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U S M F L P u bblicazion i della Facoltà di Lettere e Filosofia La ...

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246 CAPITOLO 5<br />

una forma stilistica particolare, come essenziale <strong>di</strong>scrimine tra gli stili.<br />

<strong>La</strong> necessità <strong>di</strong> evitare l'affettata <strong>di</strong>ligenza è infatti uno <strong>di</strong> quei principi<br />

che possono con sicurezza esser fatti rientrare nel novero delle regole<br />

universalmente valide dell'arte (sia pur con la mo<strong>di</strong>ficazione che si è<br />

detta) e può essere pertanto applicato anche nella poetica toscana. Tutti<br />

gli artifici <strong>della</strong> forma me<strong>di</strong>ocre saranno allora leciti nel poema eroico<br />

purché, da un lato, compensati dalla presenza degli artifici <strong>della</strong> forma<br />

magnifica possibili nel toscano, nonché <strong>di</strong> quelli <strong>della</strong> forma grave (il<br />

deinòs pseudo-demetriano) e purché, dall'altro, temperati spesso dal ri­<br />

corso alla pratica costante <strong>della</strong> sprezzatura, e in particolare dall'intro­<br />

duzione <strong>di</strong> elementi asimmetrici all'interno <strong>di</strong> strutture simmetriche, <strong>di</strong><br />

elementi <strong>di</strong>ssonanti capaci <strong>di</strong> attenuare l'armonia <strong>di</strong> un passo. Distin­<br />

guendo « sprezzatura » da « trascuraggine », egli ammette poi che l'a­<br />

buso <strong>di</strong> artifici magnifici e l'eccesso <strong>di</strong> noncuranza possono dar luogo ad<br />

un <strong>di</strong>fetto, in cui riconosce effettivamente <strong>di</strong> essere incorso, e implici­<br />

tamente riafferma che il ricorso alle figure <strong>della</strong> magnificenza e la sprez­<br />

zatura (come rifiuto delle <strong>di</strong>ligenti corrispondenze e <strong>della</strong> ricercata arti­<br />

ficiosità, come artificio supremo dello stile magnifico) possono e devono<br />

a loro volta essere moderati e compensati dagli artifici <strong>della</strong> me<strong>di</strong>ocrità.<br />

Simmetria e asimmetria, armonia e <strong>di</strong>ssonanza sono riconosciuti, insom­<br />

ma, come elementi oppositivi che debbono instaurare un rapporto <strong>di</strong>­<br />

namico 30.<br />

50 Assai opportunamente il Raimon<strong>di</strong> in<strong>di</strong>ca alcuni luoghi del trattato dello<br />

pseudo-Demetrio e del commento del Vettori che possono aver suggestionato il<br />

Tasso e che si riferiscono in particolare alla trattazione del deinòs (cfr. p. 146).<br />

In generale, però, il Raimon<strong>di</strong> nel suo stu<strong>di</strong>o non presta attenzione ai rapporti<br />

(soprattutto alla <strong>di</strong>versità) tra megaloprepès e deinòs. Importanti sono le conclu­<br />

sioni dello stu<strong>di</strong>oso. « Se <strong>di</strong>etro la lettera del Tasso si ricupera nella sua totalità<br />

la doppia esperienza <strong>di</strong> Demetrio e del Vettori e si tiene conto che il De elocu-<br />

tione vi viene assunto come lo specchio <strong>della</strong> poetica del Casa, il quale sarebbe<br />

infatti il promotore dello stesso commento, risulta anche chiaro, oramai, che la<br />

riproposta delle tesi giovanili non è solo un gesto che si ripete o un atto <strong>di</strong> fe­<br />

deltà che continua. Essa ricorda a un tempo una svolta, un cammino compiuto,<br />

un programma che si è realizzato in una poetica nuova del patetico e del sublime,<br />

attraversando insieme con l'avventura intcriore del Casa la poesia <strong>della</strong> retorica che<br />

si istituzionalizza nel classicismo <strong>di</strong> Demetrio, e trasponendo lo stile <strong>della</strong> gravita<br />

lirica nell'universo oggettivo <strong>della</strong> guerra e dell'eros, in un melodramma epico che<br />

incrina, colorita <strong>di</strong> <strong>di</strong>ssonanze audaci e vitali, la voce assorta del monologo petrar­<br />

chesco: " <strong>La</strong> vide, la conobbe, e restò senza / e voce e moto. Ahi vista! ahi co­<br />

noscenza! ". Come appare lontano adesso il Petrarca <strong>di</strong> " Poi che Madonna <strong>di</strong><br />

pietà commossa / degnò mirarme, e ricognovve e vide / gir <strong>di</strong> pari la pena col<br />

peccato...". Del resto, le esitazioni, i propositi <strong>di</strong> "legar il parlar troppo sciol-

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