U S M F L P u bblicazion i della Facoltà di Lettere e Filosofia La ...
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IL PROBLEMA DELLO STILE NELLA POETICA DEL TASSO 285<br />
Che la classificazione qui prospettata sia un semplice abbozzo, non<br />
sviluppato in tutta la sua portata, lo <strong>di</strong>mostra il fatto che nella tratta<br />
zione successiva, de<strong>di</strong>cata al catalogo delle figure proprie <strong>di</strong> ciascuno<br />
stile, il Tasso da un lato ritorna ad usare il termine <strong>di</strong> « magnificenza »,<br />
prima escluso forse per l'incertezza se attribuirlo a un genere o a una<br />
specie, e dall'altro ritorna ad aderire più da vicino allo schema pseudo-<br />
demetriano, contemplando sostanzialmente i suoi quattro stili puri (ma<br />
gnifico, ornato, grave, « umile ») e le relative degenerazioni viziose.<br />
Ma, a parte il fatto che rispetto ai giovanili Discorsi ora alla forma<br />
grave vien dato il debito rilievo, è da notare che il Tasso a varie riprese<br />
si richiama a questa più generale classificazione, quasi volesse <strong>di</strong>re che<br />
la trattazione che propone è un'esemplificazione delle caratteristiche <strong>di</strong><br />
alcune e solo <strong>di</strong> alcune delle forme contemplate nello schema. Certo il<br />
catalogo ragionato degli artifici proposto nei libri V e VI non è del<br />
tutto perspicuo, se si pensa riferito alla precedente classificazione gene<br />
rale, e risente del mancato approfon<strong>di</strong>mento e sviluppo <strong>di</strong> quella. Si<br />
hanno così oscillazioni nell'uso <strong>di</strong> alcuni termini, non è chiaro se usati<br />
come sinonimi o come in<strong>di</strong>catori <strong>di</strong> varietà stilistiche <strong>di</strong>verse (e talora<br />
si tratterà <strong>di</strong> semplici riprese <strong>di</strong> enunciati <strong>della</strong> stesura precedente): ciò<br />
rende talora problematica l'esatta identificazione del pensiero tassiano.<br />
Ad esempio, all'inizio <strong>della</strong> trattazione <strong>della</strong> forma che globalmente a<br />
posteriori viene definita « sublime o magnifica » (p. 220) egli scrive:<br />
« io <strong>di</strong>co che la lunghezza de' membri e de' perio<strong>di</strong>, o delle clausule<br />
che vogliam <strong>di</strong>rle, fanno il parlar grande e magnifico » (p. 202), e poco<br />
dopo: « L'asprezza ancora <strong>della</strong> composizione suoi essere cagione <strong>di</strong><br />
grandezza e <strong>di</strong> gravita » (p. 203); più avanti si parla <strong>di</strong> « asprezza » (p.<br />
203) e <strong>di</strong> « parlar magnifico e sublime » (p. 204) e via <strong>di</strong>cendo. Ma ap<br />
punto a conclusione <strong>di</strong> questa trattazione cade l'affermazione che si ri-<br />
que in qualche misura alternativi i tre « generi », contro la quale peraltro vanno<br />
altre e ormai note affermazioni tassiane (quelle che esplicitamente prevedono per<br />
il poema eroico la possibilità <strong>di</strong> mescolare magnifico o sublime e me<strong>di</strong>ocre). In-<br />
somma il Tasso ha acquisito e utilizza ampiamente la nozione <strong>di</strong> commistione sti<br />
listica e tuttavia probabilmente si mostra incerto, al fondo, se applicarla sia ai<br />
generi che alle specie o solo alle specie. Né in merito risulta chiarificante l'accenno,<br />
che subito segue, alla generale commistione stilistica, giacché si parla semplice<br />
mente <strong>di</strong> « forme » (sinonimo possibile sia <strong>di</strong> generi che <strong>di</strong> specie): « io <strong>di</strong>co che<br />
le forme si mescolano insieme in guisa ch'è <strong>di</strong>fficile cosa trovarle mai separate,<br />
eccettuatene quelle che sono contrarie » (p. 192). Ancora una volta la frase sem<br />
bra fondere Ermogene (« è <strong>di</strong>ffi<strong>di</strong> cosa trovarle separate », cfr. ad es. Cavalcanti<br />
1560, p. 359 o Minturno 1563, p. 443) con lo pseudo-Demetrio (« eccettuatene<br />
le contrarie »).