U S M F L P u bblicazion i della Facoltà di Lettere e Filosofia La ...
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LE TEORIE DEGLI STILI E LA TEORIA DEI GENERI 135<br />
definitiva più tra<strong>di</strong>zionale, ma suggestiva, proposta dallo Scaligero, che<br />
associa sistematicamente varietà stilistiche particolari a livelli generali<br />
(estensionali) <strong>di</strong> stile.<br />
Questo, <strong>di</strong> cui si è sin qui <strong>di</strong>scorso, è un aspetto problematico<br />
dell'integrazione stili/generi, che ho detto affacciarsi all'orizzonte dei<br />
teorici dei generi verso la metà del Cinquecento, come portato dello<br />
sviluppo analitico <strong>della</strong> dottrina degli stili e <strong>della</strong> contemporanea risco<br />
perta <strong>della</strong> Poetica aristotelica, che poneva in primo piano non la dot<br />
trina degli stili ma quella dei generi. In questo scorcio <strong>di</strong> capitolo non<br />
mi riprometto un'analisi <strong>di</strong>ffusa del problema, ma — come prelu<strong>di</strong>o al<br />
l'esame <strong>della</strong> poetica tassiana — una rapida ricognizione <strong>di</strong> alcune tratta<br />
zioni del genere epico.<br />
In generale, come si è osservato nel precedente capitolo, le princi<br />
pali trattazioni complessive <strong>di</strong> fatto mostrano notevole <strong>di</strong>fficoltà o ad<br />
<strong>di</strong>rittura l'incapacità <strong>di</strong> integrare il <strong>di</strong>scorso sui generi con quello sugli<br />
stili, che vengono svolti separatamente. Lo Scaligero de<strong>di</strong>ca 57 capitoli<br />
ad una trattazione sostanzialmente storico-eru<strong>di</strong>ta dei vari generi, men<br />
tre nella parte relativa agli stili formula solo spora<strong>di</strong>che osservazioni<br />
stilla loro applicazione nei <strong>di</strong>versi generi. Il Minturno <strong>di</strong>stingue, in so<br />
stanza su modello aristotelico, tre macro-generi o « maniere <strong>di</strong> poesia »,<br />
epica scenica e melica 75, poi de<strong>di</strong>ca un'ampia trattazione alla poesia epi<br />
ca, cui attribuisce un'ulteriore più precisa e restrittiva definizione 76 . In<br />
15 <strong>La</strong> poesia epica è « quella che non veste le parole <strong>di</strong> quelli ornamenti che<br />
la Musica e la Ballatrice all'altre sorelle presta per <strong>di</strong>lettare, ma tesse le voci o<br />
misuratamente in versi, qual nell' Heroico e nel Bucolico e pastora! poema si vede;<br />
o pur in <strong>di</strong>re sciolto, che prosa comunemente si nomina » (Minturno 1563, p. 4).<br />
Essa è ulteriormente sud<strong>di</strong>visa come segue: 1) in prosa: <strong>di</strong>aloghi, novelle; 2) in<br />
versi: poemi heroici, bucolici, elegie, epigrammi, inni, terze rime, ottave; 3) mi<br />
sto <strong>di</strong> versi e prosa: Arca<strong>di</strong>a, Ameto o Amore innamorato (opera del Minturno).<br />
Più avanti però l'autore parla <strong>di</strong> epici propri, i poeti eroici (« propriamente l'Epica<br />
poesia si fa imitando, e consiste ne' versi, o d'un modo solo, qual è l'Homerica<br />
e la Virgiliana, o <strong>di</strong> vari mo<strong>di</strong>, <strong>della</strong> qual niuno essempio habbiamo »), e <strong>di</strong> epici<br />
impropri, tutti gli altri. <strong>La</strong> poesia scenica è « quella che nell'imitatione hor usa<br />
i versi soli, hor il suo <strong>di</strong>re adorna <strong>di</strong> canto, hora <strong>di</strong> canto e <strong>di</strong> ballo insieme, ne'<br />
Theatri ». <strong>La</strong> melica è « quella che col <strong>di</strong>re in versi e col canto e col ballo insieme<br />
vedere si fa e u<strong>di</strong>re » (p. 5). <strong>La</strong> considerazione <strong>della</strong> materia e <strong>della</strong> qualità delle<br />
persone porta ad una sud<strong>di</strong>visione che corre trasversale a questa sud<strong>di</strong>visione ge-<br />
neralissima (poesia epica e tragica affrontano materia grande e riguardano le per<br />
sone « migliori », ad esempio). Infine, a proposito dei mo<strong>di</strong> poetici, si accoglie<br />
appieno la <strong>di</strong>stinzione aristotelica: il lirico narra in persona propria, il poeta sce<br />
nico propriamente imita, mentre l'epico ora narra ora imita. È questo il motivo<br />
sostanziale che giustifica la sud<strong>di</strong>visione adottata dal Minturno.<br />
76 Si tratta, in effetti, <strong>della</strong> poesia epica in senso proprio, così definita: essa