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U S M F L P u bblicazion i della Facoltà di Lettere e Filosofia La ...

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LE TEORIE CLASSICHE DEGLI STILI 51<br />

limita a fornire degli esempi concreti per ciascuno stile. Talora ci si<br />

appella alla « prudentia » dell'oratore che deve opportunamente sceglie­<br />

re gli artifici più adatti.<br />

3) Accanto alla definizione <strong>di</strong> tre stili, si in<strong>di</strong>viduano delle « vir­<br />

tù tes <strong>di</strong>cen<strong>di</strong> », che, dapprima limitate nel numero, nel corso del tem­<br />

po vanno moltiplicandosi, anche confusamente. Tali virtù ora sono in­<br />

tese come proprie <strong>di</strong> tutti gli stili, ora sono associate in modo non ri­<br />

goroso a singoli stili, ora infine vengono <strong>di</strong>stinte (Dionigi) in virtù ne-<br />

cessarie e virtù accessorie e classificate per gruppi che potrebbero in<br />

qualche misura corrispondere a stili <strong>di</strong>versi, senza però che questa cor­<br />

rispondenza venga né precisata né co<strong>di</strong>ficata. Questa incertezza compor­<br />

ta talora qualche ambiguità <strong>di</strong> tipo terminologico (ad es. per « ornatus »,<br />

« gravitas », « suavitas »). Ma è l'intero rapporto tra « virtutes » e<br />

« genera <strong>di</strong>cen<strong>di</strong> » ad essere problematico.<br />

4) Un problema classificatorio riguarda l'esatta natura del « ge-<br />

nus me<strong>di</strong>um », dapprima concepito probabilmente come partecipe <strong>di</strong><br />

alcune caratteristiche dei due generi estremi e opposti (ipotesi <strong>di</strong> una<br />

derivazione <strong>della</strong> teoria tripartita degli stili da una precedente teoria<br />

bipartita), poi progressivamente dotato <strong>di</strong> caratteristiche più specifi­<br />

che. Attorno al I sec. a. C. il « genus me<strong>di</strong>um » viene anche definito<br />

« floridum », annoverando fra le sue caratteristiche specifiche la ric­<br />

chezza dell'ornatus (Cicerone mostra in alcuni luoghi <strong>di</strong> inclinare ver­<br />

so questa concezione). Ma la teoria <strong>della</strong> « me<strong>di</strong>etas » non si estin­<br />

gue, come <strong>di</strong>mostra Dionigi.<br />

5) <strong>La</strong> teoria o le teorie tripartite dello stile godono <strong>di</strong> grande<br />

fortuna e si trasmettono alle età successive, Me<strong>di</strong>oevo e Età moderna,<br />

senza soluzione <strong>di</strong> continuità. Costituiscono in particolare la base su<br />

cui i teorici rinascimentali costruiranno le proprie riflessioni e teoriz­<br />

zazioni sullo stile.<br />

6) Fra le altre e <strong>di</strong>verse teorie degli stili elaborate dal mondo clas­<br />

sico particolarmente significative, per la loro fortuna rinascimentale,<br />

sono quelle dello pseudo-Demetrio e <strong>di</strong> Ermogene, fondate rispettiva­<br />

mente su quattro e su sette stili, con possibilità <strong>di</strong> combinazioni com­<br />

plesse o <strong>di</strong> ulteriori sud<strong>di</strong>visioni degli stili semplici o principali. È og­<br />

getto <strong>di</strong> <strong>di</strong>scussione il rapporto che queste due teorie intrattengono con<br />

la dottrina delle « virtutes » e con le teorie tripartite degli stili. Un<br />

elemento che le accomuna — nonostante le sostanziali <strong>di</strong>versità — è<br />

l'attenzione analitica che entrambe prestano alle caratteristiche retori-

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