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U S M F L P u bblicazion i della Facoltà di Lettere e Filosofia La ...

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180 CAPITOLO 4<br />

la catena logica lineare ' i concetti sono le immagini <strong>della</strong> materia, le<br />

parole sono le immagini dei concetti, cioè immagini delle immagini ',<br />

qui affermata esplicitamente dal Tasso, si sia convertita nelle pieghe del­<br />

l'argomentazione dei passi precedentemente citati in un nesso logico più<br />

complesso, in cui i concetti sono la « forma » <strong>di</strong> due <strong>di</strong>verse materie,<br />

quella da intendersi in senso proprio, che — come si è visto — il Tasso<br />

definisce anche « materia nuda », cioè il campo dei referenti storici e<br />

reali, e quella verbale e, con riduzione un po' capziosa, ' sonora ', cioè<br />

le voci, le parole. Tutto ciò serve al Tasso per mettere nel dovuto ri­<br />

salto, appunto, l'anima del poema, cioè la favola, ovvero i concetti « ima-<br />

gini delle cose che nell'animo nostro ci formiamo variamente, secondo<br />

che varia è l'imaginazione degli uomini » (p. 50). Tra la nu<strong>di</strong>tà <strong>della</strong><br />

materia e il rivestimento esteriore, puramente ornamentale dell'elocu­<br />

zione 77 , al centro si pongono come « anima » del poema e sua « forma »,<br />

la favola o i concetti, Vinventio e la <strong>di</strong>spositio. Con grande luci<strong>di</strong>tà e<br />

modernità, se vogliamo, il Tasso pone la <strong>di</strong>mensione mentale, immagina­<br />

tiva, fantastica, affettiva ed emotiva come fulcro dell'opera d'arte.<br />

Affermata, dunque, contro Dante ed altri ipotetici obiettori, la<br />

priorità dei concetti sull'elocuzione, il Tasso riba<strong>di</strong>sce e contrario il<br />

principio dell'aptum, a proposito <strong>di</strong> questi due elementi, criticando espli­<br />

citamente la « sconvenevolezza » fra concetti ed elocuzione, paragonata<br />

a « quella <strong>di</strong>sconvenevolezza che si vederebbe in uomo <strong>di</strong> contado ve­<br />

stito <strong>di</strong> toga lunga da senatore » 38 . Nel far questo il Tasso si fonda sul-<br />

37 Come risulta dall'incipit del <strong>di</strong>scorso primo, che descrive la struttura com­<br />

plessiva dell'opera: « A tre cose deve aver riguardo ciascuno che <strong>di</strong> scriver poema<br />

eroico si prepone: a sceglier materia tale che sia atta a ricever in sé quella più<br />

eccellente forma che l'artificio del poeta cercare d'introdurvi; a darle questa tal<br />

forma; e a vestirla ultimamente con que' più esquisiti ornamenti ch'alia natura<br />

<strong>di</strong> lei siano convenevoli » (p. 3). <strong>La</strong> metafora del vestire e adornare la materia<br />

poetica, ripresa poche righe più avanti, è del resto tra<strong>di</strong>zionale. Si noti sin d'ora,<br />

però, che l'ornamentazione verbale è inscui<strong>di</strong>bilmente legata alla natura dei con­<br />

cetti dai quali <strong>di</strong>pende. Questo fatto, lo vedremo riba<strong>di</strong>to fra breve.<br />

38 II paragone deve essere considerato nel suo valore metaforico: qui si tratta<br />

del rapporto astratto, tecnico fra concetti e elocuzione; altra cosa è il decoro del<br />

costume, pure oggetto <strong>di</strong> grande interesse da parte dei teorici, che regola la rap­<br />

presentazione dei personaggi (abbigliamento, comportamenti, parole, etc.) in rela­<br />

zione a molteplici variabili <strong>di</strong> or<strong>di</strong>ne storico, sociale, culturale. Per via dell'« an­<br />

tichità de' costumi » i libri d'Omero, per quanto « <strong>di</strong>vinissimi », al Tasso e ai<br />

contemporanei « paiono non<strong>di</strong>meno rincrescevoli »; mentre decisamente censura-<br />

bili sono i moderni imitatori d'Omero che seguono il modello anche nella rap­<br />

presentazione dei costumi, facendo « cosa vieta e rancida », tanto da esser letti<br />

non « senza fasti<strong>di</strong>o » (pp. 9-10). Il decoro del costume è insomma soggetto ad

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