U S M F L P u bblicazion i della Facoltà di Lettere e Filosofia La ...

24 CAPITOLO 1
neralmente attribuita a Teofrasto, discepolo di Aristotele, che avrebbe
distinto uno stile umile, uno medio e uno sublime 3 . Ma di Teofrasto
non rimangono che pochi frammenti e c'è anche chi mette in dubbio
che egli effettivamente compisse tale teorizzazione. Sia da attribuire a
Teofrasto o ad altri la prima esplicita formulazione della dottrina dei
tre stili, è certo che essa ebbe ben presto una fortuna notevolissima
e divenne un punto di riferimento per tutti i retori antichi. Ma, sem­
pre a proposito di tale dottrina, non è del tutto chiaro il rapporto che
la lega con il pensiero aristotelico. Recentemente il Morpurgo Taglia-
bue ha sostenuto che « proprio perché subordinata ai ' generi ' la trat­
tazione stilistica di Aristotele non conosceva ' stili ' » 4 e che solo at­
traverso un almeno parziale fraintendimento del pensiero di Aristo­
tele i suoi seguaci poterono derivarne una dottrina tripartita degli
stili 5 . L'osservazione a noi interessa perché in età rinascimentale, come
vedremo, con la ridiffusione della Poetica aristotelica, dopo secoli di
trattamento privilegiato degli stili rispetto ai generi, nuovamente an­
che in sede teorica il problema del rapporto tra una ormai consolidata
tradizione di studi sui genera dicendi e la nuova istanza di analisi e
definizione teorico-precettistica dei generi letterari si riproporrà con
vigore.
Quel che è certo, però, è che il primo testo che ci abbia traman­
dato una precisa formulazione della dottrina dei tre stili è la Rhetorica
ad Herennium.
Sunt igitur tria genera, quae nos figuras appellamus, in quibus omnis oratio non-
vitiosa consumitur: unam gravem, alteram mediocrem, tertiam extenuatam voca-
mus. Gravis est, quae constai ex verborum gravium levi et ornata constructione.
Mediocris est, quae constai ex humiliore ncque tamen ex infuma et pervulgatissima
verborum dignitate. Attenuata est, quae demissa est usque ad usitatissimam puri
consuetudinem sermonis 6 .
3 Cfr. Plebe 1988, p. 74.
4 Morpurgo Tagliabue 190, p. 23, ma cfr. in generale pp. 20-35.
5 « Dalla Retorica si potevano ricavare due cose: uno schema filosofico, dal
quale usciva una possibile teoria dei tre stili; due stili estremi, inclini l'uno al
kyrìon l'altro d&exellagménon, l'uno semplice e disadorno e l'altro elaborato e
magnifico, e uno stile medio, capace di conciliare tali doti estreme secondo oppor­
tunità; e insieme una serie di nozioni classificatorie circa le strutture linguistiche
inerenti alla prosa letteraria (e in ispecie oratoria). Nell'opera di Aristotele questi
due ordini erano abbastanza ben distinti; dopo di allora invece, a cominciare da
Teofrasto, non mancarono mai le mescolanze e le confusioni. » (ivi, p. 32).
6 Rhetorica ad Herennium, IV, 11. Sulla teoria degli stili in quest'opera, cfr»
anche Kennedy 1972,' pp. 114-121.