U S M F L P u bblicazion i della Facoltà di Lettere e Filosofia La ...
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264 CAPITOLO 5<br />
cimi importanti artifici degli stili magnifico e grave, per concludere che<br />
era legittimo ad un poeta toscano attingere agli ornamenti me<strong>di</strong>ocri in<br />
funzione compensativa (tuttavia ammettendo egualmente un eccesso <strong>di</strong><br />
essi nel poema). Ora, costretto a ritornare sui medesimi problemi, si<br />
trova <strong>di</strong> fronte a critiche che si appuntano prioritariamente sugli artifici<br />
<strong>della</strong> magnificenza e <strong>della</strong> gravita, anche se il Salviati tendenzialmente<br />
non li riconosce per tali, e solo secondariamente su quelli <strong>della</strong> me<strong>di</strong>o<br />
crità (nel contesto <strong>di</strong> una generale critica del valore artistico del poema<br />
e <strong>di</strong> una pili particolare opposizione col modello ariostesco). Alle prime<br />
replica con convinzione e con stupore, alle seconde con maggiore imba<br />
razzo, ma ribadendo in definitiva le acquisizioni delle lettere poetiche.<br />
<strong>La</strong> vicenda nel suo complesso mette alla prova le convinzioni lentamente<br />
maturate dal Tasso — perché pare capovolgere il senso delle sue prin<br />
cipali preoccupazioni <strong>di</strong> un tempo — ma in sostanza contribuisce a con<br />
fermarle.<br />
Sulle questioni poste dal Salviati e affrontate già nell'Apologià il<br />
Tasso ritorna con argomenti affatto simili, ma in qualche caso svolti in<br />
modo più analitico, in una lettera del novembre del 1585 a Maurizio<br />
Cataneo 74 nella quale risponde al Lombardelli, che a sua volta era en<br />
trato nella polemica con uno scritto moderatamente favorevole al Tasso.<br />
Non è qui il caso <strong>di</strong> prenderli in esame analiticamente perché in effetti<br />
non fanno che confermare e precisare gli orientamenti e le tesi del-<br />
VApologià. In sostanza la nuova <strong>di</strong>fesa prende in considerazione, per<br />
ciò che concerne lo stile, molte delle obiezioni che riguardano artifici<br />
propri del magnifico e del grave, e precisamente: il concorso vocalico<br />
(p. 438), l'allegoria (p. 450), l'oscurità (pp. 453 e 456), lo « stil laco<br />
nico, <strong>di</strong>storto, sforzato, inusitato ed aspro » (pp. 453-455), la « mistura<br />
<strong>di</strong> voci e guise » latine, straniere, traslate, nuove, composte (p. 455)<br />
e i versi « aspri e saltellanti ». Quel che è soprattutto notevole è che il<br />
Tasso qui a più riprese cita esplicitamente le sue fonti dottrinarie, e<br />
più ancora che accanto a quello dello pseudo-Demetrio, che rimane per<br />
sua stessa ammissione il modello teorico più autorevole e quello a lui<br />
pili affine 75 , compaiono sistematicamente, per tutti i punti in questione,<br />
i nomi <strong>di</strong> Ermogene o del Trapezuntius, che sono poi quasi lo stesso<br />
74 <strong>Lettere</strong>, 434. Data la lunghezza del testo fornirò per questa lettera le in<strong>di</strong><br />
cazioni delle pagine tra parentesi nel testo.<br />
75 « Né si meravigli s'io propongo Demetrio; perch'egli uscì da la scuola de'<br />
peripatetici, da la quale io son uscito più tosto che da quella de' retori » (p. 457).