con cautela il principio <strong>della</strong> commistione degli stili e<br />

certo <strong>di</strong> quelle caratteristiche stilistiche (virtutes?) un poco anomale<br />

nell'ambito <strong>di</strong> un sistema tripartito, vista la loro preminenza o ad<strong>di</strong>­<br />

rittura la loro assolutizzazione, che sono la gravita e la piacevolezza.<br />

Anche sotto questo profilo <strong>di</strong>versa o ad<strong>di</strong>rittura opposta appare<br />

la <strong>di</strong>rczione <strong>di</strong> sviluppo <strong>della</strong> riflessione stilistica dello Scaligero: ri­<br />

ba<strong>di</strong>re la centralità <strong>della</strong> <strong>di</strong>stinzione genera <strong>di</strong>cen<strong>di</strong> / afectus e <strong>della</strong><br />

dottrina tripartita, cui egli voleva dar nuova linfa e nuova autorità, e<br />

accentuare nuovamente i fondamenti psicologico-morali dei <strong>di</strong>versi stili,<br />

significava in pratica anche riaffermare, se non l'impossibilità tout court<br />

<strong>di</strong> una fluttuazione dello stile e <strong>di</strong> una commistione <strong>di</strong> componenti sti­<br />

listiche <strong>di</strong>verse, certo l'esistenza <strong>di</strong> limiti precisi entro cui concepirle.<br />

Rior<strong>di</strong>nando e sistemando la congerie <strong>di</strong> virtutes secondo le <strong>di</strong>verse ca­<br />

tegorie che si son descritte, lo Scaligero da un lato si preoccupava <strong>di</strong><br />

giustificare razionalmente e legittimare la grande varietà delle forme<br />

stilistiche particolari, frutto anche <strong>di</strong> commistione <strong>di</strong> tratti stilistici <strong>di</strong>­<br />

versi (ad es. gli « affectus communes non perpetui » con quelli « per­<br />

petui » e con alcuni dei « proprii »), ma dall'altro si preoccupava <strong>di</strong><br />

in<strong>di</strong>viduare precise categorie non passibili <strong>di</strong> commistione alcuna, quelle<br />

appunto che determinavano la natura particolare <strong>di</strong> ciascun genus <strong>di</strong>­<br />

cen<strong>di</strong> (gli « afìectus proprii », rigidamente alternativi). Ammettere flut­<br />

tuazione e commistione era — se non m'inganno — in<strong>di</strong>zio <strong>di</strong> moder­<br />

nità, il portato dell'influsso dei ' nuovi ' retori; in<strong>di</strong>viduare quel limite<br />

era in<strong>di</strong>zio <strong>di</strong> attaccamento alla tra<strong>di</strong>zione teorica e alla sua logica pro­<br />

fonda.<br />

Ebbene, nel panorama <strong>della</strong> retorica antica, uno dei dati signifi-<br />

4 Non c'è contrad<strong>di</strong>zione — si noti — tra decorum e alternanza degli stili:<br />

l'alternanza stessa può obbe<strong>di</strong>re al criterio del decorum, oltre che a quello ricor­<br />

dato dal Tateo <strong>della</strong> aurium voluptas. Il decorum impone una mo<strong>di</strong>ficazione dello<br />

stile in relazione al mo<strong>di</strong>ficarsi <strong>della</strong> materia, dei personaggi eventualmente chia­<br />

mati a parlare e <strong>di</strong> svariate circostanze contestuali.<br />

5 Tateo 1983, pp. 718-720.

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