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U S M F L P u bblicazion i della Facoltà di Lettere e Filosofia La ...

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140 CAPITOLO 3<br />

Come si vede, il Trissimo rimane nel generico e implicitamente si ap­<br />

pella alla nozione tra<strong>di</strong>zionale <strong>della</strong> possibilità <strong>di</strong> utilizzare quasi in<strong>di</strong>­<br />

scriminatamente, ma con frequenza progressiva, le <strong>di</strong>verse figure nei <strong>di</strong>­<br />

versi stili e quin<strong>di</strong> nei <strong>di</strong>versi generi, propria — si è detto — delle tratta­<br />

zioni tripartite dello stile, qui tenute presenti accanto ad Aristotele. Tut­<br />

tavia una caratterizzazione lievemente <strong>di</strong>versa è adottata, a conclusione,<br />

per la trage<strong>di</strong>a. Non è del tutto chiaro a quale tipo <strong>di</strong> stile tragico il<br />

Trissino pensi, adottando questa <strong>di</strong>stinzione fra trage<strong>di</strong>a e poema eroi­<br />

co, e parlando <strong>di</strong> « altezza, e venustà nel parlare comune » e <strong>di</strong> figure<br />

« metaferiche » e « ornate », se pensiamo alle specificazioni sull'uso del­<br />

le metafore e delle altre figure che proponevano altre dottrine: le in<strong>di</strong>­<br />

cazioni qui rimangono generiche e vaghe e, se si fondano su una tra<strong>di</strong>­<br />

zione consolidata, non rispondono certo alle nuove esigenze <strong>di</strong> una pre­<br />

cettistica analitica e precisa, né mostrano la capacità da parte dello scrit­<br />

tore <strong>di</strong> cogliere le virtualità insite nella dottrina ermogeniana cui pure<br />

egli si era precedentemente accostato e che, viceversa, non rimane qui<br />

se non come pura, ma non significativa, coincidenza <strong>di</strong> qualche termine.<br />

In sostanza il Trissino scinde la trattazione delle « figure del parlare »<br />

dalla precettistica elementare e scontata che fornisce (si limita grosso<br />

modo alle osservazioni aristoteliche e oraziane) e che non è in grado <strong>di</strong><br />

costituire, se non embrionalmente, un raccordo fra dottrina degli stili<br />

e teoria dei generi. Ma è soprattutto significativo, nell'ambito del pro­<br />

blema dell'integrazione delle <strong>di</strong>verse dottrine retoriche, lo sviluppo <strong>di</strong>a­<br />

cronico <strong>della</strong> sua riflessione: da un accostamento, evidentemente piut­<br />

tosto superficiale, alla dottrina ermogeniana, si passa, con l'adesione<br />

piena alla Poetica aristotelica, al recupero <strong>di</strong> modelli retorici più tra<strong>di</strong>­<br />

zionali. Quello che in altri trattatisti è un limite nell'integrazione <strong>di</strong><br />

due <strong>di</strong>verse tra<strong>di</strong>zioni, nel Trissimo, per via <strong>della</strong> storia interna <strong>della</strong> sua<br />

poetica, appare uno sviluppo che può essere giu<strong>di</strong>cato evolutivo o invo-<br />

lutivo a seconda dei punti <strong>di</strong> vista, ma che certo è curioso ed è in par­<br />

ziale controtendenza rispetto al complessivo orientamento culturale de­<br />

gli altri trattatisti. <strong>La</strong> Poetica del Trissino ha insomma, nel suo com­<br />

plesso, una debole organicità e una contrad<strong>di</strong>ttoria originalità, ma è giu­<br />

sto riconoscerle il merito e l'attenuante <strong>di</strong> essere « la prima poetica ari­<br />

stotelica » M .<br />

In genere i trattatisti che rielaborano o parafrasano la poetica ari­<br />

stotelica si comportano analogamente, limitandosi alla trattazione delle<br />

84 Weinberg 1970-1974, voi. II, p. 654.

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