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U S M F L P u bblicazion i della Facoltà di Lettere e Filosofia La ...

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112 CAPITOLO 3<br />

dròtes » (« veemenza », ma anche « forma agra ») dall'altro. L'« akmè »<br />

(o « vigore ») è invece <strong>di</strong> per sé una forma interme<strong>di</strong>a e composita, <strong>di</strong><br />

compromesso fra i due poli 35 ; mentre la « peribolè » (« circuitione »><br />

« circumductio » o forma « abondevole e ricca ») in<strong>di</strong>ca genericamente<br />

l'artificiosità e l'organica connessione logico-sintattica del <strong>di</strong>scorso che<br />

la rende opposta alla « purità » che è un'articolazione secondaria <strong>della</strong><br />

chiarezza*. Pertanto si può forse configurare il seguente schema 37 , fc«v<br />

mulato sulla base <strong>della</strong> terminologia del Cavalcanti:<br />

Degnità Asprezza<br />

Vigore<br />

Splendore Veemenza<br />

Circuitione<br />

35 I concetti son quelli dell'asprezza e <strong>della</strong> veemenza, le parole un misto <strong>di</strong><br />

queste due forme e dello splendore, allo splendore rimandano anche composizione,<br />

membri e finimento e numero, il modo è quello dell'asprezza e <strong>della</strong> veemenza, le<br />

figure quelle dello splendore e <strong>della</strong> veemenza. Insomma non ha caratteristiche<br />

sue proprie. Cfr. Cavalcanti 1560, p. 341.<br />

36 <strong>La</strong> « circuitione » non ha parole, composizione, membri, finimento, numero,<br />

suoi propri. I concetti implicano il richiamo <strong>di</strong> categorie generali entro cui si si­<br />

tuano categorie più particolari (ad esempio genere/specie, indeterminato/determi­<br />

nato, tutto/parte, etc.). « <strong>La</strong> circuitione » — scrive il Cavalcanti — « espone le<br />

cose non semplicemente né nudamente, ma con le circostanze: cioè persona, luogo,<br />

tempo, modo & altre », non solo i fatti ma anche le conseguenze. Il modo pre­<br />

vede sostanzialmente la presenza <strong>di</strong> analessi e prolessi. Le figure son « quelle che<br />

tengono sospeso l'animo dell'au<strong>di</strong>tore, in maniera che quasi d'una cosa aspetti<br />

l'altra »: enumerare gli argomenti, lasciar intuire un seguito al <strong>di</strong>scorso, comin­<br />

ciare con un caso che non si riferisca al verbo, con subor<strong>di</strong>nate che allontanino la<br />

principale, <strong>di</strong>videre gli argomenti in più parti, negare una o più cose per poi affer­<br />

marne altre («non... né... né..., ma»), strutturare artificiosamente il periodo in<br />

modo tale che nessuna parte sia comprensibile autonomamente se non si comprende<br />

il tutto, etc. (Cavalcanti 1560, pp. 341-344). Ma cfr. anche Minturno 1563, pp.<br />

433-435: egli, per solito più sintetico, qui enumera una serie <strong>di</strong> «figure» proprie<br />

<strong>di</strong> questa forma (che definisce « abondevole e ricca »): « annoverare », « compar­<br />

tire », « eleggere »; apposizioni, congiunzioni, corrispondenza <strong>di</strong> voci, compara­<br />

zioni; rimuovere e soggiungere, congiungere e separare; « implicare » le proposi­<br />

zioni, cioè subor<strong>di</strong>narle (« talvolta implichiamo & involviamo il parlare talmente<br />

che niuna parte per sé intendersene possa, se non sia tutto perfettamente com­<br />

piuto », ivi, p. 435); e « intraporre », cioè utilizzare gli incisi.<br />

37 <strong>La</strong> Patterson propone una <strong>di</strong>versa sud<strong>di</strong>visione: « In fact, thè six catego-<br />

ries of Greatness seem to <strong>di</strong>vide in half on an ethical basis, since Asperity, Vehe-<br />

mence, and Vigor are ali styles of reproof or blame, and Magnificence, Splender,,<br />

and Circumlocution are styles or qualities of praise » (Patterson 1970, p. 53).

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