U S M F L P u bblicazion i della Facoltà di Lettere e Filosofia La ...

38 CAPITOLO 1
sogno di una dettagliata, analitica precettistica, calata nel quadro di una
ampia casistica degli stili, che si fece sentire particolarmente in età
imperiale prima e nel tardo Rinascimento poi. Ha insomma ragione la
Patterson nell'individuare nel « need for specific instructions » una del­
le ragioni della vasta fortuna rinascimentale di questo scritto 41 .
Ma ancor più degna d'attenzione ai fini del mio discorso è l'altra
ragione della fortuna rinascimentale di Ermogene addotta dalla studiosa
americana. Si tratta di una delle tesi fondamentali del libro. « In Euro­
pe, thè importance of thè Ideas depends on thè function of thè seventh
Idea, that of deinòtes or Gravity, which is both a mighty style in its
own right and, more importantly, an ideai of total eloquence by which
ali thè other Ideas are rightly used ». Questo ideale di un'eloquenza to­
tale corrisponderebbe, secondo la studiosa, al concetto rinascimentale di
« literary decorum ». Il fatto poi che Ermogene concepisse contempo­
raneamente la « deinòtes » come lo stile migliore e come l'uso corretto
di tutti gli stili, « required a synthesis which Renaissance literary theory
and practice were able to produce: thè gravest style, and thè right use
of ali styles — both are possible in an epic poem ». Considerato anche
che Ermogene stesso adduceva esempi omerici per illustrare il concetto
di « deinòtes », non pare sorprendente alla Patterson « that an age
which saw thè national epic as thè culmination of international literary
theory should be fascinated by deinòtes as thè principle of epic style,
and should require that no poet embark on an epic until he had maste-
red decorum » 42 . Le cose in verità non sono cosi semplici A3 , ma la tesi
41 In verità tuttavia la Patterson sembra sopravvalutare l'organicità dell'opera
di Ermogene, limitandosi a trovare talora giustificato un « reproach of oversophi-
stication » (pp. 26-27), così come trascura quasi completamente il problema del
rapporto tra « virtutes » presenti nelle teorie tripartite e « ideai » ermogeniane.
Altra osservazione marginale deve riguardare la relativa limitatezza del campione
di testi teorici rinascimentali cui si riferisce (trascura il Trapezuntius, in partico­
lare, per cui si veda ora anche Tateo 1983).
« Patterson 1970, pp. 8-9. E cfr. anche pp. 44-46, 66-68, 177-179 e passim.
43 Intanto mi limito ad osservare che: 1. la fortuna del concetto di « gravita »
— e a maggior ragione di quello di « decorum » — non va attribuita esclusiva­
mente ad Ermogene, ma a una convergenza di suggestioni teoriche, che non esclu­
dono naturalmente le teorie tripartite tradizionali né lo pseudo-Demetrio; 2. vi fu
più di una voce critica nei confronti di Ermogene, basti pensare allo Scaligero,
che è citato dalla Patterson per l'analisi della teoria di Ermogene, senza ricordare
le obiezioni di merito che egli ad essa muove; 3. in molti casi, compreso quello
del Tasso, l'influsso di Ermogene si fonde con quello di altri autori, e anzi ad
esso risulta subordinato; 4. le categorie stilistiche sono usate nel Rinascimento