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U S M F L P u bblicazion i della Facoltà di Lettere e Filosofia La ...

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220 CAPITOLO 4<br />

stile, che il Tasso continua a tener presente, la chiarezza, almeno in<br />

quanto proprietà e referenzialità <strong>di</strong> linguaggio, appare semplicemente<br />

una virtus propria dell'umile <strong>di</strong>citore. Insomma i modelli teorici che<br />

il Tasso seguiva e cercava <strong>di</strong> integrare non gli rendevano facile la mes­<br />

sa a punto <strong>di</strong> questo problema.<br />

D'altro canto c'è una linea <strong>di</strong> affermazioni che, come mostra il<br />

Raimon<strong>di</strong>, in<strong>di</strong>ca a più riprese la sostanziale assimilazione del principio<br />

pseudo-demetriano. Valgano per tutti, dopo le Considerazioni, due luo­<br />

ghi celebri. Intendo, per un verso, le osservazioni formulate in una let­<br />

tera del 1585 al Cattaneo nella quale il Tasso <strong>di</strong>scute le opposizioni<br />

del Lombardelli: qui il Tasso, all'obiezione che « la elocuzione potreb­<br />

be esser più chiara, e più florida », risponde ricordando innanzi tutto<br />

che la « soverchia chiarezza fa l'orazione umile », poi <strong>di</strong>ce <strong>di</strong> non comn<br />

prendere se l'interlocutore « per chiarezza intenda la facilità, o quella<br />

che da' latini è detta perspicuità, o pur lo splendore, per così <strong>di</strong>re, de<br />

l'orazione », scindendo una nozione altrove data per unitaria in <strong>di</strong>verse<br />

possibili sue componenti, e ricorda che, a proposito <strong>di</strong> facilità e perspi­<br />

cuità, Pietro Vettori commentando Demetrio afferma che « l'oscurità<br />

genera la grandezza dell'orazione » 93 . Per altro verso, si riconsiderino le<br />

osservazioni, pure <strong>di</strong>fensive, e in parte già ricordate, formulate nell'.Ap0j<br />

logia, che si concludono con una similitu<strong>di</strong>ne che il Raimon<strong>di</strong> giusta­<br />

mente accosta a quella delle Considerazioni: « s'alcuna cosa ci si mo­<br />

strerà manco luminosa, ci parrà simile a quella oscurità la quale accre­<br />

sce l'onore con l'orrore, non solo ne' templi, ma nelle selve » 94 .<br />

Se, allora, è molto probabilmente vero quanto afferma il Raimon<strong>di</strong><br />

e cioè che dopo le Considerazioni, all'epoca dell'Apologià, « la chiarezza<br />

per il Tasso non è più, si <strong>di</strong>rebbe, un ideale ma un problema », è però<br />

— mi pare — non solo un problema <strong>di</strong> sostanza poetica ma anche <strong>di</strong> se­<br />

mantica che investe la logica stessa del sistema, ed è un problema non<br />

risolto semplicemente nei termini pseudo-demetriani secondo cui « l'o­<br />

scurità genera la grandezza de l'orazione », ma in quelli assai complessi,<br />

93 Tasso, <strong>Lettere</strong>, 434. Interessante notare anche che a proposito <strong>della</strong> flori­<br />

dezza e dello splendore il Tasso afferma con un certo compiacimento che il suo<br />

poema non può essere ripreso in merito e ricorda il glaphyròs pseudo-demetriano<br />

(forse assimilato allo « splendore » e alla « bellezza » ermogeniane). Il Tasso mor<br />

stra cioè <strong>di</strong> ritener ammissibile una commistione <strong>di</strong> splendore, floridezza ed<br />

rità, che vedremo meglio motivata in seguito.<br />

94 Tasso, Apologià, pp. 464-465, e cfr. Raimon<strong>di</strong> 1978, p. 149.

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